Nei giorni scorsi i diritti dei rider avevano subito una “sconfitta” dal giudice del lavoro di Firenze: non era stato accolto il ricorso di Nidil, Filcams e Filt Cgil contro una società di food deliver, accusata di condotta antisindacale per aver messo i suoi rider di fronte al dilemma se perdere il lavoro, o firmare il contestatissimo contratto “pirata” sottoscritto da Assodelivery con il solo sindacato Ugl.

Stamane a Milano: Inchiesta e obbligo di assunzione per 60mila rider

Questa mattina a Milano le società di food delivery sono finite sotto inchiesta per una serie di ammende, indagini dei vertici e presunte violazioni fiscali.

Ma la richiesta più importante della procura di Milano è quella dell’obbligo di assunzione di 60mila rider: trasformandoli da lavoratori autonomi e occasionali a parasubordinati.

Oltre «60mila lavoratori» di società del delivery, ossia Uber Eats, Glovo-Foodinho, JustEat e Deliveroo, dovranno essere assunti dalle aziende come «lavoratori coordinati e continuativi», ossia passare da lavoratori autonomi e occasionali a parasubordinati. E ciò sulla base, si apprende durante una conferenza stampa della Procura di Milano, di verbali notificati stamani, 24 febbraio, alle aziende. «Diciamo al datore di lavoro – è stato spiegato – di applicare per quel tipo di mansione che svolgono i rider la normativa, di applicare i contratti adeguati e quindi ci devono essere quelle assunzioni». Altrimenti saranno presi «provvedimenti» specifici.

Uber eats sotto indagine fiscale

La procura di Milano ha aperto un fascicolo «per verificare se sia configurabile una stabile organizzazione occulta» dal punto di vista fiscale per la società Uber Eats. Lo ha annunciato il procuratore di Milano Francesco Greco nel corso di una conferenza stampa convocata per fare il punto sulle indagini a tutela dei ciclofattorini avviate nel capoluogo lombardo.

L’indagine fiscale su Uber Eats punta a verificare se la filiale italiana del colosso statunitense col servizio di food delivery abbia messo in piedi «una stabile organizzazione occulta», ossia svolga il servizio in Italia ma con guadagni all’estero per evitare di pagare le tasse al fisco italiano.

Il commento del procuratore di Milano Francesco Greco

«I pagamenti dei clienti vengono effettuati on line – ha chiarito Greco – ma non sappiamo dove vengono percepiti questi pagamenti e nel frattempo il rapporto di lavoro dei rider è strutturato sul territorio italiano». Le indagini per caporalato del pm Paolo Storari, condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf, il 29 maggio avevano portato la Sezione misure di prevenzione del Tribunale, presieduta da Fabio Roia, a disporre, con un provvedimento mai preso prima nei confronti di una piattaforma di delivery, l’amministrazione giudiziaria di Uber Italy.

In Italia i rider «hanno un trattamento di lavoro che nega loro un futuro». «Hanno un permesso di soggiorno regolare – ha proseguito Greco – ma non permettiamo loro di costruirsi una carriera adeguata».

Il ministro del lavoro Andrea Orlando: «Rispettare la sicurezza dei lavoratori»

«Grazie alla Procura di Milano e al Comando dei Carabinieri per la Tutela del lavoro per l’inchiesta sulle società di food delivery – scrive su twitter il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando -. Il rispetto della dignità e della sicurezza di tutti i lavoratori va affermata e tutelata in ogni ambito, sia tradizionale sia collegato a economia digitale».

Contestate ammende per 733milioni di euro alle società di food delivery

Alle società del delivery che fanno lavorare i rider sono state «contestate ammende» sui profili di sicurezza dei fattorini per «oltre 733 milioni di euro». Il dato impressionante è stato comunicato da Antonino Bolognani, comandante del Nucleo tutela del lavoro dei carabinieri. «Se le aziende pagheranno queste ammende, ciò consentirà loro l’estinzione del reato», ha aggiunto Bolognani. In attività di verifiche sono stati controllati «oltre 60mila fattorini», lavoratori «esposti a rischi».

Sotto indagine i vertici delle società di food delivery per “illegalità palese”

Indagate sei persone tra amministratori delegati, legali rappresentanti o delegati per la sicurezza delle società Uber Eats, Glovo-Foodinho, JustEat e Deliveroo. 

Infine da sottolineare che questa “inchiesta – ha detto il procuratore aggiunto milanese Tiziana Siciliano nel corso della conferenza stampa via web sull’inchiesta – si è imposta perché questa situazione di illegalità è palese”».

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