Coldiretti: la contraffazione alimentare causa di danni economici e di immagine

La “Carbonara” preparata con il pollo sintetico in un ristorante di Singapore

Dai cuochi ai ristoratori, dai contadini agli artigiani, dai negozianti ai tecnici di sicurezza alimentare, dagli addetti della logistica ai sommelier la candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco tutela 4 milioni di lavoratori occupati in una filiera nazionale del cibo che vale ben 580 miliardi di euro, un quarto del Pil.

Questa l’analisi della Coldiretti emersa in occasione dell’assemblea nazionale dell’organizzazione a Roma a Palazzo Rospigliosi con il presidente Ettore Prandini e, tra gli altri, il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, il Ministro della Salute Orazio Schillaci, il ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto mentre in collegamento dl ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida che insieme al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha proposto la candidatura della pratica della cucina italiana per l’iscrizione nella Lista rappresentativa dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità dell’Unesco.

La candidatura Unesco – ha sottolineato la  Coldiretti – è un riconoscimento per il padre della cucina italiana Pellegrino Artusi nato nel 1820 ed autore del primo codice alimentare dell’Italia unitaLa scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” che diede un contributo fondamentale per amalgamare, prima a tavola e poi nella coscienza popolare, le diverse realtà regionali con un comune senso d’appartenenza.

Ma se da un lato si consolida il prestigio della nostra cultura agroalimentare, dall’altro si assiste ad una serie infinita di imitazioni e ricette tarocche in giro per il mondo: ultima in ordine di tempo la “Carbonara” preparata con il pollo sintetico, in un ristorante di Singapore.

Il Made in Italy a tavola, sottolinea Coldiretti, coinvolge dal campo al piatto 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. Una rete diffusa lungo tutto il territorio che – spiega la Coldiretti – viene quotidianamente rifornisce i consumatori italiani e stranieri in ogni parte del pianeta. Non a caso con un balzo del +9% è record storico per le esportazioni alimentari Made in Italy nel 2023 secondo l’analisi della Coldiretti sui dati Istat sul commercio estero relativi ai primi quattro mesi dell’anno che vedono le esportazioni alimentari in aumento sul record annuale di 60,7 miliardi fatto registrare nel 2022. Tra i principali mercati di riferimento per i prodotti italiani, nel 2023 – sottolinea la Coldiretti – sono cresciute di più le esportazioni alimentari in Francia, con un balzo del 17% davanti alla Germania (+10%), Gran Bretagna (+10%) e Stati Uniti (+3%).

La ristorazione italiana è la più diffusa e apprezzata nel mondo con un valore che raggiunge i 205 miliardi di euro e registra i maggiori livelli di penetrazione negli Usa, con il 33% del totale dei ristoranti, e in Brasile (28%), ma ottimi risultati si raggiungono anche in Francia (22%), Spagna (24%), India (24%), Germania (16%), Cina (14%), Corea del Sud (12%) e Regno Unito (11%) secondo l’analisi della Coldiretti sul Foodservice Market Monitor 2022 di Deloitte.

Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini

“L’obiettivo è far crescere l’export agroalimentare dai 61 miliardi attuali ai 100 miliardi nel 2030”. Lo ha detto il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini. “Per sostenere il trend di crescita del vero Made in Italy serve ora agire sui ritardi strutturali dell’Italia – ha aggiunto Prandini – e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo”.

Aperto il primo “salone della falsa cucina italiana”

“La mancanza di chiarezza sulle ricette Made in Italy offre terreno fertile alla proliferazione di falsi prodotti alimentari italiani all’estero dove le esportazioni potrebbero triplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale che è causa di danni economici, ma anche di immagine”, afferma il presidente Ettore Prandini nel sottolineare che “l’agropirateria” internazionale nei confronti dell’Italia ha raggiunto i 120 miliardi”.

In testa alla classifica dei prodotti più taroccati, anche con nomi e grafiche che ricordano l’Italia, ci sono i formaggi spiega Coldiretti a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan diffuso in tuti i continenti. Ma ci sono anche le imitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina. Tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore e gli extravergine di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano. Ma tra gli “orrori a tavola” non mancano i vini, dal Chianti al Prosecco – spiega Coldiretti – che non è solo la Dop al primo posto per valore alla produzione, ma anche la più imitata.