A distanza di alcuni anni abbiamo incontrato Mario Schianchi, già presidente e coordinatore regionale delle strade dei vini e dei sapori dell’Emilia Romagna

Mario Schianchi

Mario Schianchi, imprenditore ed esperto di enoturismo, in questa intervista come sempre schietto nelle sue argomentazioni, e passionale nell’amore della sua terra, con una priorità legata al territorio: il suo amore per un turismo, legato al vino e al cibo, che è in costante crescita, rimane il suo principale interesse come le sue parole dimostrano con chiarezza in queste sue parole.

Domanda. Come mai hai abbandonato definitivamente il progetto delle strade dei vini e dei sapori dell’Emilia Romagna, a cui hai lavorato tanto e a cui eri fortemente legato?

Risposta. Purtroppo capita che anche nelle cose cui più hai creduto e che in origine avevano un obbiettivo condivisibile cambino nel tempo e nello scopo, pertanto per chi ha un carattere fermo ed ostinato come può essere il mio diventa impossibile la convivenza. Fa parte del passato il periodo del coordinamento regionale in cui i percorsi enogastronomici della regione Emilia Romagna, grazie all’impegno anche dei funzionari e assessori del tempo erano se non determinanti, interlocutore importante della promozione turistica dei segmenti “agro”.

Ricordo l’intervista a Verona nel corso di Vinitaly che feci a te e all’assessore, vi riteneva fondamentali interlocutori.

Non sempre diventare se non fondamentali, importanti, può essere gradito, puoi diventare frizione anche fra gli assessorati di riferimento e le loro emanazioni operative, così che si è preferito segmentare e dare spazio a nuovi organismi, e qui lascio spazio alla tua immaginazione, tu sai bene che io non sono mai stato un bravo politico.

Ma al tempo sembrava non ci fossero problemi.

Nel periodo in cui ho avuto l’onere, ma devo dire anche il bel piacere di rappresentare la strada ho sempre cercato per l’appunto di destinare i proventi pubblici alla promozione territoriale, con eventi che privilegiassero l’intero territorio, e la parte privata alla promozione delle aziende associate. 

Perché fini il coordinamento?

Nel tempo in alcuni contesti vennero a mancare parte degli obbiettivi principali della legge 7 aprile 2000 “oggetto e finalità” si da vedere uscire dalla compagine costitutiva nella maggioranza dei percorsi quasi tutti i comuni, venendo meno quella che doveva essere una fattiva collaborazione pubblico/privato, la vera forza per la promozione del territorio di riferimento. Personalmente essendo molto rigido nei miei principi ho preferito fare tre passi indietro sciogliendo prima il coordinamento, poi ho lasciato la strada, ritenendo in buona parte corretto questo atteggiamento di diverse amministrazioni e poco etico che alcuni addirittura concentrassero la loro attenzione su di un prodotto, che spesso non è nemmeno il must di eccellenza del territorio e quindi anche poco significativo dal punto del MKT. Territoriale.

Puoi spiegarmi meglio perché oggi dici di capire la scelta di uscire di alcuni comuni, cosa che al tempo avresti contestato.

Certamente. Al tempo del coordinamento con i soldi della regione o europei, tu sai che io ho sempre sostenuto e lo dimostrano anche verbali di diversi miei interventi, non sono danari che fabbrica la regione, nessun ente qui è in grado di stampare moneta sono soldi dei cittadini, tasse, quindi si faceva grande attenzione che fossero spesi a favore del territorio nel suo insieme non ad appannaggio dei soci privati o di una determinata categoria di soci. Quindi è più che comprensibile che un comune che magari all’interno dell’associazione ha solo cinque o sei aziende iscritte, se l’azione prevalente è quella di promuovere i soli soci privati di una particolare attività che va ad appannaggio di una esigua minoranza dei contribuenti preferisca, e tu sai che è una tesi che ho sempre sostenuto, rendere più gradevole l’abitare e i servizi per i suoi abitanti. Lo condivido appieno perché dove vive bene la gente del posto si trova sicuramente bene anche il turista ed è anche la giusta e plausibile collaborazione; le aziende si autopromuovono e la parte pubblica rende accogliente l’ambiente e piacevole ed usufruibile il luogo, solo così credo sia giustificabile il sostegno pubblico.

Quindi tutto da archiviare?

Assolutamente no e conoscendomi sai bene anche la risposta: difficilmente è il mezzo pericoloso, il pericolo e dato da come si usa e da chi lo utilizza. 

Chi può definire un pericolo una Ferrari, un insieme di tecnologia ingegneria chimica e fisica? 

L’Agriturismo Ciato by Mario Schianchi

Siamo nati qui a Ciato, già dimora romana, sul tavolo della cucina, come usava un tempo e siamo cresciuti con le sue prelibatezze fatte spesso anche di #poverimangiari, resi unici dalla maestria, arte e sapienza delle nonne pedemontane.

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