Massimo Scalia ci ha lasciati l’11 dicembre 2023 in un incidente stradale. E’ stato uno dei padri dell’ambientalismo italiano, oppositore delle politiche pro-atomo e assieme al collega “gemello” Gianni Mattioli è stato tra i promotori del movimento antinucleare e sostenitore dell’ambientalismo scientifico. Guidò, dopo Cernobyl, la battaglia per l’uscita dell’Italia dal nucleare fino al referendum vittorioso dell’8-9 novembre 1987.

Ho conosciuto Massimo negli anni dell’impegno comune nei Verdi e poi non ci siamo mai “lasciati” fino all’ultima telefonata di alcune settimane fa. Oggi lo voglio  ricordare con un bellissimo articolo scritto da Mauro Paissan uscito oggi su il Manifesto e ricordare le sue ultime battaglie.

Perché tanto silenzio su Massimo Scalia?

di Mauro Paissan (il Manifesto 17 dicembre 2024)

Abbiamo perso Massimo Scalia, maestro ambientalista. Scienza e militanza. Una grave perdita per tutti noi. Parlo, ovviamente, anche in prima persona. Sono stato per tre legislature suo compagno di gruppo alla Camera dei deputati. Ma prima ancora come tanti altri della mia generazione sono stato “allievo” suo (e di Gianni Mattioli) per tutta la tematica riguardante la questione energetica, aspetto fondamentale della problematica ambientale.

Mi chiedo da alcuni giorni perché Massimo è stato così poco ricordato dai media. A parte il manifesto, il sito di Italia libera e qualche testata di nicchia, nessuno ha finora ricordato e riconosciuto l’importanza e il ruolo di quella che è stata una personalità scientifica e politica di grande spessore.

Eppure proprio in questi stessi giorni, sull’onda di Cop28 a Dubai, si parla molto di clima, di nucleare, di destino dei fossili, di fonti rinnovabili. Tematiche di grande attualità, dunque, quelle che hanno interessato e appassionato Scalia nella sua attività scientifica, nel suo agire politico e nella sua opera divulgativa.

Perché dunque questo silenzio?

Massimo, a suo modo, era una figura anacronistica. Molti aspetti della sua personalità e della sua esperienza di vita stridono con l’andazzo prevalente.

Quanto mai rara, ad esempio, è nel panorama attuale l’implementazione di una visione politica in un’approfondita analisi culturale e in un costante aggiornamento scientifico. In Scalia questa qualità, che è il suo marchio di fabbrica, si accompagnava a una radicalità che non diventava mai slogan vuoto.

Il No al nucleare, espresso con grande nettezza, era supportato da un’analisi dettagliata. La lotta alle cosiddette ecomafie (un’altra dimensione della sua attività politica) era sostenuta da una ricerca precisa del fenomeno. La sensibilità verso la situazione internazionale si accompagnava a un’attenta valutazione geopolitica.

Nulla, insomma, appariva in lui superficiale, leggero, non fondato. Anche quando – e questa era un’altra sua qualità – accompagnava i suoi interventi con battute, ironia e talvolta anche qualche parolaccia.

Scalia non ha mai goduto di significativa presenza mediatica. Proprio per questo suo modo di essere. Troppo serio, troppo capace, troppo preparato nel suo campo. E dunque poco incline alla superficialità e alla leggerezza che godono di corso legale assai più significativo nel mercato della politica e dell’informazione.

E qui si manifesta forse anche un problema generazionale. Il linguaggio di Scalia, il suo modo di affrontare i temi, era il nostro linguaggio (parlo dell’ambientalismo un po’ d’antan) e probabilmente meno consono alle fasce più giovani. Ne ho avuto una conferma dalla freddezza e dall’ignoranza con cui è stata accolta martedì sera nelle redazioni la stessa notizia della morte di Massimo in seguito all’incidente stradale.

I giovani redattori che ne hanno letto nelle agenzie il nome, non hanno battuto ciglio, perché non conoscevano e non conoscono che cosa quel nome e cognome ha rappresentato. La morte di uno dei tanti ex-politici, avranno pensato. E, di conseguenza, nessuno ha dato poi avvio a un ricordo-riflessione da parte di qualche collaboratore scientifico o ambientalista dei giornali.

Un’altra caratteristica da ricordare è la sensibilità politico-sociale con cui Scalia innervava la dimensione ambientalista. Ambiente migliore per una società migliore, per un mondo migliore.

Vorrei poi ricordare due episodi un po’ (ma non tanto) personali del mio rapporto con Massimo.

Il primo riguarda la mia esperienza di capogruppo verde e consiste in un rammarico. A Massimo avrebbe dovuto, con tutti i meriti, essere assegnata la presidenza di un importante organismo parlamentare (non ne faccio il nome per non implicare altre persone, ora fuori dalla politica attiva). La coalizione dell’Ulivo, di cui facevamo parte, scelse invece l’esponente di un altro partito. Non ce la feci (non ce la facemmo) a far prevalere il nostro candidato. Massimo non ne fu certo felice, ma non fece mai emergere la sua delusione.

Il secondo episodio avvenne anni dopo: un incontro casuale, tra di noi, nel parcheggio de La Sapienza, la sua università. Io stavo andando a fare lezione per il mio corso sul giornalismo, lui stava portando via le sue carte da Fisica. Era finita per raggiunti limiti di età la sua esperienza di docente e questo gli conferiva un velo di malinconia negli occhi. Sì, perché Scalia – oltre a tutto il resto – amava l’università, amava l’insegnamento, amava la ricerca. E amava la Politica.

Massimo Scalia

L’ultimo appello e l’ultima battaglia di Scalia

Da credente e da uomo di scienza aveva molto apprezzato la Laudato si’ di Papa Francesco. “Il disastro ambientale è l’altra faccia della medaglia di uno sviluppo economico e sociale sbagliato. Un modello capitalista di produzione e consumo che ha creato macerie quanto i regimi totalitari”. Insieme a Gianni Mattioli, Vincenzo Naso e Gianni Silvestrini, lo scorso 13 aprile scrisse una lettera a Elly Schlein e Giuseppe Conte. “Ci rivolgiamo a voi nella speranza che diate vita a un grande progetto per la riconversione ecologica dell’economia e della società, come da decenni richiedono in tutto il mondo i movimenti ambientalisti e come lo stesso Papa Francesco ha da tempo indicato, con mirabile sintesi, nella sua Laudato si’”. Un progetto da trasformare, com’è possibile, in programmi e azioni concrete, col coinvolgimento delle strutture e delle istituzioni rappresentative di cui abbonda la nostra democrazia. Un progetto che dia priorità al lavoro, ma, al tempo stesso, all’educazione e alla ricerca, e teso a dare risposte credibili ai giovani e al loro futuro”. Un appello che si concludeva con parole drammatiche ma anche di speranza. “Oggi si tratta di invertire “la rotta verso l’inferno” e dare vita, invece, a una società piena di un futuro che valga la pena di vivere. Per tutti”.

Ed ecco l’ appello nazionale con la proposta di legge popolare BATTIAMOCI PER “ALMENO IL 55%”!

«Almeno il 55%», una firma contro la crisi climatica

La mail di Massimo

Il 14 febbraio è stata depositata, presso la Cancelleria della Cassazione, la PdL d’iniziativa popolare: «Almeno il 55%», intesa a far assumere al governo italiano l’obiettivo del 55% di riduzione dei gas serra entro il 2030, come proposto per tutta la Ue dalla presidentessa della Commissione Ursula von der Leyen e recentemente approvato a larghissima maggioranza dal Parlamento europeo.

Questi i punti fondamentali della Proposta di legge (Pdl):

1. Costituzione di un fondo per il contrasto dei cambiamenti climatici, da inserire nella legge di bilancio; 2. Azioni internazionali del governo italiano per una «moratoria» mondiale dei combustibili fossili; 3. Provvedimenti del ministero dell’Istruzione e della Ricerca e del ministero dell’Ambiente per la ricerca e l’educazione all’ambiente e alla sostenibilità; 4. Riduzione progressiva dei sussidi ambientalmente dannosi (Sad) per circa 19 miliardi di euro all’anno.

La pubblicazione della Pdl sulla Gazzetta Ufficiale, ha aperto formalmente la campagna per la raccolta delle firme che sarà un’occasione di informazione e mobilitazione dei cittadini sulle drammatiche conseguenze dei cambiamenti climatici.

AL VIA LA RACCOLTA DELLE FIRME

Rivolgiamo un invito ai cittadini, alle associazioni ambientaliste e alle organizzazioni sociali e sindacali per  darci una mano sostanziosa in questa sfida tanto impegnativa quanto necessaria. www.almenoil55percento.it

I primi firmatari dell’appello nazionale BATTIAMOCI PER “ALMENO IL 55%”! 

Massimo Scalia CIRPS – Daniela Padoan Pres. Forum LAUDATO SI’ – Mario Agostinelli Pres. ENERGIA FELICE – Vanessa Pallucchi Vice Pres. LEGAMBIENTE – Enrico Vicenti Segretario CNI-Unesco – Ermete Realacci Pres. SYMBOLA – Francesco Sinopoli Segr. Gen. FLC – Roberta Cafarotti Dir. Scient. EARTH DAY ITALY – Mariagrazia Midulla Resp. Clima & Energia WWF – Enzo Naso Direttore CIRPS – Virginio Colmegna Forum LAUDATO SI’ – Marialuisa Saviano Pres. IASS – Aurelio Angelini Pres.CNESA2030-Unesco – Gianni Silvestrini Dir. Scient. KYOTO CLUB – Roberta Turi Segr. Gen. FIOM Lombardia – Mario Salomone Segr. Gen. WEEC NETWORK – Simona Sambati CASA DELLA CARITÀ – Sergio Ferraris Dir. “QUALE ENERGIA” – Vittorio Bardi Pres. SÌ ALLE RINNOVABILI, NO AL NUCLEARE – Paola Bolaffio Dir. “GIORNALISTI NELL’ERBA” – Guido Viale FORUM “LAUDATO SI’” – Gianni Mattioli CIRPS – Guido Pollice “presidente nazionale Vas”, Pasquale Stigliani “SCANZIAMO LE SCORIE”, Scanzano – Serenella Iovino University of North Carolina – Marco Fratoddi Dir. “SAPERE AMBIENTE” – Stefania Divertito, Giornalista – Oreste Magni ECOISTITUTO-VALLE DEL TICINO – Michela Mayer CNESA 2030-Unesco – Enzo Reda MOV. ECOLOGISTA CALABRIA – Monica D’Ambrosio Giornalista – Paolo Bartolomei Commiss. Scient. DECOMMISSIONING – Anna Re Univ. IULM, Milano – Ilaria Romano Giornalista – Gianluca Senatore Univ. LA SAPIENZA-Roma – Giuditta Iantaffi Coord. Doc. GIORN. NELL’ ERBA – Gian Piero Godio PRO NATURA, Vercelli – Linda Maggiori Blogger – Filippo Delogu Segr. CNESA2030-Unesco – Salvatore Alfano MOV. ECOLOGISTA LAZIO – Laura Cima PRIMA LE PERSONE – Silvia Zamboni Giornalista -Umberto Zona Univ. “ROMA TRE” – Giuseppe Farinella Dir. ENERGIA FELICE – Elio Nocerino ENERGIA FELICE – Eliana Rasera MOV. ECOLOGISTA SICILIA – Franco Cancellieri Pres. CEA Messina – Federica Roccisano È TEMPO DI REAGIRE – Corrado Carrubba Avv., già Commiss. ARPA LAZIO – Mario Sommella Pres. PRIMA LE PERSONE – Francesco Borasi, giurista ambientale – Martina De Castro Univ. “ROMA TRE” – Marco Gisotti Dir. “GREEN FACTOR” – Ignazio Lippolis Dir. “VILLAGGIO GLOBALE” – Donato Troiano VAS PARMA, direttore Gustoh24; Angelo Gentili FESTAMBIENTE – Fabrizio Leccabue Coord. “DALLA PARTE DEL TORTO” – Carlo Monguzzi Comune di Milano – Oscar Mancini, Pres. Veneto SI ALLE RINNOVABILI, NO AL NUCLEARE.