Giovedì 4 maggio 2023, alla Quercia di Mamre, la mensa dei poveri di Treviglio, (leggere Gustoh24, 10 dicembre, 2022) è stato organizzato un evento molto particolare: i volontari dell’associazione  hanno preparato una cena dove nessun ingrediente è stato comprato, tutto è stato realizzato con gli avanzi dei prodotti che vengono regalati e che arrivano quotidianamente alla sede.

La cena era stata pensata per una trentina di persone, doveva essere una chiacchierata tra amici sullo spreco alimentare, ma le iscrizioni sono state tante e alla fine la sala era pienissima, c’erano più di 100 persone.

All’inizio è stato un self service, un bel colpo d’occhio guardare il lungo banco e i tavoli con i vassoi allineati; era forte la curiosità di vedere e sapere cosa e come erano state  messe insieme eccedenze alimentari per dar vita a pietanze che volevano soddisfare l’appetito di tanta gente. C’erano piatti che ci si aspettava di trovare, le classiche insalate di orzo, cubotti di mortadella, torte salate con morbide verdure, bruschettine tricolori, ma anche originali fette di pane piegate a mo’ di cannolo ripiene o di insalata russa o di cipolle rosse brasate con un leggero gusto agrodolce. Quando tutti erano seduti intenti ad assaggiare il ben di Dio ammucchiato sui propri piatti sono passati i volontari con quadrotti di polenta e gorgonzola e zucchine al formaggio.
Non ci si aspettava il dessert e invece sono stati serviti dei fagottini di pasta che racchiudevano fettine di mele con zucchero e cannella, poi….la chiusura ha meravigliato tutti, i volontari hanno distribuito dei pirottini contenenti un dolce fatto con polenta avanzata, cacao e pezzetti di mandorle e noci. La bontà dello sformatino è stata raddoppiata quando si è saputo che i dolcetti erano stati preparati dagli alunni dell’ABF (Azienda Bergamasca Formazione) di Treviglio che tra i tanti laboratori ne propone anche di pasticceria, gelateria e cioccolateria. Non c’è niente di più significativo che vedere come gli sforzi di un’associazione siano supportati e valorizzati da altre realtà presenti sul territorio.

Come da programma, alle 20.30 c’è stata la proiezione del docufilm ‘AFFAMATI DI SPRECO’  di Maite Carpio che alterna immagini di mercati e supermercati e acquisti e abitudini alimentari di famiglie italiane (che potrebbero essere le stesse di qualsiasi paese occidentale) a immagini di un villaggio del Ciad, l’intero documento è commentato dallo scrittore inglese Tristram Stuart.


Vedere il contrasto tra le enormi quantità di cibo impilate sugli scaffali dei supermercati e i carrelli strapieni degli avventori con la scena quotidiana della preparazione del pranzo nel villaggio del Ciad è stato scioccante. Innanzitutto la raccolta dell’acqua al pozzo e la trasformazione manuale della radice di manioca in farina a furia di pestare con un bastone, poi la bollitura della farina in acqua e la preparazione di una salsa fatta con erbe per condimento. Quando tutto è stato pronto una nidiata di bambini intorno ai recipienti, seduti a terra, con in mano lunghi cucchiai hanno preso fino all’ultima goccia della salsa e sono tornati a giocare. Molti di questi bambini sono ammalati di malnutrizione e le famiglie non hanno i soldi per andare in ospedale.

Le immagini tornano in Italia, ai mercati ortofrutticoli e si scopre, per chi ancora non lo sapesse, che molti prodotti non arriveranno neanche ai negozi perché non rispettano i canoni estetici, una questione di cosmetica. E ancora si scopre, e forse questa è davvero una scoperta, che lo spreco maggiore avviene proprio nelle nostre case, vediamo nel film persone che gettano nella spazzatura avanzi di pasta, di pane, di verdure.

Tristram Stuart, conosciuto  come il “Robin Hood” dei rifiuti inglesi, è un ‘freegano’, una persona che si nutre esclusivamente degli alimenti raccattati dalle immondizie dei supermercati, delle mense, dei mercati rionali, ma anche dai cassonetti purché  le confezioni siano intatte e quando non è in giro a raccattare cibo approfondisce l’argomento  ‘spreco’  scrivendo saggi e libri  che ‘The Times’ ha definito ‘un vero contributo alla storia delle idee umane’.
‘Freeganismo’, un vocabolo ancora sconosciuto a molti, è un vero e proprio stile di vita anticonsumista, è un boicottaggio totale di un sistema economico in cui il profitto ha fatto sparire le considerazioni etiche.

Si può non essere d’accordo, ma i dati che proprio in questi giorni arrivano dal rapporto pubblicato dal network FSIN ‘ Food Security Information Network’ parlano di un mondo affamato: 258 milioni di esseri umani senza cibo, nel 2050 ci saranno 9 miliardi di persone.
Che fare? Forse promuovere dappertutto convegni per contrastare lo spreco alimentare, capire che buttando il cibo si butta anche l’acqua che è stata utilizzata, ricordare che le risorse di Madre Terra non sono infinite e ancora che per mantenere l’attuale sistema completamente squlibrato dobbiamo mettere i nostri soldi.