Era il 23 marzo 2023 quando il Ministero della Cultura e il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste hanno annunciato la candidatura de “La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale” come Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità – UNESCO.

Mentre sabato 17 giugno a Napoli, (la notizia qui sotto) è stata lanciata una campagna mondiale per trasformare la candidatura in una vittoria, che vede riconoscere la Cucina Italiana Patrimonio culturale immateriale Unesco, oggi presso l’Università di Parma si è discusso un convegno La cucina italiana patrimonio Unesco? svoltosi nell’Aula magna dell’Università di Parma e organizzato dall’Ateneo in collaborazione con la Fondazione “Parma, Città Creativa Unesco per la Gastronomia” e il Comune di Parma.

La foto è stata ripresa dal sito UniPr

Le parole di Paolo Andrei, Michele Guerra e Massimo Montanari

«Ci fa molto piacere ospitare qui la presentazione di questa candidatura – ha spiegato in apertura il Rettore Paolo Andrei – anche perché tutto l’ambito “food” è per il nostro Ateneo un vero asset strategico. L’Università di Parma è, e sta sempre più diventando, punto di riferimento in materia di alimenti e nutrizione, forte anche della collocazione al centro della Food Valley: questo nella piena consapevolezza del ruolo cruciale delle filiere agroalimentari come motore di sviluppo e fulcro di una strategia di sistema territoriale di area vasta, nella quale la collaborazione pubblico-privato è fondamentale. Su questi temi Parma e la sua Università possiedono un know how indiscusso, costruito nel tempo, che può essere una risorsa preziosa anche per questa candidatura».

Il Sindaco Michele Guerra si è soffermato sul valore culturale della cucina italiana. «Ogni tanto persino in una città come Parma si fa ancora fatica a intendere i temi del food come temi prettamente e schiettamente culturali. Occorre invece riuscire a riportare questa esperienza in una promozione culturale ampia», ha detto, sottolineando poi che «tutte le città italiane dovrebbero fare ciò che avviene oggi qui: presentare il dossier, con tutti gli stakeholder, perché poi ognuno nei confini del proprio contesto possa farne tesoro e proporlo ai cittadini, in quell’ottica larga che permette di capire che quando parliamo di cultura italiana parliamo anche di cucina. Parma è vicinissima a questa candidatura e continueremo a fare ciò che è in nostro potere fare per promuoverla, sperando poi che nel 2025 arrivi la notizia che tutti aspettiamo». 

«Si dice che gli italiani parlano sempre di cibo. È vero, e accade da secoli, perché attraverso il cibo gli italiani raccontano sé stessi, l’identità del paese e quella dei mille luoghi che lo compongono. La cultura del cibo – ha osservato Massimo Montanari – è diffusa sul territorio in maniera capillare, con una irriducibile diversità di declinazioni locali. Ma ciò non significa che la cucina “italiana” sia solo la somma delle cucine locali. Perché le particolarità locali non sono chiuse in sé stesse ma circolano, si integrano, si moltiplicano. La condivisione delle diversità è il vero carattere originale della cucina italiana, un patrimonio collettivo costruito sull’interazione delle esperienze locali».

Nel corso del convegno, coordinato dal docente di Storia economica dell’Università di Parma Stefano Magagnoli,  è intervenuta con un videocontributo anche Giovanna Frosini, docente di Storia della lingua italiana all’Università per Stranieri di Siena e componente del Comitato scientifico per la candidatura, che ha parlato di L’italiano del cibo.

Le ragioni della candidatura sono state illustrate anche attraverso le testimonianze delle tre comunità promotrici, con interventi di Laila Tentoni di Fondazione Casa Artusi, della Direttrice de “La Cucina italiana” Maddalena Fossati e del Presidente onorario dell’Accademia italiana della cucina Giovanni Ballarini.

Evento a Napoli: tra i media partner GUSTOH24 

L’evento svoltosi a Napoli è inserito nel calendario ufficiale delle iniziative promosse per celebrare il 20° Anniversario (2003-2023) della Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale con l’obiettivo di stimolare la nascita di una rete che sappia avviare un percorso sinergico di iniziative ed eventi culturali, ma anche di degustazioni e incontri di sensibilizzazione, al fine di sostenere una candidatura che racconta l’Italia e che intende tutelare e tramandare tradizioni, abitudini e quella gestualità che dalle ricette e dalla preparazione di un pasto culmina con la convivialità e la condivisione del cibo. (leggere su Gustoh24)

Sosteniamo la #cucinaitalianaunesco: la Fic al ministero dell’Agricoltura
Oggi, 21 giugno 2023, al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste la Federazione Italiana Cuochi, gli  studenti alberghieri di Roma con Alfonso Pecoraro Scanio incontrano il ministro Lollobrigida.
Parola d’ordine: occorre impegno di tutti perché UNESCO riconosca la nostra cucina patrimonio mondiale.

I Martedì di Bonvesin de la Riva per la “Cucina Italiana patrimonio Unesco”

La Fondazione Gualtiero Marchesi organizza una serata dedicata alla presentazione e al sostegno della “Cucina Italiana patrimonio Unesco”.

Appuntamento in Via Bonvesin de la Riva, 5 a Milano- Martedì 27 giugno ore 18:30

tel +39 02 3670 6660

www.gualtieromarchesi.it

Le parole di Pier Luigi Petrillo che ha scritto il dossier della candidatura di CucinaItalianaUnesco”  

Alfonso Pecoraro Scanio e Pier Luigi Petrillo

Ecco le parole di Pier Luigi Petrillo (Direttore della Cattedra Unesco in “Patrimoni Culturali Immateriali e Diritto Comparato” presso l’Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza) pronunciate all’appuntamento di Napoli:: “Dopo che il governo italiano ha trasmesso la candidatura della cucina italiana all’Unesco, le comunità promotrici, coordinate da Silvia Sassone, hanno lanciato una importante campagna mondiale di sostegno che, oggi, si arricchisce di un ulteriore supporto grazie a questa iniziativa. La cucina italiana è patrimonio di tutti, è un mosaico di culture diverse che nel corso dei secoli si sono confuse tra di loro, dando vita a quella biodiversità culturale che oggi è la cifra della nostra cucina. La candidatura non riguarda certo i nostri piatti tradizionali né ha a che fare con ricette o prodotti ma illustra cosa significa cucinare per gli italiani, spiega quanto il cucinare unisca, da nord a sud, le famiglie e gli amici e non è un caso se gli italiani parlano sempre di cibo. Occorre continuare in questa campagna mondiale per sostenere il dossier che ho avuto l’onore di scrivere seguendo le indicazioni delle 4 comunità emblematiche italiane: la rivista La Cucina Italiana, Casa Artusi, il Collegio Culinario, l’Accademia italiana della cucina”.

I promotori della candidatura

Ecco cosa scriveva lo scorso mese di marzo una nota del ministero della Cultura: “A promuovere la candidatura “La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale”, il Comitato scientifico presieduto dal professor Massimo Montanari e approvata dal Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana Unesco, sono tre comunità: l’Accademia italiana della Cucina, Istituzione culturale della Repubblica, fondata nel 1953 da Orio Vergani, che vanta oltre 80 sedi all’estero, 220 in Italia e più di 7.500 accademici associati; la Fondazione Casa Artusi, fondata nel 2007 con il fine di promuovere “la cucina di casa italiana” come declinata da Pellegrino Artusi sin dalla seconda metà dell’Ottocento. La Cucina Italiana, fondata nel 1929, la più antica rivista gastronomica al mondo ancora in edicola. Si segnalano, tra le varie comunità sostenitrici della candidatura, Slow Food, ALMA (Scuola Internazionale di Cucina Italiana), ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e UNPLI (Unione nazionale Pro Loco.