Due fatti.

Quando un omicidio avviene a Cinisello Balsamo leggete “Ucciso a Cinisello” o a Milano? E se succede a Segrate? O a Cernusco sul Naviglio? Dalle mie parti ogni cosa è Napoli. Pure se accade a 15 chilometri dalla città e circa 30 minuti di viaggio (le strade sono affollate, cosa vuoi).

Dunque Napoli si fa carico, direi collettore, d’ogni vicenda di cronaca – sono quasi sempre cose brutte – avvenuta nella sua area metropolitana, una delle più popolose d’Italia. Gli elementi sono due. Il primo è la furba pigrizia dei media che hanno tutto l’interesse a far ricadere ogni fatto «a Napoli». Per orribili motivi di brevità del titolo (pensa dire “omicidio a San Giuseppe Vesuviano”) per l’opportunismo narrativo che porta ad inzeppare immagini forti su immagini forti.

Incipit di moda? «Nella città che celebra lo scudetto, oggi…ecc».
Roba da farti sperare in ChatGPT che sostituisce tutti.

Poi c’è un secondo motivo più pratico: l’area metropolitana di Napoli è stata suddivisa in maniera orribile dalla fu Provincia di Napoli (le Province, ve le ricordate?). Il Piano territoriale di coordinamento provinciale di Napoli ingloba ad esempio nella dicitura “Napoli nord–ovest” comuni come Giugliano in Campania, 123mila abitanti, più di Monza.

Ma se succede un fatto a Giugliano in Campania diventerà : “Napoli,…”.

Perché vi racconto questa storia? Non certo per sminuire fatti di cronaca che avvengono nell’hinterland e in città. Ma perché qualche giorno fa, una orribile vicenda di cronaca avvenuta a Sant’Anastasia, 17 km da Napoli, comune alle falde del Vesuvio, è diventata «a Napoli». Ciò non aiuta.

Il fatto è questo: una sparatoria ad opera di due giovani di 17 e 19 anni, una “stesa”, ovvero raffiche all’impazzata che hanno ferito e solo per caso non ucciso un’intera famiglia intenta a mangiarsi un gelato, madre, padre e figlia di 10 anni.

Trasferirlo a Napoli non aiuta ad inquadrare un fenomeno di criminalità organizzata, ormai frammentata ed iper-locale, spesso ridotta a sanguinose guerre fra gang di giovanissimi armati e pronti a tutto.

Non aiuta a contestualizzare: l’opinione pubblica, con la sottrazione di elementi geografici sarà portata a pensare che proprio a Napoli, la città del turismo, dello scudetto, delle canzoni e serie tv a profusione succede questo. E finirà per ignorare invece la scarsa disponibilità di forze dell’ordine (ma pure di ospedali o di scuole…) nei comuni della provincia, in particolare della zona Vesuviana. Generalizzare è come gettare una bomba fumogena, un distrattore.

Fa comodo a tutti. Fa comodo al politico che si limita al comunicato di sdegno e alla visita in ospedale, fa comodo al rapper che caga rime a profusione e le mette su Spotify, fa comodo allo sceneggiatore che scrive con una mano mentre con l’altra si fa una pugnetta pensando a quante stagioni realizzerà. Fa comodo pure al giornalista noioso e svogliato: “Nella città dello scudetto…”. Mannaggiachitemmuorto.


Professor pipaiuolo

Salvatore è amico, tiene l’arte nelle mani perché non solo scrive poesie ma costruisce pure le pipe. Dopo essere emigrato al Nord ha iniziato a fare le pizze facendosi amico tutta la Lombardia.

Quando ho visto il suo post ho pensato che gli andava reso omaggio. A causa mia avrà passato il pomeriggio a rispondere alla gente su Instagram, ma tutto sommato c’è di peggio.

Ieri poi ho letto che da fine giugno la Campania perderà 150 istituti scolastici autonomi con propri dirigenti e personale. Autonomia differenziata. Resta di stucco, è un Barbatrucco.


Dovete passare un guaio

Al Rione Sanità da un secolo e mezzo alligna una araucaria monumentale. La foto che vedete documenta il “prima e “dopo” la potatura. Parliamo di un albero che ha 150 anni, la cui potatura è stata affrontata – lo dicono gli ambientalisti – in modalità da tentato omicidio.

A chi importa se un albero muore? Nella Napoli di oggi fa più rumore una pizzeria che chiude.

Ma io amo anche le radici
del mio piccolo gelido paese.
Se dovessi morire mille volte,
io là vorrei morire:
se dovessi mille volte nascere,
là vorrei nascere,
vicino all’araucaria selvaggia,
al forte vento
che soffia dal Sud.

Pablo Neruda – Ode alla Pace


È bello ‘o magnà

In questa rubrica sporadica sul cibo cercherò di essere meno schifoso possibile, niente aggettivi tipo «delicato»; «raffinato»; niente «percorsi», niente «esperienza». A me non entra niente in tasca, anzi se non ci andate è pure meglio così io trovo posto a tutte le ore… che poi i ristoranti diventano importanti e c’è la fila.

«Il miracolo dei pesci», a largo Sermoneta, Mergellina. Claudio è pescivendolo da tanti anni, Ornella è ai tavoli, un ragazzo siciliano (e non mi ricordo il nome) ai fornelli. Mangiatevi la genovese di polpo e come dolce un “cazzimbocchio”. È piccolissimo, chiamate prima.

se hai suggerimenti  scrivere a Ciro Pellegrino qui. ciropellegrino@gmail.com