Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 13-05-2021 Roma , Italia Cronaca ILVA - sentenza Consiglio di Stato Nella foto: cittadini di Taranto attendono davanti alla Camera dei Deputati la sentenza del Consiglio di Stato sulla richiesta di spegnimento dell’area a caldo dello stabilimento Photo Mauro Scrobogna /LaPresse May 13, 2021  Rome, Italy News ILVA - Council of State ruling In the photo: citizens of Taranto waiting in front of the Chamber of Deputies the sentence of the Council of State on the request to shut down the hot area of the plant

La Corte d’Assise di Taranto ha condannato a 22 e 20 anni di reclusione Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell’Ilva, nell’ambito del processo ribattezzato ‘Ambiente svenduto’, per il presunto disastro ambientale sull’inquinamento ambientale prodotto dallo stabilimento siderurgico.

Condannato a tre anni e mezzo l’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e a tre anni l’ex presidente della provincia di Taranto Gianni Florido.

Francesco, il giovane gruista dell’ex Ilva morto a 29 anni

Francesco, il giovane gruista morto a 29 anni il 28 novembre 2012 nell’ex Ilva. Tre mesi prima dell’incidente, la perizie chimica ed epidemiologica ordinata dal gip, Patrizia Todisco, aveva delineato le prove a carico del “disastro ambientale” e certificato un eccesso di mortalità causato dall’inquinamento. Aveva anche disposto il sequestro degli impianti dell’area a caldo, senza facoltà d’uso. Ma sappiamo com’è andata a finire, la fabbrica fu riaperta per decreto. Da allora non c’è governo, tra quelli che si sono passati il testimone che non abbia aggiunto una pagina di vergogna in questa enorme tragedia. Lasciando il disastro li dov’è ancora.

Alfonso Pecoraro Scanio: “Confisca impianto conferma pericolosità e dà ragione ai cittadini parte civile” 

Alfonso Pecoraro Scanio che da ministro dell’Ambiente, dopo anni di rinvii, aveva avviato un accordo di programma finalizzato alla tutela di ambiente e salute a Taranto nonché istituito la commissione per l’Aia e nominato presidente l’avv. Rizzo Striano, recentemente autore di un coraggioso libro-verità ‘Lavoro e bugie contro salute e verità’, sulla vicenda Ilva ha dichiarato: “L’area a caldo andava chiusa da tempo trovando vere soluzioni di risanamento ambientale e di rilancio di Taranto. La confisca dell’impianto ne conferma la nocività non risolvibile con soluzioni inadeguate. È assurdo aver perso anni in sotterfugi con l’esito di non aver tutelato né salute né ambiente né lavoro”.

Legambiente: “Sentenza storica”

L’associazione ambientalista Legambiente ha espresso la propria soddisfazione per la decisione dei giudici di Taranto. “Si tratta di una sentenza storica per il popolo inquinato di Taranto, che certifica che nel capoluogo ionico c’è stato un disastro ambientale, causato dalla proprietà dell’impianto, che la nostra associazione cominciò a denunciare già negli anni ’80 quando lo stabilimento era ancora pubblico, e che ha procurato tanti malati e morti tra dipendenti e cittadini. Con questa sentenza di primo grado possiamo dire che eco giustizia è fatta, e che mai più si deve barattare la vita delle persone con il profitto ottenuto nel totale disprezzo delle leggi”, si legge in una nota dell’associazione firmata dal presidente nazionale Stefano Ciafani, dal direttore regionale Ruggero Ronzulli e del presidente del circolo tarantino Lunetta Franco. Legambiente, parte civile contro Ilva, riceverà 20mila euro di provvisionali per l’associazione nazionale e 50mila euro per la sezioni pugliesi e tarantine.

Nichi Ventola 

Vendola, accusato di concussione aggravata in concorso, ha già dichiarato che farà appello contro la sentenza. Secondo la tesi degli inquirenti avrebbe esercitato pressioni sull’allora direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, per far “ammorbidire” la posizione della stessa Agenzia nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall’Ilva. “Mi ribello a una giustizia che calpesta la verità. È come vivere in un mondo capovolto, dove chi ha operato per il bene di Taranto viene condannato senza l’ombra di una prova. Una mostruosità giuridica avvallata da una giuria popolare colpisce noi, quelli che dai Riva non hanno preso mai un soldo”, ha detto Vendola. I pm avevano chiesto una pena di 5 anni.

I fratelli Riva

I Riva rispondono di concorso in associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. La pubblica accusa aveva chiesto 28 anni per Fabio Riva e 25 anni per Nicola Riva.

Gianni Florido

Anche l’ex presidente della Provincia di Taranto Gianni Florido è stato condannato dalla Corte d’Assise. Tentata concussione e concussione consumata le accuse, per un totale di 3 anni di reclusione. Florido avrebbe commesso i reati in concorso con l’ex assessore provinciale all’ambiente Michele Conserva (condannato a 3 anni) e l’ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva Girolamo Archinà (condannato a 21 anni e mezzo). I pm avevano chiesto 4 anni per Florido e Conserva, 28 anni per Archinà.

Giorgio Assennato

Due anni all’ex direttore generale dell’Agenzia per l’ambiente (Arpa) della Puglia, Giorgio Assennato, accusato di favoreggiamento nei confronti dell’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola. Secondo l’accusa, Assennato avrebbe taciuto delle pressioni subite dall’ex governatore affinché attenuasse le relazioni dell’Arpa a seguito dei controlli ispettivi ambientali nello stabilimento siderurgico. Il pm aveva chiesto la condanna a un anno. Assennato, che ha sempre negato di aver ricevuto pressioni da Vendola, aveva rinunciato alla prescrizione.