Il 23 maggio  convegno con vicepresidente del Senato  Gian Marco Centinaio, l’on. Andrea Di Giuseppe, Oscarwine e la filiera del vino

“Health warnings: la filiera del vino sotto attacco

Roma 23 maggio 2023. Istituzioni, giornalisti, medici, creativi, comunicatori, avvocati esperti di diritto d’autore e produttori di vino si sono incontrati questa mattina a Roma, presso Palazzo Theodoli-Bianchelli, per l’evento “Health warnings: la filiera del vino sotto attacco”, organizzato dal vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio (Lega) e dall’onorevole Andrea Di Giuseppe (FDI), in collaborazione con il magazine Oscarwine.
L’incontro, moderato dalla giornalista Mariapia Ebreo di Fortune Italia, ha affrontato da un punto di vista inedito la questione degli avvisi sanitari che l’Irlanda ha ottenuto di poter mettere sulle etichette di vino, birra e alcolici venduti all’interno dei propri confini, considerando non solo l’aspetto medico ma anche le possibili conseguenze legali nell’ambito del diritto d’autore, gli eventuali danni economici e d’immagine per le cantine, le ricadute negative su tutti quei professionisti che si occupano di creatività e brand identity e, non ultimi, su chi stampa le etichette.

 Centinaio (Lega), Irlanda mette a rischio mercato unico UE

Se la Commissione Europea consente all’Irlanda di decidere per conto proprio sulle etichette allarmistiche per il vino, allora non possiamo più parlare di mercato unico. Rischiamo di dare inizio a una guerra commerciale tra poveri, con gli Stati europei che si presentano divisi nei mercati mondiali al cospetto di giganti come gli Stati Uniti o la Cina. Chi vuole restare nell’UE deve rispettare condizioni accettate da tutti”. ha affermato il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio (Lega).

Dietro una bottiglia di vino non c’è solo un produttore, ma un’intera filiera da tenere in considerazione, che si occupa di vetro, etichette, marketing, packaging, tecnologia. Inoltre, è sempre più in crescita anche il business legato all’enoturismo. La decisione di un solo Paese non può rischiare di mettere in difficoltà tutte queste attività. Il messaggio che dobbiamo trasmettere è quello dell’equilibrio. Chi beve vino lo fa per bere bene, non per bere tanto. E un consumo moderato di vino, nell’ambito di una dieta equilibrata come quella mediterranea, aiuta anche a prevenire malattie cardiocircolatorie e neurodegenerative, come dimostrano numerose ricerche scientifiche. La formazione è fondamentale e sono ottimista sul lavoro che su questo possiamo fare in Italia”, conclude Centinaio. 

Finora, la questione degli health warnings irlandesi è stata affrontata e contestataha spiegato l’onorevole Andrea Di Giuseppe – quasi esclusivamente dal punto di vista della salute. Oggi, abbiamo allargato il discorso ad altri settori, ai protagonisti del mondo del vino che non hanno ancora detto la loro sull’argomento. C’è un’intera filiera da tutelare che comprende i produttori e tante altre professionalità; la politica italiana difenderà uno dei suoi prodotti di punta e farà di tutto per evitarne la demonizzazione”.

Livio Buffo, CEO di Cenacoli e fondatore di Oscarwine ha evidenziato l’errore di comunicazione nella ‘campagna’ irlandese: “Chi consuma vino, continuerà a farlo. Il precedente dei pacchetti di sigarette ha dimostrato che questo tipo di comunicazione è fallimentare e che, invece, servono politiche per insegnare il consumo consapevole, specialmente in quei paesi dove ci sono problemi di alcolismo. Il proibizionismo americano, la legge asciutta russa e altri casi ci insegnano che i divieti non portano risultati: bisogna puntare sulla cultura e sull’educazione dei giovani.Pasquale Diaferia, Creative chairman di Special Team, ha puntato i riflettori sul tema Brand identity e vino: “Intervenire sulle etichette degli alcolici significa danneggiare una politica di marca che i produttori, quelli piccoli come i grandi, hanno affidato allo strumento di comunicazione e branding più usato e storicamente efficiente in termini estetici, retorici e di marketing. Significa togliere libertà alle marche in un libero mercato. Significa, peraltro, danneggiare i brand senza dare un’informazione efficace ai consumatori, soprattutto quelli con dipendenze: lo dimostra l’analoga iniziativa sul mondo del fumo”. Sul tema medico è intervenuto il professor Giacomo Mangiaracina, presidente dell’Agenzia nazionale per la prevenzione: “La scienza della prevenzione deve armonizzarsi con la scienza della promozione, per parlare un linguaggio onesto e condiviso proteso alla ‘risk reduction’. Bisogna uscire da inutili polemiche e smettere di nutrire atteggiamenti screditanti nei confronti della ricerca scientifica. È ora di sedersi attorno a un tavolo per un confronto tecnico che non sia dogmatico o viziato da pregiudiziali.” Un’altra tutela, invece, è quella del diritto d’autore, discussa dall’avvocato Francesca Boschiero dello Studio F-Legal: “Credo che il tema della proprietà intellettuale nel settore vitivinicolo sia particolarmente interessante e ancora poco esplorato, soprattutto se applicato a contesti che implichino la necessità del bilanciamento di interessi rilevanti, come quello della salute e della tutela del diritto industriale.” A rappresentare i produttori era presente Lorenzo Cesconi, Presidente della FIVI-Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti: “Noi Vignaioli non sottovalutiamo e non sottovaluteremo mai la necessità di riflettere con attenzione sul complesso intreccio tra alcol e salute. Proprio per questo motivo crediamo che le avvertenze sanitarie in etichetta, così come proposte dal governo irlandese, non siano la risposta giusta, perché sono semplicistiche e inefficaci. Gli obiettivi di salute pubblica sono condivisibili, ma le soluzioni non possono passare da queste proposte. I vini dei Vignaioli sono per definizione orientati a essere consumati in modo moderato e consapevole: dietro ogni bottiglia c’è un territorio curato e mantenuto – e quanto sia importante lo capiamo in questi giorni – dentro ogni bottiglia ci sono secoli di cultura materiale e immateriale. Altre bevande alcoliche, al contrario, sono realizzate per il semplice obiettivo dell’ebrezza, facile e a basso costo. Purtroppo, sono quelle il cui consumo è più facilitato e incentivato. Allora lo diciamo chiaramente: partiamo da qui, risolviamo questo paradosso, e raggiungeremo più facilmente gli obiettivi di promozione della salute, da un lato, e di conservazione del paesaggio storico e di tutela del territorio dall’altro, valorizzando una cultura millenaria.Pietro Monti, vignaiolo nelle Langhe, titolare della azienda agricola Roccasanta e consigliere FIVI ha ricordato la sua battaglia e i suoi progetti per lo sviluppo di etichette per non vedenti: “L’esempio delle etichette in braille e con QR Code è indice di una maggiore inclusività. E inclusività non è anche rendere il consumatore più consapevole tramite un’etichettatura chiara e non allarmistica? È questa la domanda che dobbiamo porre”.

Alla viglia del Convegno

Roma 22 maggio 2023. Il progetto irlandese di introdurre avvertenze sul cancro sulle bottiglie di vino che impone su ogni bottiglia avvisi come quelli delle sigaretteNuoce gravemente alla salute») trova la ferma opposizione del vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio (Lega).

“La battaglia in Europa contro le etichette irlandesi non si ferma qui. Sosterremo in ogni sede i nostri produttori di vino, per fermare sul nascere quello che è solo un tentativo scorretto e grossolano di ostacolarne le esportazioni. Il governo è già impegnato in questa direzione. Il silenzio colpevole della Commissione europea –afferma Gian Marco Centinaio– non può durare ancora a lungo”.

“L’Irlanda con la sua legge non colpisce solo l’Italia, ma anche altri Paesi produttori di birra e vino –prosegue il responsabile del dipartimento Agricoltura e Turismo della Lega-. Insomma, si tratta di un attacco al libero mercato europeo, proprio quello che le istituzioni di Bruxelles dovrebbero tutelare. Le evidenze scientifiche dimostrano che un consumo moderato di vino, come quello tipico della dieta mediterranea, non comporta danni alla salute, ma anzi può apportare perfino benefici. Se qualche Paese del Nord ha problemi con l’alcolismo, impari a educare i propri giovani e produca campagne informative efficaci contro i superalcolici, invece di colpire indiscriminatamente a destra e a manca”.

“Inoltre, la decisione irlandese rischia di danneggiare non solo i produttori di vino, ma anche una filiera che comprende professionalità e attività molto varie. Ne parleremo domani in un convegno che ho voluto promuovere insieme all’on. Andrea Di Giuseppe e al magazine Oscarwine, proprio per discutere degli ‘effetti collaterali’ di questa legge”, conclude Centinaio.

Intanto, anche in Europa i produttori non sono rimasti a guardare. Nei giorni scorsi, sono stati annunciati esposti alla Commissione Ue da parte del Ceev (l’associazione delle industrie europee del vino) di SpiritsEurope (organizzazione dei produttori di bevande alcoliche), di Brewers of Europe (associazione dei produttori di birra) e, persino, dei produttori europei di sidro. A questi esposti si sono allineate anche le italiane, Federalimentare, Assobirra, Unione italiana vini e la spagnola Fiab (associazione dell’industria alimentare iberica).

Anche Federvini pronta a inviare un esposto

Anche Federvini ha dichiarato che si appresta a inviare un esposto formale a Bruxelles per esprimere l’evidente incompatibilità delle norme irlandesi con l’attuale disciplina unionale in materia di presentazione e di corretta informazione al consumatore.

Non distinguendo de facto tra abuso e consumo responsabile di alcol, la normativa irlandese rischia di non informare correttamente i consumatori e di danneggiare il nostro settore produttivo su scala europea, aggravando ulteriormente gli oneri a carico delle imprese produttrici che dovrebbero adottare una etichettatura ad hoc per il mercato irlandese” ha spiegato la presidente di Federvini Micaela Pallini.