Se il ragù é il Principe delle pietanze domenicali a Napoli e dintorni, il capretto e l’agnello sono i monarchi assoluti per il giorno di Pasqua e certo non solo in queste zone d’Italia.

Ciò che rende speciale questi animali é che oltre a costituire il cibo divengono argomento stesso di conversazione del pranzo pasquale, per lo meno dalle mie parti, inoltre la discussione viene solo sospesa perché sarà puntualmente ripresa a Pasqua dell’anno successivo con le stesse modalità.

Da piccoli tutto questo era molto noioso perché ciò che importava a noi era arrivare alla fine del pranzo per aprire le uova e scoprire la sorpresa, ora, da vecchina,  mi piacerebbe molto rivedere la scena che, con le esperienze fatte, trovo di forte teatralità e come dice la cara amica Anny “avevamo il teatro in casa e non lo sapevamo“.

Il dialogo che seguirà e che tenterà di ricreare quell’atmosfera non avrà nomi perché spesso erano anche due, tre persone che parlavano contemporaneamente.

Dopo una fetta di casatiello e un piatto di pasta al forno arriva la bestia, immaginiamo di spegnere le luci e….via lo spettacolo comincia.
“Ah!”
“Che c’é?”
“No no, niente”
Niente é troppo poco, ti conosco
“Mi pareva, ma forse é solo un’impressione, che il capretto dell’anno scorso era più buono.” ( non saranno usati congiuntivi per rendere la scena più fedele)
Lo sapevo che lo avresti detto. La scena si ripete
“Ma l’hai comprato dallo stesso macellaio?”
Certo. É il migliore perché le bestie sono sue”
“Che significa le bestie sono sue?”
Significa che le cresce lui e mangiano erba perché le tiene all’aperto e la loro carne in questo modo non ha cattivo odore”
“Ma tu ti credi tutto quello che ti dicono?! É mai possibile che questo macellaio che serve l’intero rione ha tutte queste bestie che mangiano l’erba del suo giardino? E quanto é grande questo giardino?”
Non é un giardino, é una terra
“Una terra??!!”
Si una terra. Non andiamo troppo per il sottile
“Ma hai messo i pezzi del capretto sul letto di cipolline novelle?”
No. Ho sentito una signora in macelleria che ha usato aglio e prezzemolo e ho voluto provare“.
“Pure io l’ho sentito”
Gesù, abbiamo perso la religione! E non é mica pesce!!! Ti fidi di una signora che per caso senti in macelleria e abbandoni la tradizione?
“Dite sempre che il capretto che cucino non é proprio il massimo….ho voluto fare una prova”
Ma l’hai cotto nel forno?”
“No, sul fornello”
Ecco perché c’é ancora tutto questo liquido, nel forno si asciuga di più e la bestia si stordisce meglio
(ora l’uso del verbo stordire che come primo significato é “tramortire” cioè causare la perdita parziale della capacità di agire e di reagire, in questo contesto assume più l’accezione di “confondere, disorientare”; stordire una bestia significa farle perdere  il suo sapore selvatico.)
Intanto la carne spariva dai piatti e vi restavano solo gli ossi.
Qualsiasi altro rigurgito di discussione veniva definitivamente stroncato dall’apparizione della Regina ” La Pastiera” ( ma questo é un altro capitolo).

Suggerimenti:
-Forse la strage degli agnelli e dei capretti potrebbe essere evitata, fortunatamente sempre più gente diventa consapevole dell’assoluta necessità di ridurre il consumo di carne per la salute del nostro pianeta , ma anche per la nostra.
-Si potrebbe cominciare con un antipasto di asparagi accompagnati da una salsa di uova sode frullate per pochi secondi con olio, aceto, un pizzico di senape. Per i piccoli frittatine individuali con ripieni diversi.
-Magnifica una lasagna di pane carasau con carciofi, crema di ricotta e pezzi di mozzarella.
-Frutta, cioccolato delle uova, pastiera e bicchierini di zibibbo.