Come primo oggetto di questa nuova (e a tratti strampalata) rubrica, prenderei in esame la Stella Michelin, e l’idea che essa riverbera su noi, giovani e vecchi, operatori del settore o clienti, gastronauti sperduti nei meandri del food-verse.

La stella deve essere un sogno, una fonte d’ispirazione, una scia di qualità e bellezza in grado di indicare con la sua abbagliante luminosità uno dei cammini possibili da seguire. Guai, però, a farne una meta, guai a farne l’arrivo, guai a farne una ossessione e a darle in pasto, come se si trattasse di una creatura Lovecraftiana, la propria vita privata, l’economia e la salute psico-fisica.

Kant filoso tedesco del “cielo stellato sopra di me e legge morale dentro di me”

Nella società attuale dopata, affollata, divorata da mostri vecchi e nuovi, da dinosauri famelici che hanno disintegrato un sistema ma che ora puntano il dito contro i giovani e, d’altra parte, da nuovi paraculi senza cultura e/o educazione e/o dignità, bisogna tenere i piedi ben fissi per terra. Certo, con lo sguardo rivolto al cielo, altrimenti che campiamo a fa’?

I pochi maestri rimasti vanno seguiti e a loro vanno intitolate piazze e vie, e grazie a dio un po’ ne conosco (e costoro hanno la disgrazia di avermi come discepolo).

Cthlhu mostro scaturito dalla penna di Howard Phillips Lovecraft

Allo stesso tempo i pochi talenti validi (non solo tecnicamente ma soprattutto di testa, e ancor più di cuore) vanno tutelati come i panda del WWF, messi in condizione di non essere disillusi, scippati dei loro sogni, ed avere la chance di mettere in mostra le loro capacità. E ‘sta croce, per volere del diavolo, me la sono presa io molti anni fa, cercando di aiutare, sostenere e lanciare ‘ste povere creature. Ma per uno che bussa alla mia porta chissà quanti ce ne stanno spaesati, troppo timidi oppure totalmente disillusi, che vagano nelle maxibrigate della banchettistica  facendo catering su commissione (a nero). O in qualche postaccio di infimo livello.

Certo, non tutti devono avere il dovere di diventare Bottura ma tutti hanno il diritto di coltivare qualche sogno, di inseguire un miglioramento delle proprie condizioni di vita, di provarci. Poi toccherà a loro, ovviamente, dimostrare di valere.

Della massa che non ci prova (e nemmeno ha interesse a provarci) non mi interesso, sinceramente. La  mia energia la uso per i meritevoli/ambiziosi. E quando dico meritevoli/ambiziosi non penso a chi ha la testa ipnotizzata sulla stella Michelin ma a chi potenzialmente è in grado, attraverso il cibo e la sua sensibilità, di creare un racconto esperienziale coerente per il cliente.

Sui colpevoli dell’apocalisse delle risorse umane, sullo scatafascio della società moderna, sulla politica, l’economia, la didattica, la famiglia, l’informazione e la comunicazione non mi esprimo, tanto sapete come la penso. 

“Cielo stellato sopra di me, legge morale dentro di me”.