Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo nono discorso di fine anno, ha parlato per sedici minuti, nella sala Tofanelli alla Vetrata con l’albero di Natale sullo sfondo. Tanto Paese reale, zero Palazzo. Nessun riferimento al governo Meloni. Allarme sul lavoro povero: “immani differenze di retribuzione” tra chi vive di lavoro povero e i pochissimi “superprivilegiati”.

Parlare di pace è realismo, non è buonismo“. “In Italia diritti minacciati, serve più partecipazione. Contro le guerre occorre la cultura della pace”. Non manca un richiamo sull’evasione fiscale, perché fare la propria parte per il Paese “significa contribuire, anche fiscalmente” mentre il mancato pagamento delle tasse “riduce, in grande misura, le risorse per la comune sicurezza sociale” e “ritarda la rimozione del debito pubblico che ostacola il nostro sviluppo”. L’appello ai giovani: “L’amore non è possesso”.

 

Il discorso integrale del Presidente Sergio  Mattarella https://www.quirinale.it/elementi/103892

I giovani tra caro affitti e ambientalismo

Tra i richiami sui diritti anche quello legato alle “esigenze degli studenti” che “vanno aiutati a realizzarsi”. E qui il richiamo è tutto legato a una delle lotte degli universitari che hanno segnato l’anno che si chiude, quello degli “ostacoli” nel diritto allo studio a “cominciare dai costi di alloggio nelle grandi città universitarie, improponibili per la maggior parte delle famiglie”. I giovani, ha detto il presidente della Repubblica, si sentono fuori posto nello scenario attuale: “Disorientati, se non estranei a un mondo che non possono comprendere e di cui non condividono andamento e comportamenti”. Il tutto a causa di “un mondo che disconosce le loro attese” perché “debole nel contrastare una crisi ambientale sempre più minacciosa” e “incapace di unirsi nel nome di uno sviluppo globale”. Eppure, ha aggiunto, in una società “così dinamica, come quella di oggi vi è ancor più bisogno dei giovani. Delle loro speranze. Della loro capacità di cogliere il nuovo”.

Ampio spazio anche alle citazioni. La prima riguarda Papa Francesco, a cui Mattarella rivolge “un saluto e gli auguri più grandi”, e che ringrazia “per il suo instancabile magistero”. Mattarella ha quindi parlato dell’unità della Repubblica che “è un modo di essere” che “accomuna” perché “si riconosce nei valori fondanti della nostra civiltà: solidarietà, libertà, uguaglianza, giustizia, pace”. In altre parole “i valori che la Costituzione pone a base della nostra convivenza”. Questi valori, ha sottolineato Mattarella, “nel corso dell’anno che si conclude” li ha visti “testimoniati da tanti nostri concittadini”, “incontrati nella composta pietà della gente di Cutro, “riconosciuti nella operosa solidarietà dei ragazzi di tutta Italia che, sui luoghi devastati dall’alluvione, spalavano il fango; e cantavano ‘Romagna mia’”. Li ha letti “negli occhi e nei sorrisi, dei ragazzi con autismo che lavorano con entusiasmo a Pizza aut. Promossa da un gruppo di sognatori. Che cambiano la realtà. O di quelli che lo fanno a Casal di Principe. Laddove i beni confiscati alla camorra sono diventati strumenti di riscatto civile, di impresa sociale, di diffusione della cultura. Tenendo viva la lezione di legalità di don Diana.