La notizia e' gia in rete Zaia su nuovo logo bio UE “Il nuovo logo dell’UE per i prodotti biologici consente di rilanciare i consumi del bio in Europa e consolidare, rendendola riconoscibile, la leadership delle nostre imprese a livello internazionale – commenta il Ministro -. Il Mipaaf sta investendo importanti risorse nella comunicazione istituzionale, d’intesa con il Comitato Consultivo del biologico e del biodinamico, per incrementare il potenziale del settore e raggiungere traguardi ancora più importanti.” Così il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia ha annunciato l’entrata in vigore del nuovo logo in etichetta del biologico, che sarà in uso dal settimo giorno successivo alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE, mentre dal 1 luglio 2010 diventerà obbligatorio. La proposta di regolamento che definisce il logo dell’Unione europea ha ricevuto il parere favorevole delle delegazioni dei Paesi membri dell’UE. È stata accolta favorevolmente dalla maggioranza qualificata del Comitato permanente legislazione agricoltura biologica a Bruxelles. Per il nuovo logo, oltre 3.400 studenti di arte e grafica dell’Unione Europea hanno inviato le loro proposte più innovative. Nella foto, il simbolo vincitore.

Prime vittime l’agricoltura bio e la libertà di scelta

 Il Parlamento ha dato il via libera a una deregulation pericolosa per i consumatori e per i produttori biologici. E lo ha fatto la Camera dei Deputati, approvando a colpi di voto di fiducia la norma contenuta nel Decreto Governativo sulla siccità che rende possibile la coltivazione in campo, per ricerca e sperimentazione, dei cosiddetti TEA – Tecniche di Evoluzione Assistita – senza nessuna limitazione.

Nonostante le preoccupazioni della coalizione “Italia libera da OGM”, formata da 32 associazioni contadine, ambientaliste, consumatori e del biologico (leggere su Gustoh24) e dopo la posizione positiva assunta dal Crea, ora arriva, con una nota stampa,  il NO di Aiab, Assobio, FederBio.

La ratio della norma approvata, scrivono nella nota Aiab, Assobio, FederBio, è definire i prodotti delle NGT/TEA non equiparabili agli OGM ma assimilabili a varietà derivate da mutazioni naturali o selezioni tradizionali. Tutto ciò per scavalcare la normativa attualmente in vigore nel nostro Paese che vieta la sperimentazione in campo aperto degli OGM senza attendere le disposizioni europee in materia.

Le TEA o NGT (New Genomic Techniques, in inglese) in campo agricolo rappresentano una forma avanzata di manipolazione genetica di semi e piante alimentari. La Corte di Giustizia europea ha emesso un giudizio in cui ribadisce come le NGT non possano essere considerate fuori dal perimetro della Direttiva 2001/18, che definisce e regola gli OGM, chiedendo che vengano sottoposte alle stesse procedure per l’approvazione delle varietà destinate alla coltivazione e delle sperimentazioni in campo aperto obbligando a una valutazione del rischio, tracciabilità ed etichettatura.

L’Europa sta decidendo come affrontare questa nuova sfida tecnologica, attraverso pareri scientifici e consultazioni istituzionali. L’Italia, un Paese che ha da sempre vietato la coltivazione di OGM per uso alimentare sul suo territorio, oggi ha preso una scorciatoia inaccettabile soprattutto per la libertà di scelta e la trasparenza delle informazioni che vengono fornite ai consumatori. Una scorciatoia che rischia di tagliare le gambe allo sviluppo del biologico, una risorsa necessaria non solo alla salute della Terra e delle persone, ma anche al mercato, visto che i prodotti bio italiani non vedono flessioni nelle esportazioni sui mercati esteri e rappresentano una voce decisiva del Made in Italy di qualità.

Il Governo e il Parlamento italiano stanno di fatto puntando alla deregolamentazione del settore, considerando le NGT assimilabili alle varietà tradizionali. In altre parole, con questa impostazione si punta all’obiettivo di coltivare i nuovi prodotti senza sottostare a nessuna regola o limitazione”, denunciano Aiab, Assobio, FederBio. “Con un via libera di questo genere alle NGT, la prima vittima sarebbe l’agricoltura biologica visto che si pregiudica uno degli aspetti distintivi fondamentali del metodo bio che esclude le NGT dal processo produttivo. Contemporaneamente i consumatori non sarebbero più in condizioni di poter scegliere cosa mettere sulla loro tavola e potrebbero comprare prodotti contenenti modificazioni genetiche senza neanche saperlo. E il settore del biologico perderebbe un tratto distintivo fondamentale rispetto al convenzionale.

Così, l’obiettivo europeo del 25% di superficie agricola coltivato a bio perde completamente di senso”, affermano le associazioni del biologico. “Da una parte chiedi più impegno per l’agricoltura bio, dall’altro neghi la possibilità di distinguerla da un prodotto convenzionale, almeno per quanto riguarda l’assenza di modificazioni genetiche”.

Non è quindi una presa di posizione ‘ideologica’ quella del mondo del biologico: “Prima del via libera a un cambiamento di queste dimensioni, è indispensabile, come sostenuto da IFOAM a livello europeo, che anche sulle NGT sia condotta un’attenta valutazione del rischio e soprattutto vengano elaborati metodi e strategie per identificare i prodotti derivanti dalle NGT affinché si possano attivare i necessari controlli. Questo è fondamentale per garantire tracciabilità e trasparenza e dare quindi ai cittadini la possibilità di effettuare acquisti alimentari consapevoli e agli agricoltori di scegliere il metodo di produzione. Quello che vogliamo sottolineare è che questa accelerazione tutta italiana è deleteria per un settore che i consumatori vogliono ‘diverso’ da quello convenzionale. Sappiamo con precisione che le sementi convenzionali OGM possono trasferire le loro caratteristiche di campo in campo, dando luogo a contaminazioni accidentali. Finora il biologico è stato tutelato: da oggi in poi potrebbe non esserlo più”.

Aiab, Assobio e FederBio – che fanno loro le posizioni espresse dalla Coalizione Italia Libera da OGM chiedono che questo colpo di mano che mette assieme gli interventi contro la siccità e il via libera alle NGT sia immediatamente fermato. “Se l’obiettivo di questo Governo è la protezione dell’agricoltura Made in Italy, il voto di ieri contrasta totalmente con questa ispirazione. Così si equipara l’agricoltura di qualità e la tipicità italiana alle distese agricole iperindustrializzate del Nord Europa e degli Stati Uniti: un vero boomerang. Se il Ministero delle Politiche Agricole vuole confermare il fatto che è anche il Ministero del Made In Italy, deve agire di conseguenza”.