Lo spreco di cibo cala in Italia del 12% ma in pattumiera finiscono 9 miliardi l’anno

Giornata di prevenzione del 5 febbraio: secondo Waste Watcher la più sprecata è la frutta, ma molto pesa l’inefficienza della filiera

One health, one hearth. Stop food waste è il tema della 9^ Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, in calendario come sempre il 5 febbraio. 

La Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare si focalizza con attenzione sul decennio che ci guiderà al 2030 e sugli Obiettivi di Sostenibilità dell’Agenda ONU 2030. Anche in quest’ottica l’Osservatorio Waste Watcher International opera strumento di riferimento per il monitoraggio dello spreco alimentare nel mondo, attraverso la survey di respiro globale “Food & waste around the world” che si presenterà il prossimo 29 settembre, 3^ Giornata mondiale di consapevolezza delle perdite e degli sprechi alimentari promossa dalle Nazioni Unite.

La Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare ricorre dal 2014 quando, su iniziativa del fondatore prof. Andrea Segrè, coordinatore Piano Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare (PINPAS) del Ministero dell’Ambiente, furono convocati gli Stati generali della filiera agroalimentare italiana. Dal 2014 ad oggi la Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare è stata inserita nella Campagna Spreco Zero con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica italiana su una questione centrale del nostro tempo.

Dopo due anni di trend negativo, siamo tornati a essere più attenti all’utilizzo del cibo e ne sprechiamo meno: ad agosto scorso destinavamo alla spazzatura 674 grammi di alimenti a testa ogni settimana (erano ben 750 ad agosto 2021). Oggi siamo scesi a 524 grammi ogni sette giorni.

Frutta fresca (24 grammi), insalate (17,6), cipolle, aglio, tuberi (17,1), pane fresco (16,3) e verdure (16) gli scarti più frequenti. Nel profilo tracciato dall’“Osservatorio italiano su cibo e sostenibilità Waste Watcher” per la campagna “Spreco Zero” (monitoraggio Ipsos), in collaborazione con il Dipartimento di Scienze e tecnologie agro-alimentari dell’Università di Bologna e “last minute market”, emerge che gli italiani puntano di più sulla salute, sono un po’ meno risparmiatori e più attenti a quello che mangiano.

SPRECO ALIMENTARE, I DATI NAZIONALI

Nel conto alla rovescia verso la 9^ Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, ecco un piccolo viaggio nelle abitudini del “consumatore errante”: Il patto degli italiani col cibo è probabilmente una delle conquiste più significative del lockdown della primavera 2020 e dei lunghi mesi invernali di distanziamento. Il cibo come scelta più consapevole per la propria salute e il benessere: lo ha confermato il report “Il caso Italia” di Waste Watcher International 2021. Si spreca ancora, ma decisamente menoL’indagine 2021 registra  lo spreco di ca 27 kg di cibo a testa (529 grammi a settimana), quindi l’11,78% in meno (3,6 kg) rispetto all’anno precedente. Oltre 222.000 tonnellate di cibo si sono “salvate” dallo spreco in Italia (per la precisione, 222.125 tonnellate)Vale 6 miliardi e 403 milioni € lo spreco alimentare domestico nazionale, e sfiora il costo di 10 miliardi € l’intera filiera dello spreco del cibo in Italia, sommando le perdite in campo e lo spreco nel commercio e distribuzione che ammontano a 3.284.280.114 €. In peso, significa che sono andate sprecate, in Italia1.661.107 tonnellate di cibo in casa e 3.624.973 tonnellate se si includono le perdite e gli sprechi di filiera (dati Waste Watcher International/ Università di Bologna per campagna Spreco Zero e rilevazioni Ipsos).  Colpisce l’attenzione degli italiani al tema: l’85%, quindi una percentuale quasi plebiscitariachiede di rendere obbligatorie per legge le donazioni di cibo ritirato dalla vendita da parte di supermercati e aziende ad associazioni che si occupano di persone bisognose, in seguito all’aumento della povertà generato dalla pandemia covid 19La spesa si fa per lo più una o due volte alla settimana: lo dichiarano 7 italiani su 10 (il 69% degli intervistati) e c’è una netta consapevolezza sull’importanza diinvestire qualche euro in più per la qualità. L’attenzione alla prevenzione dello spreco alimentare si riverbera nell’insegnamento ai figliprimo non sprecare, dicono le famiglie italiane nell’83,9% dei casi.  Otto italiani su 10 dichiarano di non sprecare quasi mai il cibo, o meno di una volta alla settimana. E quando capita, è sempre la frutta fresca al top della nefasta ‘hit parade’ degli sprechi (37%), seguita da verdura fresca (28,1%), cipolle aglio e tuberi (5%), da insalata (21%) e dal pane fresco (21%).

Ancora, nelle preferenze dei consumatori subiscono una flessione i grandi brand alimentari mentre si scelgono più spesso mercati e negozi rionali. Sale anche l’acquisto a chilometro zero mentre scende il ricorso al delivery. Pure gli stili alimentari si aprono a variazioni: si sceglie di mangiare meno carne e più proteine vegetali. Sei consumatori su 10 preferiscono il pragmatismo e non il risparmio. Se proprio si deve fare economia, meglio spendere qualche euro in meno nello svago e nell’abbigliamento, persino nell’utilizzo dell’automobile, più che nel cibo.

A sprecare di più  sono le regioni meridionali (+8%), le coppie senza figli (+38%), il ceto popolare (+18%) e i Comuni più piccoli, quelli fino a 30mila abitanti (+12%); più virtuose le condotte di Nord e Centro (-4% e -2%), delle famiglie con figli (-29%), dei Comuni grandi (-13%). Perché tanti avanzi? La maggior parte delle 1.200 persone ascoltate da Ipsos (48%) dichiara che non fa a tempo ad evitare che frutta e verdura vadano a male; si spreca perché «ci si dimentica degli alimenti che scadono o si deteriorano» (44%), perché i «cibi venduti sono già vecchi», perché si ha «paura di non avere in casa cibo a sufficienza», oppure a causa di un «calcolo sbagliato delle cose che occorrono».

Un calcolo che costa carissimo e che pesa per quasi 6,5 miliardi di euro nella catena degli sprechi della filiera agroalimentare italiana che, nel solo 2022, ha bruciato 9,3 miliardi di euro, se si considerano anche gli 800 milioni persi direttamente nei campi di raccolta, i 941 milioni di scarti nell’industria e quelli della distribuzione, calcolati in 1,080 miliardi di euro.

Nasce l’ app Sprecometro

Svolta culturale e scelte politiche hanno un alleato: la tecnologia. Proprio in occasione della Giornata di domenica, l’Osservatorio Waste Watcher propone la app Sprecometro, progettata dall’Università di Bologna nell’ambito della “Campagna Spreco Zero”. È gratuita, ci dice quanto cibo buttiamo, a livello individuale, familiare o di gruppo, e serve a ridurre e a prevenire lo spreco, calcolando anche la nostra “impronta ambientale”. Aggiornando il proprio comportamento grazie al diario della App, l’utente può valutare i progressi nel tempo e fissare obiettivi di riduzione, proprio come fanno i governi, in linea con l’Agenda Onu per lo sviluppo sostenibile.

Stefano Zuppello, Presidente di VAS

Anche il Presidente dell’Associazione Verdi Ambiente e Società, Stefano Zuppello ha rilasciato questa  dichiarazione in occasione della Giornata nazionale contro lo spreco alimentare.

Dopo aver citato i dati diffusi dal report “Il caso Italia 2023” di Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability, ha affermato: “Rispetto a due anni fa e a parità di budget destinato alla spesa alimentare, quasi 1 italiano su 3 presta attenzione alla riduzione del consumo di carne, e 4 italiani su 10 quando fanno la spesa ragionano sulla base di promozioni e offerte, ma anche della sostenibilità di produzione e consumo del cibo. Notizie quindi abbastanza confortanti che avvicinano l’obiettivo Onu di dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030. Ognuno di noi ha il potere di promuovere il cambiamento. Importantissime sono le azioni di recupero di cibo a fini solidali che molte associazioni promuovono in tutto il Paese. Tantissime sono le azioni quotidiane che si possono fare. Verdi Ambiente e Società con la campagna MANGIASANO da anni è impegnata anche su questi temi.Promuovere azioni di recupero delle eccedenze alimentari, sostenere l’acquisto dei prodotti direttamente dai piccoli produttori e non nella “grande distribuzione” contribuendo a sviluppare programmi e attività di educazione alimentare per tutti, queste sono alcune delle azioni previste dalla campagna “Lo spreco alimentare rimane una aberrazione da sconfiggere”.

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