La questione della liberalizzazione dei vaccini anti Covid 19 sarà o no al centro venerdì, 21 maggio, a Roma del Global Health Summit?

L’Italia ha la presidenza del G20 e organizza l’evento assieme a Bruxelles. Il premier italiano Draghi e Von der Leyen ci mettono la presidenza ma ci metteranno anche la faccia? Staremo a vedere.

Il testo della bozza di dichiarazione di Roma che è circolata in questi giorni si fa notare più per ciò che non dice che per ciò che afferma. Nessun accenno alla sospensione dei brevetti, anche se le forze progressiste della maggioranza di governo, M5S, Pd e LeU sono uniti nella battaglia per la liberalizzazione dei brevetti. Intanto non solo le Ong e la società civile si mobilitano (110 associazioni del Right2cure raccolgono le firme) ma anche un luminare della scienza come il direttore dello Spallanzani, Francesco Vaia si schiera.

Forza Draghi, animo! Insieme, come Paese, per superare la logica dei brevetti. Non si tratta di demonizzare il legittimo interesse di chi detiene la proprietà intellettuale , bensì, per un tempo transitorio, porre al centro la Persona ed il primario bene della salute. Di tutti! Difficile? Impossibile ? Un sogno? Non credo. Facciamo sentire la Nostra voce“”. Così il direttore dello Spallanzani, Francesco Vaia, in un post su Facebook. “Il Presidente Draghi si unisca a Biden, stimoli l’Europa a trovare strumenti giuridici e politici utili per contemperare l’interesse, ripeto legittimo, dell’industria, con il bene supremo della vita di tutti noi. Vaccino e terapie, anche domiciliari, per tutti” ha scritto con chiarezza Vaia.

L’Europa è divisa e prende tempo

Quando ci sarà una posizione comune della Ue sui brevetti dei vaccini anti-Covid? L’unica cosa certa, oggi, è che la Ue non si presenterà alla riunione alla Wto (8-9 giugno) su questa questione con una linea definita. Il Parlamento europeo, che ha discusso ieri mattina (19 maggio) per preparare una posizione condivisa, non voterà in questa sessione e ha rimandato tutto alla plenaria del 7-10 giugno. Nel frattempo, l’apartheid vaccinale si sta mettendo in atto. Per il gruppo S&D (socialisti), i vaccini sono «beni pubblici», bisogna levare le barriere commerciali e imporre la trasparenza nei contratti con Big Pharma. La sinistra Gue denuncia che il 50% delle capacità di produzione di vaccini nel mondo non sono utilizzate, mentre i paesi ricchi, con il 16% della popolazione hanno concentrato finora il 90% delle dosi.

Vedremo cosa succede per davvero a Roma ma in ogni modo la svolta di Biden ha smosso le trattative all’Organizzazione mondiale del commercio, che tornerà sulla questione nel consiglio direttivo dell’8 e 9 giugno prossimo.

Moratoria dei brevetti, accesso equo ai vaccini anti-Covid

di Eleonora Martini su Il Manifesto 20 maggio 2021

Moratoria dei brevetti, accesso equo ai vaccini anti-Covid, ma anche ai farmaci e ai tamponi. Gran parte del mondo scientifico, culturale, politico e della “società civile” chiede ormai pressantemente al premier Draghi di appoggiare le proposte di India e Sudafrica durante il Global Health Summit che si aprirà domani a Roma. E mentre una lunga serie di associazioni, sindacati, movimenti e collettivi di sinistra si preparano ad una mobilitazione cittadina promossa sotto lo slogan «La salute non è merce», il report firmato dai 26 super scienziati chiamati dalla Commissione europea e dalla presidenza italiana del G20 a partecipare al summit di domani è proprio sotto il segno dell’approccio «One Health», modello sanitario che integra discipline diverse per il raggiungimento di una salute olistica globale, con particolare attenzione ai bisogni delle popolazioni più vulnerabili.

MA MALGRADO i buoni propositi del panel di esperti di livello internazionale – tra cui il presidente dell’Iss, Brusaferro, quello dell’Aifa, Palù, e lo scopritore del virus Ebola, Peter Piot -, sembra (secondo indiscrezioni di testate estere) che nella bozza della «Dichiarazione di Roma», il documento conclusivo del vertice, non si tenga ancora conto della richiesta di moratoria parzialmente rilanciata dal presidente Usa Biden. Gli scienziati invece raccomandano di prepararsi alla «probabilità che Sars-Cov-2 diventerà endemico», con possibili «focolai stagionali a causa della diminuzione dell’immunità, della copertura vaccinale insufficiente a livello globale o dell’emergere di nuove varianti virali», e «ulteriori ondate epidemiche probabili, in particolare in Paesi con bassa copertura vaccinale».

Parlano di «long Covid» e suggeriscono di coltivare una «visione a lungo termine», finanziando adeguatamente gli strumenti e le piattaforme per un accesso ampio ai vaccini (Covax, Act-A) e alle terapie, e investendo sulla ricerca, in occidente come nei Paesi «a basso e medio reddito». Il gruppo di scienziati spiega poi il ruolo della crisi climatica alla base di questa come di altre possibili future pandemie, e raccomanda perciò di «rafforzare la sorveglianza integrata delle malattie, la raccolta dei dati, la sicurezza e la condivisione a tutti i livelli», e di chiarire i confini fra scienza e politica. Perché non si deve ripetere l’errore della «comunità globale» che «ha collettivamente fallito nel prendere sul serio la ben nota minaccia delle epidemie». «La pandemia non finirà da nessuna parte, finché non sarà finita ovunque», è il monito ai politici e alle case farmaceutiche.

LA QUESTIONE DEI BREVETTI però è più complessa di quello che sembra: secondo la Federazione internazionale delle imprese del farmaco ci sono volute «oltre 200 sperimentazioni cliniche e circa 300 collaborazioni fra aziende in tutto il mondo» affinché in pochi mesi la produzione dei vaccini anti Covid aumentasse da zero fino a 2,2 miliardi di dosi a fine maggio, «con una sbalorditiva stima di 11 miliardi di dosi entro la fine del 2021», ossia «abbastanza da vaccinare la popolazione mondiale adulta». Un numero, questo, «impensabile per una malattia sconosciuta fino a poco più di un anno fa», sottolinea il presidente di Farmindustria, Scaccabarozzi, secondo il quale il risultato è stato «reso possibile anche grazie alla proprietà intellettuale».

Come già altri hanno fatto notare, e non solo tra le fila di “Big Pharma”, Scaccabarozzi spiega che «la produzione di vaccini è molto complessa e non facilmente replicabile», e dunque «la liberalizzazione dei brevetti non è la soluzione». In effetti, la richiesta di India e Sudafrica non riguarda solo i vaccini (difficilmente riproducibili in Africa, per esempio) ma anche – e soprattutto – i brevetti di farmaci e test.

IN QUESTI TERMINI la moratoria sulla proprietà intellettuale sarebbe un primo importante – seppur simbolico – passo verso l’equità di accesso alla salute pubblica, nel mondo. Il fatto che non sia stata menzionata nella bozza di dichiarazione per il summit, «preoccupa fortemente» il Comitato italiano della Campagna europea Right2Cure #NoprofitOnPandemic, che riunisce «110 realtà associative impegnate nella raccolta di un milione di firme», per «costringere la Commissione Ue a rimettere in discussione la propria opposizione alla moratoria sui brevetti».

E così, mentre si prepara la mobilitazione «anti-summit» di Roma, si moltiplicano le iniziative del tema: domani stesso, dalla Camera la Lega trasmetterà un webinar di approfondimento, mentre oggi pomeriggio esponenti del Pd, del M5S e di Articolo 1 si confronteranno in dibattito pubblico.

«Dobbiamo agire ora», esorta in una nota il M5S nel presentare l’iniziativa che promuove la liberalizzazione dei diritti di proprietà intellettuale

Il summit G20 sulla salute che si tiene domani a Roma deve essere l’occasione di imprimere una svolta nell’equo e universale accesso ai vaccini anti-Covid, oggi è limitato dai brevetti, perché finché non saremo tutti vaccinati nessuno di noi sarà al sicuro“, così in una nota congiunta le senatrici e i senatori cinquestelle delle Commissioni Salute, Esteri e Politiche europee di Palazzo Madama.

Il MoVimento 5 Stelle, che da mesi si batte per la sospensione dei brevetti vaccinali – prosegue la nota – si augura che la Dichiarazione di Roma con cui si concluderà il vertice non si limiti ad auspicare la messa in comune volontaria dei brevetti, il cosiddetto patent-pooling, ma preveda quantomeno il ricorso alle licenze obbligatorie previste dal Wto“.

Una strada che, proprio ieri, la Commissione Ue della Von del Leyen ha deciso di percorrere e che consentirebbe di produrre vaccini su licenza anche senza il consenso delle aziende farmaceutiche detentrici dei brevetti dietro il pagamento di royalties, anche per esportare i vaccini così prodotti in Paesi privi delle capacità produttive come previsto dalla Dichiarazione di Doha adottata da Wto nel 2001″, aggiungono i parlamentari pentastellati.

“Il ricorso alle licenze obbligatorie – concludono – deve però essere previsto a livello nazionale e quindi anche l’Italia deve disciplinare normativamente questa soluzione come hanno già fatto gli altri Paesi europei. Per questo il MoVimento 5 Stelle ha presentato una proposta di legge ad hoc, a prima firma dell’ex ministra della Salute Giulia Grillo, su cui auspichiamo la convergenza di tutta la maggioranza”.

Appello dell’Oms ai Paesi occidentali: prima vaccinare i Paesi più poveri

La campagna “Diritto alla Cura. Nessun profitto sulla pandemia”. Leggere su Gustoh24.