Cosa sarebbe un pittore senza la sua tela, un musicista senza il suo strumento, un cuoco senza i fornelli? Probabilmente resterebbero tutti delle brave persone, qualcuna meno, ma ci troveremmo davanti dei frustati poiché privati dei propri attrezzi del mestiere.

È quello che è accaduto, sta accadendo e potrebbe accadere nell’immediato futuro ai professionisti del vino, i degustatori, gli enologi.

Cos’è infatti un sommelier senza il suo olfatto?

Si sa che tra gli effetti sicuramente più blandi del Covid c’è la perdita del gusto e dell’olfatto, un problema tuttavia non secondario per chi sui sensi basa il suo lavoro.

A sollevare per primi la questione “di naso” – indubbiamente un po’ di nicchia – sono stati i Francesi, noti per saper esercitare molto bene il diritto a scendere in piazza, che chiedono che la perdita di tali sensi sia riconosciuta come malattia invalidante poiché impedisce di fatto di lavorare.

Un recente sondaggio condotto dall’Unione degli enologi francesi tra gli esperti nella degustazione di vini ha valutato l’impatto della pandemia sulla loro professione e ha rilevato che:

· tra i professionisti affetti da Covid il 19,68% ha perso l’olfatto, il 56% ha perso il gusto, il 30% non ha avuto disturbi

· quelli che hanno avuto un disturbo dell’olfatto o del gusto a seguito del contagio corrispondono al 2% degli intervistati

· il recupero è stato completo per il 61% dei professionisti affetti. Solo il 7% non aveva recuperato le prestazioni sensoriali al momento dell’indagine

· questi disturbi olfattivi e del gusto hanno influenzato la loro vita professionale nel 38% dei casi

· le donne sono più colpite (4%) rispetto ai colleghi uomini (2%): il 54% delle professioniste ha perso l’olfatto contro il 46% degli uomini

L’Unione non si è limitata alla ricerca ma, insieme al Comitato Scientifico e il Sindacato Nazionale dei Medici di Francia, ha predisposto un piano di azione con sei azioni prioritarie: riconoscimento dei disturbi dell’odore e del gusto come malattie invalidanti per i professionisti del vino; copertura sanitaria e maggiore protezione per tutti gli enologi, e in particolare per i lavoratori autonomi; vaccinazione prioritaria dei professionisti del vino, dopo le persone più vulnerabili; raccomandazione a tutti gli enologi di consultare un medico per la prevenire e curare; mobilitazione dell’Unione con un numero sindacale di emergenza e una piattaforma per soluzioni alternative; avvio di un programma di ricerca nazionale sui disturbi dell’odore e del gusto tramite il fondo per le donazioni degli Enologi di Francia.

Solo poco tempo fa, sempre i Francesi, avevano chiesto con una lettera aperta al governo di avere la precedenza per il vaccino, dopo le categorie più fragili, preoccupati anche per l’andamento dell’industria vitivinicola francese.

Comunque andrà, per un sommelier avere l’olfatto e il gusto fuori gioco vuol dire non poter proprio lavorare.

Cosa fare in questi casi? Ne hanno parlato due giornalisti, Robert Camuto e Julie Harans, intervistando per il Wine Spectator molte personalità del mondo della degustazione e hanno reso nota una possibile cura sviluppata dalla neuroscienziata esperta di scienze dell’olfatto, Sophie Tempère.

Dove? A Bordeaux, naturalmente!

Tempère ha sviluppato un protocollo di formazione basato su studi europei per il recupero olfattivo. Il protocollo prevede due attività principali: immaginare odori “persi” e annusare in modo mirato oli essenziali concentrati nell’aroma da quattro gruppi di odori – frutta, fiori, spezie ed erbe – più volte al giorno.

In estrema sintesi il naso ha bisogno di essere allenato di nuovo a riconoscere gli odori, a piccoli passi e ripetutamente.

Ad oggi pare sia un problema solo per i Francesi, ma si presume che il naso sia importante anche per gli enologi e i sommelier di altre parti del globo…o sono invece tutti Covid-free?