Un libro edito da Marsilio e una mostra, promossa da Lombardia e Fondazione Pirelli, celebrano un simbolo: dal 16 dicembre evento online e presentazione del volume. Nella primavera 2021 si terrà una Esposizione con foto, filmati, materiali e illustrazioni dell’archivio storico Pirelli.

«In Milano il grattacielo Pirelli, a parte la sua incontestabile bellezza, o forse proprio per questo, è un grande personaggio. Gli occhi, per me poi che abito a due passi da piazza della Repubblica, ci sono abituati. Ma ogni tanto, passando per le strade là intorno, e voltando per caso gli occhi in su, cosa che in città purtroppo si fa di raro, ecco quel coso, pinnacolo, guglia, torrissima, protendersi al di sopra dei cementi, dei vetri, delle vogliose architetture residenziali, con un grande, solenne, puro respiro».

È il 1970 e il Pirellone — così lo chiamano da sempre i milanesi — è stato inaugurato da dieci anni. Nel guardare quel gigante architettonico, Dino Buzzati prova ancora meraviglia e gli dedica questo Piccole storie del grattacielo, racconto apparso nella Rivista Pirelli. Suggerendo, fra l’altro, i punti migliori per osservarlo: fra via Fabio Filzi e via Marangoni, ad esempio, «vi si presenta a fil di spada, imprevedibile, con violento lirismo». Oppure, scendendo per via Fara, «a un certo punto, a destra, si apre un varco; è questo, senza possibilità di discussione, uno dei punti più belli di Milano, e Dio solo sa quanto sia avara Milano di bellezza; dovrebbero portarci i turisti, con i pullman, nel rituale tour de la ville». Così riporta sul Corriere della Sera Damiano Fedeli.

Nella foto di Copertina: «Immigrato davanti al Pirellone» (1968)

La foto del 1968 di Uliano Lucas ha la potenza dell’icona. In primo piano un emigrante sardo appena arrivato alla Stazione centrale: su una spalla ha una scatola di cartone. In mano una valigia legata con lo spago. Dietro, è sovrastato dai trentuno piani del Pirellone, con i suoi 127 metri di vetro, alluminio, calcestruzzo. Due Italie in uno scatto.

Il  grattacielo Pirelli, opera dell’ingegno di Gio Ponti, fu inaugurato il 4 aprile del 1960. Per celebrarne i sessant’anni, mercoledì 16 dicembre verrà presentato, online, il catalogo della mostra Storie del grattacielo. I 60 anni del Pirellone tra cultura industriale e attività istituzionali di Regione Lombardia.

L’esposizione, promossa dalla giunta e dal consiglio regionale lombardo, curata dalla Fondazione Pirelli e dall’architetto Alessandro Colombo, sarà realizzata nella primavera 2021 con foto, filmati, materiali e illustrazioni dell’archivio storico Pirelli.

Il Pirellone, storia di un grattacielo

Il primo stabilimento Pirelli di via Ponte Seveso, costruito nel 1873 e rimasto sede del Gruppo anche dopo la realizzazione della seconda fabbrica nell’area di Milano Bicocca nel 1908, venne bombardato nell’agosto del 1943. Impossibile riportarlo in vita: era stata distrutta dai bombardamenti anche la “Brusada”, lo stabilimento costruito nel 1890 proprio di fronte alla prima fabbrica, per dare avvio alla produzione di pneumatici per biciclette.

La Pirelli decise così di realizzare nell’area della prima fabbrica in centro Milano una nuova sede direzionale e amministrativa, lasciando la produzione operativa nello stabilimento di Bicocca. Nella primavera del 1955 l’azienda avviò quindi la costruzione del suo nuovo quartier generale: un grattacielo di  31 piani, 127 metri d’altezza, oltre settemila metri quadri. Doveva rappresentare non solo la rinascita dell’impresa, ma diventare anche il simbolo della rinascita dell’Italia nel dopoguerra.

Mentre l’edificio saliva, le transenne che circoscrivevano il cantiere si coprivano di pubblicità e suggestioni visive. Dentro al Pirellone, l’architetto Gio Ponti volle arredi e mobili in linea con la pianta dell’edificio, dalla forma dei tavoli al linoleum colorato dei pavimenti. Nell’aprile del 1960 il “Centro Pirelli” venne inaugurato; la vita nella “torre”, con i suoi open space in stile americano, divenne presto quella di una piccola città nella Milano degli anni Sessanta. Ma dal 1968 in poi iniziarono a susseguirsi i cicli di crisi economica mondiale e, nel 1978, il Grattacielo venne venduto alla Regione Lombardia.

“Entriamo” nella vita di un edificio che da sessant’anni caratterizza lo skyline di Milano, la “città che sale”. (segue qui)

Il libro: Storie dal grattacielo

I 60 anni del Pirellone tra cultura industriale e attività istituzionali di Regione Lombardia

La copertina del libro «Storia del grattacielo. I sessant’anni del Pirellone tra cultura industriale e attività industriali di Regione Lombardia» di autori vari (Marsilio, pagg. 192, euro 30), presentato unitamente ad un evento collaterale il 16 dicembre

In occasione dei sessant’anni del Grattacielo Pirelli, il volume celebra la storia del Pirellone, nato come headquarters dell’azienda e diventato poi sede e simbolo di Regione Lombardia.

Il 4 aprile del 1960 si inaugurava a Milano il Grattacielo Pirelli, sede dell’omonima azienda che in quel momento scriveva, così, una delle pagine più alte della rinascita che portò il Paese a superare le distruzioni della Seconda guerra mondiale e ad arrivare da protagonista alla ribalta della scena internazionale.

La storia del Grattacielo, voluto da Alberto e Piero Pirelli, concepito dalla forza creativa e innovativa di Gio Ponti, Antonio Fornaroli, Alberto Rosselli, Pier Luigi Nervi, Arturo Danusso, Giuseppe Valtolina, Egidio Dell’Orto, rivive nel volume edito da Marsilio attraverso la voce delle persone che lo hanno pensato, progettato, realizzato, abitato e vissuto come cittadini della Milano degli ultimi sessant’anni, celebrando la modernità della tecnologia e dell’industria lombarda, dell’istituzione della Regione, che qui ha la sua sede dal 1978, e dell’avanguardia urbanistica del capoluogo.

Alle prefazioni istituzionali di Attilio Fontana, Alessandro Fermi e Marco Tronchetti Provera seguono saggi di approfondimento sulla storia economica e sociale e sull’architettura, a firma di Antonio Calabrò, Alessandro Colombo e Laura Riboldi, e un’intervista a Piero Bassetti, primo presidente della Regione Lombardia.

Una linea del tempo ripercorre oltre sessant’anni di storia della città, della sua cultura, delle sue imprese e delle sue istituzioni, nel contesto della grande storia nazionale e internazionale, con uno sguardo al futuro della metropoli.

Il cuore del libro è costituito da un ricco corpus di immagini: fotografie, illustrazioni e altri documenti originali provenienti dall’Archivio Storico della Fondazione Pirelli e dalla Regione Lombardia; scatti e reportage di maestri come il fotografo Arno Hammacher, Aldo Ballo, Giorgio Calcagni, De Paoli, Paolo Monti, Dino Sala, e di storiche agenzie come Publifoto; campagne pubblicitarie firmate da designer di fama internazionale come Lora Lamm, Riccardo Manzi, Alessandro Mendini, Bruno Munari, Bob Noorda, Pino Tovaglia, Massimo Vignelli, protagonisti del fermento culturale e artistico nella Milano degli anni sessanta.

Oggi, il Grattacielo resta tra i landmark di una condizione metropolitana che si impegna a fare i conti con le ipotesi di sviluppo sostenibile, ambientale e sociale. Nel ricostruirne la storia sono state ascoltate dieci voci, quelle di Piero Bassetti, Eva Cantarella, Alessandro Fermi, Attilio Fontana, Giuseppe Guzzetti, Uliano Lucas, Carlo Ratti, Gianfelice Rocca, Andrée Ruth Shammah e Marco Tronchetti Provera, donne e uomini della politica, della cultura e dell’economia.

Tra ricordi e previsioni, dalle loro parole emerge la prospettiva di un territorio che ha attraversato momenti intensi di difficoltà e, nonostante tutto, ha sempre saputo fare leva sulle proprie capacità di sognare, sperare, progettare, costruire. Lavorare.

Vengono così documentate la prima industrializzazione, l’impresa e la modernità, la costruzione e l’architettura dell’edificio, fino a far rivivere gli interni, il design e il lavoro nel Grattacielo. E ancora: la Milano in movimento, la cultura e la moda negli anni sessanta e settanta, la nascita delle regioni, l’insediamento della Regione Lombardia e del Consiglio Regionale e l’attività dell’istituzione, fino ad arrivare a una prospettiva sul futuro, fra memoria e capacità di progettare le città di domani.