Ho conosciuto Angelo, ingegnere tra l’altro, come ama dire di se stesso, a casa delle mie amiche Anny e Olimpia che io chiamo “le figlie dei fiori”. No, non sono hippy, sono proprio figlie di FIORI…STA perché il loro papà, Ugo il Grande, é stato senz’altro il primo fioraio di Salerno che non si é  limitato a vendere fiori nel suo negozio ma, dotato di estro creativo e fantasia e amore per il suo lavoro, ha dato vita a innumerevoli composizioni floreali o “flower arrangements” come spesso le chiamava, innamorato com’era della lingua inglese che gli permetteva di comunicare con paesi di tutto il mondo. (ma questa é una lunga storia)

La casa delle mie amiche é in un posto bellissimo: lasciata la piazzetta di Vietri traboccante di ceramiche si prende la strada Costiera Amalfitana e pochi chilometri dopo, in cima a una salita ripida si cominciano a intravedere piante e alberi rari che sono gli abitanti  di uno dei più preziosi giardini della Costiera, appunto quello di Anny e Olimpia.

Angelo era al cancello e aveva entrambe le braccia occupate da cose che potevano essere vassoi voluminosi; per rompere il ghiaccio gli chiesi cosa stesse portando, mi rispose: “prelibatezze di Gragnano“.

Il pranzo, come si addice alle feste natalizie, fu particolarmente lungo e rilassante e allietato, oltre che dal buon cibo, dalle chiacchiere di tutti, ma soprattutto di Angelo perché, venuta a sapere che era nato, cresciuto e ancora abitava a Gragnano, gli feci tante domande sulla pasta e i pastifici e mi accorsi che non vedeva l’ora di raccontare storie e aneddoti di questa località della penisola sorrentina, che ama come una sua creatura.

Non poteva mancare un elogio alla pasta in generale che é il cibo per eccellenza nelle regioni del Meridione d’Italia dove si può ben dire “Signore dacci oggi la nostra pasta quotidiana”; é impensabile, dice Angelo, che ci possa essere un altro alimento che la sostituisca.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale c’era stato un calo nel consumo perché si cominciava ad avere un’alimentazione più varia, ma poi negli anni ’70 e ’80, con l’acclamazione della Dieta Mediterranea e la sua diffusione, ci fu la riabilitazione della pasta che ebbe una enorme visibilità in tutto il mondo.

La tradizione di Gragnano risale al seicento e nel suo periodo di massimo splendore vi erano oltre cinquecento pastifici che potevano contare su grano di ottima qualità proveniente  anche dall’estero, con navi che approdavano in porti vicini.

La delicata fase dell’asciugatura era affidata al lavoro “volontario” di due venti, uno caldo e l’altro freddo che rincorrendosi nelle ampie strade del paese, così volute dalla stessa urbanistica locale, essiccavano al giusto punto le paste, messe su enormi telai anche nel bel mezzo delle vie del centro.

E oggi?

Cos’é che rende ancora rinomata la pasta di Gragnano presente sugli scaffali di tutti i negozi d’Italia?

A questo punto Angelo si scatena, le sue conoscenze sono precise, scientifiche, enciclopediche, potrebbe scrivere trattati, viene fuori che la sua stessa famiglia ha avuto un piccolo pastificio operativo fino agli anni sessanta. Mi parla dei materiali con cui sono fatte le trafile e della velocità con cui l’impasto vi viene pressato attraverso. Mi fa capire proprio da questi particolari la distinzione tra un prodotto industriale e un prodotto artigianale. E la fortuna della pasta di Gragnano é appunto nella moltitudine di pastifici artigianali che fanno ancora ricorso a metodi tradizionali pur servendosi di alta tecnologia. Sono i ritmi lenti della lavorazione insieme alle trafilature in bronzo e all’ottima qualità di grano che ci danno quella pasta che direi rimane vivace anche dopo la cottura, già buona da mangiare con un semplice filo di olio e alla quale si potrebbe rivolgere la famosa domanda “Perché non parli?”

La nostra chiacchierata non poteva finire senza chiedere ad Angelo i suoi pastifici preferiti, quelli che consiglierebbe agli amici, risposta non facile data l’abbondanza di informazioni che lui possiede anche da questo punto di vista.

Fra i tanti segnala il pastificio Gentile che produce anche spaghettoni con un diametro di 2,7 mm, veri bucatini senza buco, é bellissima anche la loro sede nella Valle dei Mulini.

Gèrard Depardieu in visita al pastificio Gentile

Degni di menzione i pastifici Dei Campi, Di Martino e Faella, dove Susanna Agnelli faceva personalmente i suoi acquisti.

Commovente é la storia del pastificio “Il Mulino di Gragnano” che nasce dal forte desiderio e dalla tenace volontà di cinque giovani di trasformare il  sogno di creare un pastificio in realtà. Il loro progetto però deve fare i conti con i problemi economici che potrebbero stroncare tutto sul nascere e che invece vengono superati da qualcosa di miracoloso che solo una Comunità affiatata può fare: “le famiglie della Parrocchia contribuiscono per la quota restante dell’investimento attraverso un prestito, da restituire negli anni a venire senza alcun tasso di interesse.”

Ma non solo di pasta vive l’uomo, anche di vino direbbe Totò e Gragnano ha anche un rosso frizzantino di bassa gradazione, perfetto con la pasta, il baccalà e la pizza; che é vicino come caratteristiche ai più noti (al Nord) Lambrusco e Bonarda.

Totò e il Gragnano

Ma le chiacchiere sono chiacchiere e come si sa “volano”. 

Gli ospiti erano stati interessati ai racconti di Angelo, ma era giunto ormai il momento di assaggiare quelle “prelibatezze di Gragnano” ancora nascoste nei vassoi e prima con gli occhi poi con la bocca siamo andati all’assalto di delizie al limone, babà, pastiera, struffoli, rococò e caprese.

Decisamente Gragnano non é il top solo per la pasta.