L’Abruzzo ha visto la nascita di tanti liquori eccellenti: la Centerba, l’Amaro d’Abruzzo, l’Aurum  e il famoso Corfirio di Chieti.

Ma c’è anche il punch di Villalfonsina, il paesino in provincia di Chieti che vanta anche un eccellente dolce insignito nel 2012 della De.Co. La Sfogliatella, a Denominazione Comunale.

Al Ristorante Brancaleo’ in via Piave a Pescara (Foto di Rossella Cioppi)

La “Rivista Abruzzese”, un periodico culturale fondato nel lontano 1948 da Francesco Verlengia si occupa, in prevalenza, di letteratura, storia, sociologia e antropologia culturale dell’Abruzzo.
Il periodico, che ha sede a Lanciano (Chieti), diretto dal 1963 da Emiliano Giancristofaro, che ha mantenuto l’incarico sino al 2000, data in cui è subentrata la figlia Lia Giancristofaro, ha avuto come collaboratori, anche con scritti inediti, Roberto Almagià, Beniamino Rosati, Alfonso Maria di Nola, Benedetto Croce e sua figlia Elena.

Valeria con una bottiglia di “Punch Troiano”

E veniamo a La Rivista Abruzzese che in un vecchio numero del 2015 ha pubblicato anche una ricca “ricostruzione” del Punch Troiano di Villalfonsina scritta dal professore Nicola De Sanctis, nato a Villalfonsina nel 1936 (ci ha lasciati nel 2020: leggere, un grande uomo, un amico, il Professore, Nicola De Sanctis), è stato Professore di Storia della Filosofia all’Università degli Studi di Urbino e Assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Urbino negli anni ’70. De Sanctis è stato autore di molti saggi  su “La Rivista Abruzzese” e libri (Villalfonsina, prima e dopo), e ora ripubblichiamo, qui sotto, lo scritto “Il Punch Troiano di Villalfonsina“.

Donato Troiano e Nicola De Sanctis

Il Punch Troiano di Villalfonsina

di Nicola De Sanctis

Con l’eccellenza dell’olio e del vino, prodotti da sempre rinomati nelle terre d’Abruzzo, dobbiamo rilevare anche quella di alcuni liquori che si sono imposti sul mercato per la bontà dei loro profumi e buongusto, già nella seconda metà dell’Ottocento. La Centerba, il Corfinio, e l’Amaro d’Abruzzo hanno certamente la palma del primato, ma con i nomi di Beniamino Toro, Giulio Barattucci di Guilmi e Francesco Jannamico di Villa Santa Maria, figure imprenditoriali di spicco nel panorama del settore, dobbiamo annoverare di diritto altri nomi della nuova generazione che agli inizi del Novecento hanno saputo offrire prodotti nuovi, strettamente legati al territorio e sostenuti da una campagna pubblicitaria all’avanguardia, spesso anche d’autore.

Nel quadro della cosiddetta “Rinascenza abruzzese” dei primi del Novecento fervono le attività produttive che trovarono spazio di visibilità in tante mostre ed esposizioni nazionali ed internazionali, precedute ed accompagnate da campagne pubblicitarie sempre più coordinate e mirate. A questo contribuisce anche l’irrompere della grafica pubblicitaria che, di fronte all’aumento della concorrenza dei produttori e distributori, affina una quantità di prodotti diretti alla comunicazione visiva al fine di catturare immediatamente il favore dei clienti. Con l’affermarsi della tecnica litografica, rispetto a quella xilografica, divenne molto più semplice riprodurre infatti illustrazioni su riviste e quotidiani. Così, nella prospettiva di queste nuove strategie sulle scene dei mercati, frequente è il ricorso a tanti nomi della cultura che hanno contribuito artisticamente al lancio delle nuove campagne pubblicitarie. Limitatamente alla nostra regione abruzzese, vogliamo ricordare almeno Francesco Paolo Michetti per tutta la cura pubblicitaria profusa per il Corfinio, Gabriele d’Annunzio che dà il nome all’Aurum, gran parte dell’opera della dinastia dei Cascella.

Il nuovo fenomeno della pubblicità si affermò con un certo successo anche nel perimetro circoscritto del nostro territorio di Villalfonsina-Casalbordino, come dimostra l’opera pubblicitaria fatta da Nicola De Arcangelis per la tipografia, Iovacchini e Di Vincenzo per il pastificio, Giuseppe Travaglini per le Case Meccaniche, Nicola Candeloro per le armi, Bernardo Molisani per le bevande gassate (1).

Nell’ambito della ripresa economica che ripartiva, il panorama dei liquori abruzzesi si arricchì anche di nuovi prodotti, un po’ più casalinghi, fra cui spicca il nome del Punch Troiano di Villalfonsina in provincia di Chieti che in breve tempo si diffuse con successo in Italia e all’estero.

La storia del suo ideatore, tale Epifanio Troiano, per quanto allettante, “si perde nei ricordi delle persone di famiglia”, come ha sottolineato Roberta Presenza in un suo articolo del 2009.
Sarto di professione, geniale quanto intraprendente, affermò il suo nome offrendo un distillato che riverberava profumi intensi delle terre d’Abruzzo insieme ad un sapore pastoso che inebriava tutto il palato.

Per il suo successo commerciale, a parte la bontà indiscussa del prodotto, anche Epifanio si avvalse dell’estro di un artista abruzzese, Basilio Cascella, figlio di un sarto che a Pescara, con l’aiuto del Comune, era riuscito ad impiantare un moderno stabilimento cromolitografico, attivo dal 1895, dove poté stampare cartoline, etichette, manifesti pubblicitari, riviste illustrate avendo come fonte d’ispirazione quasi sempre l’Abruzzo, la sua gente e il suo folclore che studiò insieme ad Antonio De Nino e Gennaro Finamore.

Proprio per Elpifanio Troiano, Basilio Cascella approntò un’etichetta pubblicitaria stile liberty, una modernità emergente simboleggiata da una donna bella e prosperosa che raffigurava il gusto della libertà e del piacere.

L’etichetta, con tutto il suo fascino, girò per il mondo portando nelle case il profumo e il vigore della terra di Villalfonsina, abbinata ad un’altra etichetta che assicurava anche le proprietà terapeutiche del liquore, oltre a quelle toniche, digestive e corroboranti.

Questa contro etichetta, infatti, su sfondo blu, riportava l’attestato di Alfonso Magnarapa, medico primario nell’ospedale degl’Incurabili e Professore pareggiato nella Università di Napoli, specialista di malattie cardiache e polmonari, datato 20 aprile 1903, che garantiva come “Il Punch fatto dai Signori Epifanio Troiano e Figli di Villalfonsina… alla sua potente azione eccitante unisce un aroma che lo rende superiore a tutti gli altri: ed io nella “PULMONITE” lo adopero con molto vantaggio invece della comune cura alcolica, a cui è preferibile non solo per la qualità dell’alcol etilico, cioè di vino e non amilico, ma altresì pel suo gradevolissimo sapore”. Seguivano la data in cui era stato registrato il marchio di produzione (Marca Registrada a Buenos-Ayres, 19 enero 1910) e, alla fine, i nomi dei Rappresentanti con deposito a Buenos-Ayres (Giuseppe Cibotti e N. Molisani, Calle Bogotà, 231).

Agli inizi del Novecento il punch è già affermato e famoso, come risulta dalla sequenza dei premi collezionati: Grande Medaglia d’oro all’Esposizione nazionale di Perugia del 1901 e all’Esposizione internazionale di Foligno del 1902, Grand Prix all’Esposizione nazionale di Lyon del 1902, Diploma di fuori Concorso e Gran Croce d’oro all’Esposizione di Parigi del 1903, Grand Prix all’Esposizione mondiale di Londra del 1903, Medaglia di Bronzo all’Esposizione Agricolo Zootecnico Abruzzese dell’Aquila del 1903, Medaglia d’argento all’Esposizione universale di Saint Louis del 1904, Medaglia d’oro nel Congresso internazionale americano e all’Esposizione d’igiene di Buenos-Ayires nel maggio del 1910.

Per il suo lancio pubblicitario contribuì certamente anche la diffusione di un manifesto 100 x 70 sgargiante di colori, con la bottiglia etichettata al centro e sullo sfondo tante bandiere sventolanti, compreso il Tricolore italiano con lo stemma sabaudo.

Impresso nello stabilimento litografico di Michele Fracchia a Pescara, molto decorativo, spettacolare, ammaliante di bandiere che svolazzano diffondendo colori nazionali ed internazionali da sfondo ad una bottiglia che riportava in grande l’etichetta del Cascella ed il nome del rappresentante di vendita a Buenos-Aires – Cordoba, Enrico Marinelli & Figli, il manifesto, nel suo insieme, sottintendeva allegoricamente la presenza piena del Punch sui mercati nazionali ed internazionali, specie in Argentina.

Ma la produzione dei Troiano comprendeva ancora due liquori, non meno eccellenti del Punch: il Rhum Excelsior e il Cognac Togo, al prezzo di 32,40 lire ogni cassa di 12 bottiglie da litro, il primo, e di 33,60 lire il secondo, mentre una cassa di Punch costava 36 lire.

Nelle foto di queste due etichette sono visibili i medaglieri dei premi e riconoscimenti ricevuti in Italia e all’estero.
A puro titolo di curiosità storica riportiamo la foto del facsimile del modulo per telegrammi stampato a Casalbordino dalla tipografia Nicola De Arcangelis, la foto dell’autografo di Epifanio Troiano e l’effigie di un pieghevole pubblicitario sobrio quanto allettante impresso nello stabilimento litografico Michele Fracchia di Pescara.

Nel 1929 l’ultrapremiata Ditta Troiano chiuse i battenti della produzione spezzando un sogno che l’intrepido Epifanio aveva vagheggiato e realizzato con tanto successo. A parte tutte le diatribe dissennate rinfacciate dagli eredi, per gli abitanti del paese e per la storia delle distillerie di liquori il Punch Troiano resta un nome celebre per la sua inimitabile particolare qualità che ha soddisfatto piacevolmente il palato di un pubblico tanto diverso quanto esigente.

Per la mia generazione, c’è ancora vivo il fascino della memoria diretta, il ricordo di una famiglia che ha lasciato il segno di una impresa che ha portato nel mondo anche il nome di un piccolo paese abruzzese battezzato Villalfonsina. Dopo, ci penserà la storia.

La Fontana del 1881 all’ingresso di Villalfonsina