Verso la realizzazione del Biodistretto di Parma, un organismo che si basa sull’agricoltura biologica e sull’agroecologia, in linea con le strategie “Farm to Fork” dell’Unione Europea
La riorganizzazione della macchina comunale, portata avanti dal direttore generale Pasquale Criscuolo, passa anche attraverso la creazione di nuovi settori.
Viene infatti istituito tramite delibera -scrive Repubblica Parma- l’ufficio di supporto alle Politiche agricole che verrà affidato a un responsabile, con contratto a tempo determinato, che agirà in collaborazione con l’assessorato guidato da Gianluca Borghi e con gli altri settori dell’Amministrazione coinvolti.
Il responsabile dovrà occuparsi dei progetti per la realizzazione del Biodistretto di Parma (un organismo che si basa sull’agricoltura biologica e sull’agroecologia, in linea con le strategie “Farm to Fork” e “Biodiversity 2030” dell’Unione Europea e con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite), individuare le linee di indirizzo per la stesura di bandi volti al migliore utilizzo dei terreni vocati all’agricoltura e per la realizzazione di campagne promozionali sulle politiche agricole, valorizzare e incentivazione le aziende agricole virtuose e multifunzionali, promuovere collaborazioni e progetti innovativi, con particolare riferimento al coinvolgimento della Fondazione Parma City of Gastronomy, agire sulle esigenze di fabbisogno idrico del comparto agricolo, funzionali alla localizzazione dei bacini di accumulo, e infine lavorare su progetti europei e locali in materia di agricoltura.
Nel precedente mandato un ruolo simile era stato svolto dal consigliere delegato alle Politiche agricole.
Il Bio-Distretto dell’agricoltura sociale di Bergamo nato nel 2016
A Bergamo il Bio-Distretto di agricoltura biologica e sociale, è il concreto progetto di una serie di crescenti istanze provenienti sia dal mondo dell’agricoltura biologica sia da quello dell’inclusione sociale. Insieme ad aziende e cooperative che lavorano in questi ambiti, anche istituzioni ed enti pubblici si sono uniti per dare il proprio sostegno a questa proposta.
Il Bio-Distretto nasce come naturale sviluppo di un percorso non facile, durato anni, alla ricerca di collaborazione e coordinamento tra aziende e cooperative sociali biologiche, che solo negli ultimi mesi è riuscito a concretizzarsi in un’identità condivisa.
«La maturata consapevolezza della propria importanza e funzione sociale, sul terreno della produzione di cibo di qualità e delle politiche di inclusione sociale rivolte alle fasce deboli della popolazione – spiega su InfoSOSostibile Diego Forastieri, coordinatore del progetto – ha fatto sì che attorno alla proposta del Bio-Distretto si coagulassero, sin dall’inizio, una ventina di aziende Biosociali, unite dal bisogno di costruire strutture operative capaci di rispondere alle mutate condizioni di mercato e alle esigenze economiche attuali».
Tra le possibili attività del Bio-Distretto rientrano ad esempio la fornitura di servizi in modo coordinato, la promozione e comunicazione congiunta e di qualità, lo sviluppo di una rete di sostegno alle aziende bio-sociali, in pratica un centro servizi per le aziende agricole, in grado ad esempio di reperire risorse, partecipare a bandi o di provvedere all’acquisto di macchinari e strumentazione in condivisione.
Primaria anche l’esigenza di accrescere le possibilità di formazione, anche attraverso convenzioni con il mondo dell’associazionismo bergamasco, nonché la partecipazione comune a gare d’appalto, mense scolastiche e servizi in generale. Auspicato anche il sostegno ai giovani e alle nuove start-up, promuovendo questa sensibilità a partire dal mondo della scuola.
A tal proposito a metà dicembre presso l’Auditorium di Bergamo si terrà la premiazione dei vincitori del concorso rivolto agli studenti di cinque Istituti Superiori, per la progettazione del logo del Bio-Distretto.
La proposta di Agricoltura Sociale Lombardia, promotore del progetto, che ha avuto come partner la Provincia di Bergamo e Aiab Lombardia, ha operato da grimaldello per l’apertura di un percorso che vede nel rapporto tra aziende biosociali, amministrazioni pubbliche e territorio (in tutte le sue espressioni) il perno per la valorizzazione delle risorse locali: dalla filiera del cibo alle produzioni di qualità, insieme alla tessitura di reti di sostegno alle persone svantaggiate e alle fasce deboli della popolazione, quali obiettivi importanti per lo sviluppo di un Welfare di Comunità.