Il Rapporto annuale di Fondazione Symbola e Unioncamere: in Italia  il settore offre lavoro a quasi un milione e mezzo di persone (5,8% dell’occupazione)

Vale 95,5 miliardi di euro il sistema produttivo culturale e creativo del 2022, ovvero il 5,6% del valore aggiunto italiano, attivando complessivamente 271,9 miliardi di euro.

A dirlo, Io sono cultura 2023, 13/a edizione del Rapporto annuale di Fondazione Symbola e Unioncamere. Il settore culturale, si legge nel Rapporto, in Italia offre lavoro a quasi un milione e mezzo di persone (5,8% dell’occupazione) con Milano prima per incidenza della filiera in termini di valore aggiunto e occupazione e la Lombardia prima tra le regioni. Ed è ancora la Lombardia, insieme al Lazio, la regione che produce più ricchezza con la cultura.

Cultura e bellezza in Italia sono tratti identitari radicati nella società e nell’economia. Da qui il titolo del rapporto Io sono cultura, e grazie alla loro forte relazione con la manifattura hanno dato vita ad una delle più forti identità produttive del mondo, il made in Italy. Oggi, a tre anni dallo scoppio della pandemia e in piena fase di ricostruzione e ripartenza, le industrie culturali e creative sono tra i settori più strategici per facilitare la ripresa economica e sociale italiana. Non solo perché i numeri dell’ultimo decennio dimostrano che parliamo di una fonte significativa di posti di lavoro e ricchezza. Ma anche perché sono un motore di innovazione per l’intera economia e agiscono come un attivatore della crescita di altri settori, dal turismo alla manifattura creative-driven. Ossia quella manifattura che ha saputo incorporare professionisti e competenze culturali e creative nei processi produttivi spesso orientati alla sostenibilità, traducendo la bellezza in oggetti e portando il made in Italy nel mondo. Bellezza e cultura, quindi, sono parte del DNA italiano e sono alla base delle ricette made in Italy per la fuoriuscita dalle crisi.

Io sono cultura annualmente quantifica il peso della cultura e della creatività nell’economia nazionale. I numeri dimostrano che la cultura è uno dei motori della nostra economia e lo studio propone numeri e storie ed è realizzato grazie al contributo di molte personalità di punta nei diversi settori.La cultura per l’Italia è anche un formidabile attivatore di economia. Una filiera, in cui operano soggetti privati, pubblici e del terzo settore, che nel 2022 ha generato complessivamente un valore aggiunto pari a 95,5 miliardi di euro, in aumento del +6,8% rispetto all’anno precedente e del +4,4% rispetto al 2019. Torna a crescere anche l’occupazione, tanto da recuperare gli oltre 43 mila posti di lavoro che si erano persi nell’anno precedente: sono 1.490.738 i lavoratori dell’intera filiera, con una variazione del +3,0% rispetto al 2021, a fronte di un +1,7% registrato a livello nazionale.

Nella filiera operano 275.318 imprese (+1,8% nel 2022 rispetto all’anno precedente) e 37.668 organizzazioni non-profit che si occupano di cultura e creatività (il 10,4% del totale delle organizzazioni attive nel settore non-profit), le quali impiegano più di 21 mila tra dipendenti, interinali ed esterni (il 2,3% del totale delle risorse umane retribuite operanti nell’intero universo del non-profit).Ma, come anticipato, la cultura per l’Italia è anche un formidabile attivatore di economia.

Complessivamente, per ogni euro di valore aggiunto prodotto dalle attività culturali e creative se ne attivano altri 1,8 in settori economici diversi, come quello turistico, dei trasporti e del made in Italy, per un valore pari a 176,4 miliardi di euro. Complessivamente culturale e creatività, direttamente e indirettamente, generano valore aggiunto per circa 271,9 miliardi di euro (15,9% economia nazionale). Dietro questi numeri, molte le trasformazioni in atto evidenziate nei 24 focus tematici del rapporto. Rimane fondamentale il supporto delle politiche pubbliche tanto a livello nazionale quanto a livello europeo per superare gli strascichi della pandemia insieme al perdurare dell’occupazione Russa in Ucraina e all’inflazione. Tra gli strumenti più significativi c’è il rifinanziamento – con 106 milioni di euro per il 2023-2024 – del New European Bauhaus (NEB). In due anni di vita, l’iniziativa ha creato una comunità attiva e in crescita in tutti gli Stati membri che conta oltre 600 organizzazioni partner.

Il rapporto, arrivato alla tredicesima edizione, è realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere, con la collaborazione del Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, insieme a Istituto per il Credito Sportivo, la Fondazione Fitzcarraldo e Fornasetti con il patrocinio del Ministero della Cultura. Il rapporto è stato presentato  da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola; Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura; Andrea Prete, presidente di Unioncamere; Giuseppe Tripoli, segretario generale Unioncamere; Antonella Baldino, presidente Istituto per il Credito Sportivo