La start up capitanata da Davide Maggi punta a portare sulle tavole di tutto il mondo specialità come il ragù bianco di cortile, il friggione bolognese e la marasca
Per le Cesarine, un’associazione fondata nel 2004 a Bologna per tramandare la tradizione culinaria italiana, riscoprendo e salvaguardando le ricette di famiglia, ma gustate fra le mura domestiche, è arrivata l’ora della svolta.
Nel periodo della pandemia hanno messo a punto una nuova strategia e puntano in alto: non si fermano in Italia ma sbarcano all’estero e nel frattempo hanno anche aumentato il capitale.
Un deciso cambiamento di crescita, una vera e propria svolta, per la start up capitanata da Davide Maggi, fondata cinque anni fa sull’eredità dell’associazione bolognese “Home Food Le Cesarine”.
Dopo l’ingresso di Alfredo Cazzola, ex presidente del Bologna Calcio, che è diventato azionista attraverso la finanziaria Finalca, la nuova società ha compiuto, nelle scorse settimane, un decisivo passo avanti con un’operazione di massimo rilievo insieme al fondo rilancio startup di Cassa depositi e prestiti: assieme hanno messo 1,1 milioni milioni dei 3 previsti. In questo ultimo periodo sono entrati in società alcuni pezzi da novanta: Daniele Ferrero di Venchi, leader nel cioccolato di qualità, Niccolò Branca del gruppo dell’Amaro, Marco Airoldi, ex ad Benetton, ed Emanuel Osti de L’Occitane de Provence.
Forse anche grazie a questa cordata e all’aumento di capitale si è pensato di sbarcare all’estero senza tralasciare l’impegno in Italia.
Il profumo del ragù bolognese preparata e gustata oltreoceano!
La linea di prodotti che il network delle 1.500 cuoche e cuochi di casa Cesarine sta lanciando in questi giorni vuole mettere a disposizione, di buongustai italiani e stranieri, proprio i prodotti e le ricette “speciali” che racchiudono il sapere e la cura della cucina tradizionale italiana, con un occhio di riguardo per quella bolognese.
Il progetto che parte in questi giorni, informa una nota nota stampa de Le Cesarine, raggiungerà dapprima l’Europa continentale, ed entro fine anno le destinazioni oltreoceano. Prevede la proposta di circa 50 referenze (destinate ad aumentare) di specialità introvabili sugli scaffali della grande distribuzione tra cui la cremosa cacio e pepe, il ragù bianco di cortile. E, ancora, il crostino toscano, la marasca e lo zabaione di casa: una vera e propria incursione nella dispensa di una nonna italiana.
100% made in Italy, artigianali e sostenibili i prodotti ad oggi disponibili sono stati realizzati con i ricettari tramandati da generazioni di cuoche e cuochi di casa e saranno abbinati ad una serie di contenuti digitali tra cui corsi di cucina e “tocchi segreti del cuoco” per la riuscita del piatto.
Sono stati oltre 10.000 gli estimatori della cucina italiana tradizionale che si sono collegati da tutto il mondo (tra i più numerosi e affezionati americani, canadesi e inglesi) per imparare i segreti del ragù alla bolognese, della pizza napoletana e dell’autentico sugo all’amatriciana.
L’idea della linea di prodotti “Cesarine” è nata come una risposta all’esigenza del turista straniero, costretto nei confini del proprio Paese, ma anche della clientela nazionale, che durante il lockdown ha riscoperto l’amore per la cucina e le tradizioni culinarie locali. Una linea di prodotti che – come tutte le esperienze proposte da Cesarine – promuove la dieta mediterranea come scelta alimentare e modello sano, salutare e sostenibile, privilegia i prodotti tipici dei territori e protegge l’ambiente combattendo lo spreco alimentare grazie ad un consumo responsabile di cibo fatto di prodotti di stagione e ricette di recupero.
L’idea di questo progetto è nata durante la pandemia
Nel periodo “buio” del Covid in cui è venuta meno la possibilità di ospitare, le Cesarine sono entrate in una veste diversa nelle case dei loro “ospiti”, costretti a casa dai lock-down: dapprima con una piccola serie di lezioni di cucina su Zoom; poi attraverso sessioni interattive di cucina online e numerose dirette social, consolidando e ampliando la propria community di amanti del buon cibo italiano.
“A Bologna, la città in cui vivo, gestisco una gastronomia e uno dei piatti tipici più richiesti è la gramigna con la salsiccia: nel mio negozio vendo quella delle Cesarine perché – oltre ad essere buonissima e a tenere molto bene la cottura – è per me una grande soddisfazione pensare a tutte le persone che potranno portare sulla loro tavola questo piatto che amo molto e gustarlo proprio come se fossero a casa mia” dice Diva, Cesarina di Bologna.
“Il piatto della mia infanzia è senza dubbio la polenta con il ragù di cinghiale. Mi ricorda –ha aggiunto Damiano, Cesarino di Como– le domeniche che precedevano il Natale, quando, tornando dalla Messa, ne sentivo il profumo appena entrato nel cortile della corte lombarda, dove vivevo con la mia famiglia e dove la mamma o le zie erano solite prepararlo. Nel profumo e nel sapore del ragù di cinghiale delle Cesarine ho ritrovato la stessa atmosfera magica di quelle domeniche: condividerla anche con chi non si è mai seduto alla mia tavola è qualcosa che mi rende orgoglioso e felice allo stesso tempo”.
Il sito: shop.cesarine.com
Un libro di Francesca Comolli
In occasione di questo “rilancio” e trasformazione delle Cesarine ci piace ricordare un libro curato da Francesca Paola Comolli, dal titolo: La cucina di casa delle Cesarine uscito nella collana Slowbook di Slow Food.
Grazie a questo volume si può visitare l’Italia attraverso le ricette di famiglia di 50 Cesarine, entrare nelle loro case, scoprire luoghi caratteristici, antiche botteghe e tradizioni culturali.
Il volume non è solo un libro di ricette, ma una raccolta di storie personali, nelle quali, per motivi differenti, la cucina ha avuto un ruolo fondamentale. Nel libro ci sono tutti i contatti per scegliere “la propria” Cesarina, in ogni Regione d’Italia, ogni esperienza diversa dall’altra, un “gruppo” di 800 case ospitali lungo lo stivale, dalla città metropolitana al borgo antico, dalla località di vacanza alla Capitale.