25 presidenti di filiere agroalimentari partecipanti al bando Pnrr promosso dal Masaf (rappresentano circa il 10% del totale dei programmi presentati) hanno preso carta e penna e hanno scritto al ministro Francesco Lollobrigida. Il motivo principale di questa iniziativa, scrive Cesare Pansera su “Il Sussidario”, riguarda lo stato di attuazione del programma e il rischio concreto di affossare l’intero progetto – con la relativa perdita dei fondi – dopo la pubblicazione il 30 giugno della graduatoria provvisoria.

La preoccupazione principale – scrivono i sottoscrittori dell’appello – riguarda lo stato a cui sono giunte le cose nell’espletamento delle procedure relative al V bando per le filiere agroalimentari. Pur apprezzando lo sforzo fatto in questi mesi dalle strutture tecniche del Masaf per organizzare un concorso pubblico trasparente e veloce e per consentire alle aziende italiane del settore di accedere ai fondi del Pnrr, è del tutto evidente che sono aumentati nella fase attuale i rischi di un contenzioso molto esteso”.

Le ragioni di questa tensione sono diverse, ma non vi è dubbio che il motivo principale riguarda il fatto che, pur di fronte a risorse limitate (appena 690 milioni di euro), c’è stata una straordinaria partecipazione di centinaia di migliaia di aziende che hanno creduto nel programma e nella possibilità unica di investire le risorse del Pnrr in sostenibilità e tecnologia, in ricerca e promozione. Risultato: si sono presentati 340 programmi per oltre 6.000 imprese primarie e di trasformazione, ma ora ci sono soldi per appena 38 progetti, pari al 10% dei partecipanti.

La nostra proposta – scrivono i rappresentanti delle filiere – è quella di aumentare subito le risorse disponibili e assicurare alle filiere che hanno ottenuto l’ammissione – cioè che hanno superato la soglia dei valori considerati essenziali per poter entrare in graduatoria – che riceveranno, anche se in tempi diversi, le risorse necessarie per realizzare i loro investimenti”.

Ma quanti soldi servono? Più di 2 miliardi da aggiungere a quelli disponibili, da recuperare dai fondi non spesi, proprio ora che si sta avviando la discussione con la Commissione europea per  rimodulare il Pnrr. Ma si potrebbe anche utilizzare fondi ordinari, come ad esempio quelli ancora non impegnati, come il Fsc per le economie 2014-2020 e i Fse per la nuova programmazione 2021-2027. Per evitare il conflitto amministrativo occorre quindi un segnale politico che, com’è già accaduto per il IV bando dove la graduatoria è stata finanziata fino al suo esaurimento, rappresenterebbe la spinta necessaria a far partire subito gli investimenti.

Alla richiesta dei presidenti delle filiere si sono aggiunte le dichiarazioni dei rappresentanti delle organizzazioni di categoria, dalla Coldiretti ad Agrocepi. Lo stesso Fitto ha dichiarato che nella proposta di rimodulazione si terrà conto di chi è in grado di spendere subito, e ha citato esplicitamente i progetti di filiera agroalimentare.

Sentivamo il dovere di esprimere in questo momento il nostro punto di vista – conclude l’appello – sia a nome delle imprese associate nelle nostre filiere (circa 1.000 aderenti ai diversi programmi), sia perché vogliamo dare il nostro sostegno a tutte le iniziative rivolte a premiare chi crede nel nostro agroalimentare e conduce la sua azione, grande o piccola che essa sia, a difesa del nostro Paese”.