Richiesta avanzata nell’ evento organizzato a Roma da Cluster Agrifood e Crea con la presentazione di un rapporto che illustra le potenzialità delle tecniche di evoluzione assistita alla luce anche del cambiamento climatico

Le Tea-tecniche di evoluzione assistita sono radicalmente diverse dagli Ogm e necessitano di una legislazione ad hoc: questa la richiesta che la filiera agroalimentare – dall’agricoltura all’industria – rivolge alle istituzione europee, che saranno chiamate ad esprimere un parere a giugno, quando la Commissione prevede di presentare un progetto di normativa in relazione alle tecniche di evoluzione assistita capaci di rinnovare il panorama varietale e aiutare l’agricoltura a fronteggiare le sfide dei prossimi anni, a cominciare dal cambiamento climatico.

L’appello della filiera agroalimentare a favore delle TEA è stato espresso durante un evento organizzato oggi a Roma da Cluster Agrifood nazionale e dal Crea che hanno riunito attorno a un tavolo i rappresentanti della filiera alimentare e le istituzioni.

Nell’occasione, è stato illustrato il position paper Nuove tecniche genomiche genome editing e cisgenesi” che illustra le potenzialità delle TEA all’interno di un contesto agricolo italiano sempre più messo a dura prova dagli effetti del cambiamento climatico e dalla necessità di migliorare la resistenza alla siccità e alle avversità, assicurando al contempo qualità e produttività più elevate. Il rapporto spiega anche come le TEA possano contribuire ad accrescere la sostenibilità dell’ agricoltura e a produrre alimenti più salutari, in linea con gli obiettivi dell’European Green Deal e delle strategie Farm To Fork e Biodiversity.

 

Su queste basi, vengono stilate alcune raccomandazioni affinché l’Italia sappia cogliere questa opportunità e vengono suggerite tre azioni ai responsabili delle decisioni politiche: consentire la sperimentazione in campo delle TEA in tempi brevi, poiché le TEA sono radicalmente diverse dagli OGM di una volta non possono essere infatti normate allo stesso modo; rilanciare un programma di ricerca sulle biotecnologie pulite per l’agricoltura di domani, dato che nei prossimi mesi è atteso un cambiamento del quadro autorizzativo a livello europeo e sarebbe grave se l’Italia non si presentasse all’appuntamento con un adeguato programma di investimento; predisporre strumenti di trasferimento tecnologico dei risultati dalla ricerca al mondo produttivo, coinvolgendo anche le industrie private, in modo da rinnovare il panorama varietale e renderlo idoneo al nuovo scenario climatico.