Era l’ora più calda della giornata, Abramo e Sara erano esausti, avrebbero volentieri riposato nella loro tenda all’ombra di una quercia, ma degli ospiti inattesi arrivano, ospiti davvero speciali se si pensa allo scatto repentino di Abramo che corre ad accoglierli e prepara e fa preparare per loro le più squisite prelibatezze.

Questo episodio ci viene raccontato al capitolo 18 del libro della Genesi, l’albero è probabilmente una di quelle querce di Mamre che danno il nome alla località vicino a Hebron e la parabola ha un significato preciso: ‘offrire da mangiare sotto un albero a tre viandanti nel deserto può voler dire la possibilità di un incontro con Dio’.

Alla Quercia di Mamre di Treviglio, la mensa per i bisognosi, gli ospiti sono accolti in tutte le stagioni, nelle ore calde, fredde e tiepide, è l’ospitalità il valore numero uno e attraverso questa la volontà di offrire un esempio concreto di pace e di civiltà perchè l’esperienza non rimane chiusa negli spazi della mensa, ma coinvolge tante realtà del territorio.

Era il 27 ottobre 2014 quando fu aperta la cucina, prima di questa data venivano distribuiti sacchetti contenenti viveri a chi ne aveva bisogno in un posto preciso della città. Fu grazie a un industriale e filantropo di Treviglio, Lorenzo Bergamini, che la mensa ebbe un tetto, un grande capannone con usufrutto decennale nella zona industriale di Treviglio in provincia di Bergamo.

Sempre accanto alla mensa, fin dal primo momento, per sostenerla e permetterle di avere un futuro, il Lions Club Treviglio Host che di recente ha regalato un furgone refrigerato, il supermercato Ipercoop che quotidianamente dona prodotti in scadenza, panifici e bar pasticcerie per il ritiro di brioche avanzate, un contributo del Comune, i continui scambi di alimentari con le Caritas del territorio; restano fuori latte, olio e tonno  che vanno comprati.

Ma in quanti vanno ogni giorno a mangiare alla Quercia?

Ottanta/novanta persone, il 30/40% è costituito da italiani, il resto da stranieri, nel 2022 dal primo gennaio al 5 dicembre sono stati preparati 32600  pasti e prima di andare via ogni ospite riceve un sacchetto con cose buone per cena.

E non è finita, una volta alla settimana i nuovi poveri che spesso sono madri con bambini senza l’appoggio dei mariti e famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese, vanno alla Quercia a ritirare due pacchi: uno con frutta e verdura, l’altro con tonno, formaggi, affettati, latte e biscotti, per il momento sono 65 i pacchi che si distribuiscono.

Tutto questo sarebbe ingestibile senza gli 80/85 volontari, coperti da assicurazione, un direttivo di nove membri e una presidente tutto fare che è dovunque, con gli ospiti, in cucina, nelle celle frigo, tra le scartoffie che richiede la burocrazia e tra i bandi che scrupolosamente vengono esaminati e coraggiosamente affrontati e …a volte premiati. È accaduto con il Progetto Antispreco grazie al quale la mensa è entrata in Regione Lombardia come Ente di primo livello.

Ogni giorno una vera e propria macchina viene messa in moto per far sì che gli ospiti siano soddisfatti e che nulla venga sprecato: la squadra di turno, composta da 14/15 volontari si suddivide in altri gruppi che diventano i responsabili dell’accoglienza e della selezione delle merci, gli addetti alla sanificazione dei tavoli e delle sedie prima e dopo i pasti e i responsabili della cucina che ogni giorno devono mettere insieme un primo, un secondo con contorno, frutta e dessert.

È qui che si fanno i salti mortali, bisogna studiare un menu che si adegui ai prodotti che devono essere consumati al più presto, come dice la presidente Rosalba Forlani “bisogna sapere quello che c’è”, poi intervengono le abilità e le propensioni dei cuochi: c’è chi ha il bernoccolo per i risotti e in questa stagione autunnale con le zucche che arrivano a iosa le utilizza per splendidi primi mantecati con gorgonzola che non manca mai, c’è il cuoco portato per la trasformazione delle verdure e la preparazione dei sughi di pomodoro, la cuoca che ama cucinare caldi minestroni serviti con manciate di crostini, c’è anche lo specialista di pasta con aglio, olio e peperoncino che… sembra facile, ma è un’arte.

E il dessert? In mancanza di brioche o di vasetti di yogurt c’è la frutta e se in questa stagione una macedonia è un po’ freddina allora, dice la presidente Forlani, “prendiamo le pere che sono arrivate, le facciamo a pezzi e con zucchero e cannella le mandiamo in forno”, pare siano state molto apprezzate dagli ospiti.
Per il primo piatto si può anche chiedere il bis e se il sugo è finito c’è sempre la pasta pronta, si aprono i barattoli di pesto e si serve a volontà, di certo chi esce dalla mensa è sazio e riscaldato e confortato.

E se tutto questo non bastasse la Quercia offre anche esperienze di lavoro a ragazzi diversamente abili, sono loro, a volte, che riordinano la sala, disinfettano i tavoli, aiutano a pulire frutta e verdura e studenti di istituti alberghieri vi hanno fatto e fanno veri e propri stage e forse anche una mensa per i poveri può insegnare qualcosa, non è come lavorare con grandi chef, ma si impara a rispettare le persone e chi rispetta non fa guerre.

È buio, la piacevole chiacchierata con la presidente è stata lunga, insieme facciamo un giro in cucina, tutto è perfettamente pulito nonostante alcune donne dell’associazione ELO che lotta contro l’epilessia abbiano preparato marmellate fino a poco prima  utilizzando la frutta in eccesso arrivata in mensa, niente va sprecato.
Sul pavimento del garage due cassettine con scarti di verdura, la presidente mi dice che sono destinate a un’azienda agricola come cibo per gli animali, solo il marcio va nell’umido.
Spegnendo le luci l’ultimo pensiero va al menu del giorno dopo: “se ieri come secondo hanno mangiato hamburger e insalata, domani potremmo offrire mozzarella e verdure cotte”. C
he dire?