Condannate l’Azienda di Tutela Salute Milano (ATS) e la Regione Lombardia
Una storica sentenza della Corte d’ Appello di Milano, lunga 27 pagine, stabilisce l’obbligo per le RSA di rimborsare le rette pagate dalle persone affette da Alzheimer e da demenza senile.
Una vittoria dell’avvocato Giovanni Franchi del foro di Parma che da anni si batte per il ripristino del diritto alla tutela della salute e alla cura dei malati non autosufficienti per le cure a lungo termine con il SSN. “Oggi il problema si affronta a livello giudiziario –dichiara Franchi al Corriere della Sera– ma il tema andrebbe affrontato a livello complessivo, con una scelta politica”.
Una vittoria delle associazioni di familiari, di VAS e, con in primis, la Fondazione Promozione Sociale Torino fondata da Francesco Santanera, che da anni si battono per garantire a tutti gli anziani malati il loro status di utenti del servizio sanitario nazionale per le cure di lungo termine.
Il caso su cui si sono pronunciati i giudici milanesi riguarda una persona affetta da morbo di Alzheimer, nel frattempo mancata, che era stata ricoverata presso la presso la Residenza Anni AZZURRI San Faustino di Milano, incorporata in Kos Care s.r.l., dal luglio del 2014 al mese di ottobre del 2015. La figlia, assistita dalla Associazione Konsumer e dal suo legale avvocato Giovanni Franchi, pioniere del consumerismo in Italia, si era rivolta al Tribunale di Milano per riavere quanto versato a titolo di retta, appellandosi al principio secondo cui quando una persona affetta da Alzheimer o demenza ha necessità di prestazioni sanitarie, nulla può essere chiesto al paziente o ai figli (anche se impegnati), essendo queste a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Ecco cosa scrive la sentenza della Corte d’Appello di Milano: “per i soggetti dal morbo di Alzheimer ricoverati in istituto di cura è qualificabile come attività sanitaria, quindi di competenza del Servizio sanitario nazionale”. Da qui la condanna della Kos Care s.r.l. ma anche dell’Agenzia di tutela della salute (ATS) della Città metropolitana di Milano e la Regione Lombardia.
Il commento di Giuseppe D’Angelo della Fondazione promozione sociale onlus
“Sentenze vittoriose come quella ottenuta dall’Avv. Franchi, col pieno riconoscimento della quota sanitaria in un caso di anziano malato di Alzheimer e altre patologie, aiutano chiaramente molto a ribadire 1) la titolarità del Servizio sanitario nazionale per gli anziani malati non autosufficienti anche per le cure di lunga durata, e 2) la piena competenza e il riconoscimento del 100% della spesa a carico del Servizio sanitario nazionale. Certo sarebbe preferibile che tutti ciò venisse riconosciuto in “automatico” ad esempio dalle Uvg, mentre ad oggi è il singolo/tutore/Ads che deve tentare di far valere le ragioni davanti alla magistratura”.
La sentenza di Milano potrebbe, ma noi di Vas affermiamo DOVREBBE, avere effetti per oltre 1 milione di malati e 3 milioni di persone che in Italia sono quotidianamente coinvolte nella relativa assistenza. Anche se dopo l’approvazione della legge sulla autonomia differenziata la sanità è uno dei problemi che mette in discussione il diritto alla salute “paritario” tra la varie regioni. Tanto che il segretario nazionale dei medici dell’ANAAO-ASSOMED, Pierino Di Silverio, ha detto che “Stiamo valutando la possibilità di un referendum abrogativo e di un ricorso alla Corte europea per la violazione dell’articolo 32 della Costituzione”. Ma di questo ne riparleremo.
Ma ora la regina delle battaglie democratiche, quella più urgente, è quella per una sanità “non deprivata di risorse” a cominciare da quelle destinate al settore degli anziani malati.
Perchè, al di là dell’aspetto economico, la sentenza di Milano, ribadisce un grande concetto: è il servizio sanitario nazionale a tutelare la salute degli anziani cronici non autosufficienti e da qui la priorità di imboccare la strada più proficua del finanziamento dei servizi. Altrimenti potrebbe tutto scaricarsi su
Sono passati ben 34 anni da quando nel 1990 proprio a Parma veniva stilato, durante un Convegno in collaborazione del compianto Francesco Santanera e di medici, esperti, politici e associazioni come Vas, una Carta rivendicativa dei diritti dell’anziano malato non autosufficiente. Come Vas allora mettevamo al primo posto la necessità di affermare chiaramente che l’anziano non autosufficiente e affetto da Alzheimer è un malato e come tale va curato e assistito con i soldi del Fondo nazionale per la sanità; bisogna inoltre attrezzare le case di riposo e gli ospedali per prevenire la cronicità e favorire la riabilitazione, bisogna denunciare le dimissioni selvagge che si verificano negli ospedali nei confronti degli anziani. E avviare una seria politica di cure a domicilio.
La crisi della sanità coinvolge simultaneamente molti elementi:
1) l’inefficienza della struttura organizzativa (attese chilometriche per esami fondamentali per cui il cittadino deve passare al privato o semplicemente rinunciare alla cura). Il medico di base ha troppi utenti anche se riesce a richiamarti al telefono appena può e non bada ad orari.;
2) fatiscenza delle strutture fisiche e della funzionalità degli ospedali che sono vecchi mediamente di oltre 60 anni;
3) insufficienza del personale medico che, pur mantenendo un buon livello di qualità formativa, tende, per opportunità di guadagno e di crescita scientifica, a emigrare.
Una battaglia contro la recente legge del Governo da parte della Fondazione promozione sociale assieme alle associazioni del CDSA, Coordinamento nazionale per il diritto alla sanità per le persone anziane malate e non autosufficienti
Proprio in questo periodo è in atto un’ampia mobilitazione contro la Legge Delega approvata il 23 marzo 2023, n. 33, Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane”.
La legge 33 istituisce un “Sistema nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente” (Snaa), che risulta essere un sistema “ghetto” per la gestione della popolazione anziana non autosufficienza, una forma di emarginazione dei malati anziani non autosufficienti. La norma si colloca nel settore socio-assistenziale, mentre la titolarità delle cure deve restare fermamente al settore sanitario. Gli anziani non autosufficienti sono innanzitutto malati e la loro condizione è dovuta a una carenza di salute, come riconosciuto anche dalle Società di geriatria. La legge 33 ignora lo status di malattia. Non fa alcuna menzione di malati con patologie croniche, né di malati di Alzheimer o con altre forme di demenza. Ciò porta a “trasferire” questi cittadini nel settore dell’assistenza, dove non godono di diritti esigibili universalistici, considerandoli semplicemente “casi sociali”.
Inoltre la legge 33 non stanzia nuovi fondi (è ribadito più e più volte nella legge), ma tende ad utilizzare invece i fondi già esistenti esempio quelli dell’INPS già destinati all’indennità di accompagnamento col rischio di rimuovere il diritto universalistico alla stessa indennità, oggi non vincolata all’Isee o ai redditi disponibili.
Pertanto, premesso che:
- la persona anziana NON AUTOSUFFICIENTE è tale in quanto affetta da PATOLOGIE croniche invalidanti, l’obbligo di cura, anche di lungo termine, ricade sul SSN, tenuto a garantire prestazioni (Lea) senza limiti di tempo, tipo di malattia e senza discriminazioni socio-economiche (v. Isee) [cfr. artt. 1 e 2, L.833/1978])
- il prof. Giovanni Maria Flick, giurista e presidente emerito della Corte Costituzionale, ha dichiarato che: “Uscire dal terreno sicuro del sanitario e del socio-sanitario, come prospetta la legge 33/2023, equivale a una sottrazione di tutele per i malati cronici non autosufficienti, che invece vanno mantenuti nella dimensione di tutela sanitaria per tutte le loro esigenze” (Roma, 17 maggio 2023);
La Fondazione promozione sociale assieme alle associazioni del Coordinamento nazionale per il diritto alla sanità per le persone anziane malate e non autosufficienti – impegnate da tempo per contrastare gli effetti di questo pericoloso scivolamento in assistenza degli anziani malati cronici non autosufficienti – continueranno a monitorare ed interloquire con le istituzioni sulla stesura dei previsti decreti attuativi allo scopo di modificarne i contenuti e attenuarne gli effetti negativi, ribadendo il vigente diritto alle cure sanitarie e socio-sanitarie senza limiti di durataanche per gli anziani malati e non autosufficienti, garantito dalla legge 833/1978 e dai Lea senza discriminazioni di carattere socio-economico. A più a lungo termine, si potrà verificare eventualmente la possibilità di promuovere iniziative per l’abrogazione della legge 33 (ad es. tramite dichiarazione di incostituzionalità da parte della Consulta o referendum abrogativo).
Una petizione online
A questo punto anche noi vogliamo ricordare che per contrastare il DDL Delega e poi – una volta approvata – la Legge 33/2023, è stata avviata il 4 febbraio 2023 una Petizione online – per tentare di fermare l’allora D.D.L. – Disegno di legge Delega sulla “Non Autosufficienza”. Questo il collegamento: https://chng.