All’Acquario Civico di Milano l’exploit degli Underwater Wine ovvero il vino in fondo al mare
Tra le varie tipologie di affinamenti del vino, in auge negli ultimi anni, ne esiste una in continua sperimentazione: quella chiamata Underwater Wine, ovvero in fondo al mare.
Non solo in cantina, ora il vino può essere affinato anche in fondo al mare. In questi ultimi anni crescono sempre più i produttori che si affidano all’acqua del mare per la maturazione delle loro bottiglie. Si tratta di vere e proprie cantine sottomarine che diventano un’opportunità di business sostenibile.
Sono stati i brevetti certificati di Jamin, Società Benefit e capofila del primo network di cantine sottomarine, a decantare il cantinamento subacqueo come scelta di successo.
I successi del Metodo Jamin: 600.000 euro raccolti con il secondo aumento di capitale, a fronte di un obiettivo minimo di 250.000 euro. 115 soci che si aggiungono ai 294 della prima adesione nel 2021. 5 premi: un Platinum e due Gold a tre bottiglie UWW Metodo Jamin al The WineHunter Award 2023 e il Premio speciale per l’Innovazione a Merano; a Genova il Premio SmartCup Plus 2023 per la PMI innovativa dell’anno. 1.500 euro il valore attribuito dall’asta benefica battuta da Christie’s al primo Champagne UnderWater ‘-52 Cloe Marie Kottakis’. Questi sono i risultati ottenuti nel solo mese di novembre 2023 da Jamin Portofino UWW – la prima PMI italiana specializzata in servizi ingegneristici e metodologie di cantinamento subacqueo –, presentati durante il primo Meeting internazionale degli UnderWaterWines all’Acquario Civico di Milano che ha visto tra i relatori anche il prof. Francesco Lenoci, docente all’Università Sacro Cuore di Milano, il noto giornalista Andrea Radic ed ha chiamato a raccolta un pubblico numeroso fatto di produttori, enologi, ricercatori e operatori della filiera.
“Numeri indubbiamente elevati – afferma Antonello Maietta, Presidente del CDA – ma in linea con le nostre aspettative, perché conosciamo il grande impegno messo in campo da tutta la nostra squadra”. “E che dimostrano – gli fa eco il founder Emanuele Kottakhs – la fiducia nel progetto, nel metodo che abbiamo sviluppato e nei risultati che si ottengono sui vini”.
Un risultato che i fondatori già ipotizzavano, quando nel 2015 diedero concretezza a questa innovativa idea degli UnderWaterWines, registrandone il marchio e chiamando profeticamente la loro impresa Jamin: “giaminare”, nel dialetto dei marinai genovesi, significa lavorare duro.
Il metodo sostenibile brevettato da Jamin prevede infatti rigorose analisi sensoriali e di laboratorio, unite a complesse operazioni di immersione ed emersione di speciali gabbie modulabili, da circa 500 bottiglie, e coinvolge ingegneri, fisici, biologi marini, enologi, sommelier e subacquei. Appositi sensori, connessi alla piattaforma blockchain dedicata, consentono di rilevare una serie di parametri, tra cui temperatura, pressione e correnti. Viene così tracciato il percorso di ogni singola referenza in affinamento, monitorando l’habitat marino che, a determinate profondità, oltre a replicare le condizioni di una vera e propria cantina, aggiunge altri vantaggi non riproducibili a terra.
Grazie all’iniezione di capitale umano ed economico, ora tutto è pronto per passare a Jamin 2.0 e rendere applicabile e scalabile il know-how acquisito, permettendo a chiunque abbia spirito imprenditoriale di aprire, in autonomia, la propria cantina subacquea tramite l’affiliazione in franchising. Novità del piano di sviluppo – che si affianca al servizio di cantinamento conto terzi con attualmente oltre 200 referenze nei fondali marini –, la rete in franchising di Jamin conta già 4 cantine sottomarine affiliate alla capofila di Portofino – Ravenna, Termoli, Acquappesa e Scarlino – a cui se ne aggiungeranno a breve altre 4 in Campania, Abruzzo, Sicilia, Basilicata.
Il meeting milanese è stata l’occasione per fare il punto della situazione del settore che, seppur di nicchia, offre forti prospettive di crescita; presentare i risultati della prima ricerca scientifica a livello mondiale sull’evoluzione chimica e sensoriale dei vini affinati in subacquea svolta dal DAGRI dell’Università di Firenze, pubblicata sulla rivista ufficiale dell’Associazione Enologi Enotecnici Italiani (“L’Enologo”, aprile 2023); annunciare i progetti che Jamin sta sviluppando in collaborazione con Enti e Istituzioni scientifiche, destinando oltre il 30% delle risorse in ricerca e sviluppo.
Le ricercatrici del DAGRI dell’Università di Firenze, Valentina Canuti e Monica Picchi, insieme all’enologo Alessio Bandinelli hanno presentato lo stato dei lavori della ricerca scientifica e anticipato le linee guida dei nuovi progetti in corso sulle chiusure delle bottiglie.
Il fisico Gianluca Grilli, founder di Jamin, ha illustrato il progetto di un nuovo recipiente innovativo e specifico: una Smart Cage, in grado di facilitare la gestione delle operazioni di immersione, ridurre l’impatto ambientale e consentire la lettura dei dati remoti in tempo reale. Il passo successivo sarà la realizzazione di una chiusura tecnica, denominata UWW Cork, in sostituzione delle attuali capsule elaborate per singolo vino, utilizzabile nelle normali linee di imbottigliamento, a beneficio ed efficientamento del sistema in termini sia energetici sia economici.
Condividere è crescere. Con questo spirito, in collegamento dall’estero, gli interventi del Professor Antonio Palacios dell’Universidad de la Rioja in Spagna e del Professor Gérard Liger-Belair dell’Université de Reims Champagne-Ardenne hanno confermato come l’affinamento subacqueo sia in grado di produrre.