«Efsa e Parma: una storia di crescita reciproca»
Ecco il bilancio del suo lavoro all’ Autorità europea per la sicurezza alimentare. Risultati e sfide: il profilo di un’istituzione sempre più in simbiosi con la città
A cura di Francesco Bandini
Bernhard Url, direttore esecutivo dell’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare che ha sede a Parma), lascia il proprio incarico dopo undici anni.

Ecco l’intervista che ha rilasciato alla «Gazzetta di Parma» prima di terminare il suo mandato.
Direttore Url, se dovesse usare tre aggettivi per descrivere questo lungo periodo dal punto di vista dell’istituzione che lei rappresenta, quali parole userebbe e perché?
Guardando indietro, penso a tre parole: trasformativo, impegnativo e gratificante. L’Efsa ha vissuto una trasformazione profonda: non da sola, ma all’interno di un sistema europeo di sicurezza alimentare sempre più interconnesso, fondato sul dialogo costante con le autorità nazionali, le istituzioni scientifiche e i decisori politici di tutti gli Stati membri. Siamo diventati più trasparenti, più aperti al confronto con la società e più orientati alla «scienza aperta».
È stato anche un periodo complesso, caratterizzato da cambiamenti rapidi e da crescenti livelli di incertezza. Abbiamo dovuto affrontare preoccupazioni pubbliche su vari fronti e persino gestire una pandemia globale, mantenendo sempre indipendenza e affidabilità scientifica.
Ma, soprattutto, è stato un percorso profondamente gratificante. Ho avuto il privilegio di contribuire a costruire un sistema in cui la scienza è al servizio di tutti i cittadini europei, grazie a una cooperazione forte e concreta tra Paesi.
L’Efsa esiste dal 2002: fornisce consulenza scientifica in materia di sicurezza alimentare alle istituzioni europee e agli Stati membri. Com’è cambiato il vostro modo di lavorare in questo settore così delicato e in continua evoluzione? Quali sono state le sfide maggiori che avete dovuto affrontare e i risultati che avete conseguito?
Inizialmente l’Efsa era percepita come un’autorità tecnica che fornisce pareri a chi prende le decisioni. Col tempo, siamo maturati insieme all’intero sistema europeo della sicurezza alimentare. Siamo passati da un organismo «top-down» a un nodo centrale in una rete ampia e collaborativa, che coinvolge agenzie nazionali, esperti accademici e stakeholder in tutta Europa.
Abbiamo investito molto sulla trasparenza e sulla fiducia, lavorando a stretto contatto con gli Stati membri per armonizzare i metodi scientifici e condividere i dati in modo più efficace. Questa sinergia è stata fondamentale per rispondere tempestivamente ai rischi, come l’influenza aviaria e i contaminanti emergenti, e per rafforzare la capacità d’azione dell’Europa.
Non è stato sempre facile. La fiducia dei cittadini nelle istituzioni è fragile e va coltivata giorno dopo giorno. Oggi, però, l’Efsa è riconosciuta come una fonte autorevole e indipendente e questo è un traguardo importante, specie in un contesto complesso come quello attuale.
Nel prossimo futuro in quali nuovi ambiti prevede che l’Efsa sarà chiamata a esprimere le proprie competenze? Lei ritiene che, a livello comunitario e soprattutto globale, la sicurezza alimentare possa essere motivo di giustificata preoccupazione per i consumatori di domani? E quanto l’Efsa può contribuire a rassicurarli?
La sicurezza alimentare del futuro non potrà più essere considerata in modo isolato: è legata alla sostenibilità ambientale, al cambiamento climatico, all’innovazione tecnologica. Quali sono i rischi e i benefici della carne coltivata in laboratorio o della fermentazione di precisione? Come valutare l’esposizione a molteplici sostanze chimiche? I consumatori, giustamente, chiedono risposte. Cercano un cibo che sia sicuro, ma anche sostenibile ed etico. L’Efsa può – e deve – accompagnare questa transizione, offrendo pareri chiari e basati sulla scienza. In questo modo, possiamo garantire che l’innovazione non comprometta la sicurezza e rafforzare la fiducia del pubblico.
In un’epoca di disinformazione e cambiamenti rapidi, vogliamo essere un punto di riferimento. Con valutazioni congiunte, monitoraggi coordinati e banche dati condivise, assicuriamo che nessun Paese debba affrontare queste sfide da solo. Insieme, costruiamo fiducia e resilienza.
Cosa risponde a chi nutre dubbi sull’utilità di una realtà come la vostra? A chi la liquida come una delle tante ipertrofiche burocrazie comunitarie? A chi mette in dubbio la vostra indipendenza rispetto alle lobby e alle multinazionali?
Le nostre decisioni non sono sempre popolari, ma si basano sui fatti, non su ideologie o pressioni di vario genere. È così che tuteliamo la salute pubblica e i valori su cui si fonda l’Unione europea. Questo modello collaborativo non è burocrazia: è democrazia applicata, con la scienza al centro.
È giusto ascoltare le critiche, ma è altrettanto importante chiarire la realtà dei fatti. L’Efsa esiste per servire tutti i cittadini europei e il proprio lavoro si basa su scienza indipendente e cooperazione. La nostra struttura è concepita per prevenire i conflitti di interesse: applichiamo regole severe e i nostri esperti provengono da tutta Europa. Le loro analisi sono pubbliche e documentate. Noi non facciamo politica: la supportiamo con la scienza. Ed è una differenza fondamentale.
Lei ritiene che la funzione dell’Efsa e il lavoro che svolge siano sufficientemente conosciuti? Cosa ritiene che si possa fare perché la vostra attività sia maggiormente di dominio pubblico?
Abbiamo fatto molta strada, ma possiamo fare ancora di più. L’impatto dell’Efsa si sente ogni giorno – nel cibo che mangiamo, nelle regole che lo rendono sicuro – ma spesso questo non è direttamente associato al nostro nome o alla nostra missione.
Per questo motivo abbiamo investito nella comunicazione: campagne come «Safe to Eat», un podcast, una presenza più attiva sui social, collaborazioni con scuole e università. Sosteniamo progetti di «citizen science» e organizziamo eventi aperti al pubblico.
La scienza non può restare confinata nei laboratori o nelle riviste accademiche. Deve essere spiegata, discussa, vissuta. Solo così può diventare parte integrante della vita delle persone.
L’Efsa ha sede a Parma fin dal 2003. Com’è cambiato il vostro rapporto con la città da allora ad oggi? Come valuta il livello di sinergia e collaborazione con le istituzioni locali e con il tessuto economico e sociale del territorio?
Il legame con Parma si è rafforzato anno dopo anno. L’Efsa qui ha trovato molto più di una sede: ha trovato una comunità. Il supporto ricevuto dalle istituzioni locali, dall’Università di Parma e dalle associazioni del territorio è stato prezioso.
Parma è oggi una città più internazionale rispetto a vent’anni fa. L’Efsa ha contribuito a questo cambiamento, ma ne ha anche beneficiato: l’apertura, la vitalità culturale, i servizi come la Scuola per l’Europa, testimoniano un impegno condiviso a crescere come polo europeo.
Si tratta davvero di una storia di crescita reciproca.
All’epoca delle trattative per l’assegnazione della sede dell’Efsa, l’Italia si spese molto per ottenere questo risultato e perché fosse scelta proprio Parma. Lei ritiene che la città e il territorio abbiano saputo valorizzare adeguatamente la vostra presenza qui?
Assolutamente sì. Parma ha accolto l’Efsa con calore e orgoglio. C’è un interesse autentico per quello che facciamo e la città si è impegnata per rendere la vita più facile al nostro personale e alle loro famiglie.
Certo, si può sempre fare di più: ad esempio rafforzare i legami con il mondo dell’istruzione e della cultura locali. Ma le basi sono solide. Parma ha dimostrato di saper ospitare un’agenzia europea con competenza e umanità.
Ritiene che i servizi messi a vostra disposizione dalle istituzioni locali e nazionali siano in grado di soddisfare le esigenze dell’istituzione e delle singole persone che da tutta Europa si trasferiscono a Parma per lavorare all’Efsa?
Parma offre una qualità della vita eccellente. Le sue dimensioni e la sua ricchezza culturale sono grandi punti di forza. Molti dei nostri colleghi e colleghe e delle loro famiglie si sentono davvero a casa qui.
Detto ciò, ci sono settori in cui migliorare farebbe la differenza: ad esempio i collegamenti dei trasporti e la disponibilità di alloggi a prezzi accessibili per stagisti e giovani professionisti. Anche potenziare l’offerta scolastica internazionale aiuterebbe ad attrarre nuovi talenti.
Sono sfide gestibili e la collaborazione può portare a risultati concreti.
Domani si celebra la Giornata dell’Europa. Questo è un tempo in cui l’Unione europea è messa alla prova su più fronti, dalla guerra ai propri confini ai crescenti nazionalismi all’interno dei singoli Paesi membri, fino alle sfide che arrivano dalle grandi potenze mondiali. Molti ritengono che o l’Unione europea saprà evolvere ed essere più coesa e strutturata politicamente, oppure sarà a rischio la sua stessa esistenza. Lei – da cittadino europeo prima ancora che da alto funzionario comunitario – cosa ne pensa?
L’Unione europea è nata dalle ceneri della più grande tragedia del Novecento. È una risposta alla guerra, alla distruzione, alla divisione. Per questo la pace, la democrazia e la cooperazione sono il suo nucleo fondante.
Da ottant’anni l’Europa vive in pace, una pace che i nostri nonni potevano solo sognare. Non è un caso: è il frutto di istituzioni comuni, valori condivisi e un destino collettivo.
Tuttavia, nulla è scontato. Il mondo è diventato sempre più complesso e frammentato. Se l’Ue vuole restare efficace, deve diventare più coesa, più vicina alle persone e più capace di agire.
Agenzie come l’Efsa dimostrano che l’Europa non è solo un’idea astratta. È qualcosa che lavora ogni giorno per proteggere le persone: la loro salute, i loro diritti e la loro sicurezza.
Quale messaggio vuole rivolgere alla città ora che sta per lasciare il suo incarico?
Voglio esprimere la mia più sincera gratitudine a Parma. Questa città ha accolto me e l’Efsa a braccia aperte. Il rapporto costruito in questi anni è stato fondamentale, non solo per l’agenzia, ma anche per me a livello personale.
Il successo dell’Efsa è sempre stato legato al sostegno di Parma. E naturalmente, un grande in bocca al lupo anche alla squadra del Parma Calcio per questo finale di stagione!
E da parmigiano d’adozione cosa vuole dire ai suoi concittadini che sta per salutare?
Quando sono arrivato ero un ospite. Oggi, invece, mi sento parte della comunità. Parma è diventata casa e lo resterà per sempre nel mio cuore.
Tornerò spesso, non più per lavoro, ma per tutto ciò che rende speciale questa città: le pedalate sull’Appennino, il buon cibo e naturalmente l’eccellente gelato.
Cosa c’è nel suo futuro?
In autunno tornerò a Vienna, la mia città natale. Farò una breve pausa e poi cercherò nuove opportunità, magari nel campo della politica scientifica globale o in altri ambiti di servizio pubblico.
Qualunque cosa farò, continuerò a essere un ambasciatore della scienza. E di Parma.
A giugno il Rilancio della Campagna: Più poteri e competenze all’EFSA
“Più poteri all’EFSA di Parma”: grande successo al Convegno di VAS a Parma
La sicurezza alimentare non basta. Il cibo che arriva sulle tavole di tutti i consumatori europei – e stiamo parlando di oltre 448 milioni di persone – deve essere buono, cioè di qualità, e deve essere amico del pianeta, in pratica deve essere sostenibile lungo tutta la filiera “dalla terra alla tavola”. Leggere su Gustoh24
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