Nel braccio di ferro sui brevetti, India e Sudafrica modificano la loro proposta originale, precisandone meglio durata e contorni.

Nonostante l’apertura statunitense, anche la nuova proposta difficilmente sarà la base per un compromesso. La Commissione europea ha la posizione più rigida, e ignora anche il mandato del parlamento europeo, così scrive oggi sul quotidiano Il Manifesto, Andrea Capocci.

Il braccio di ferro sui brevetti all’Organizzazione Mondiale del Commercio è destinato a durare ancora a lungo. È quanto si intuisce dalla nuova proposta di moratoria sui brevetti avanzata da India e Sudafrica e anticipata dal quotidiano Domani, diretto da Stefano Feltri (leggere qui).

Il nuovo testo era molto atteso: dopo sei mesi di stallo ai negoziati ginevrini, il 5 maggio l’amministrazione Biden si era finalmente detta disponibile a sospendere i brevetti, ma solo sui vaccini anti-Covid (non su test e farmaci), spiazzando il fronte dei contrari di cui fanno parte anche Unione Europea e Regno Unito. L’impegno a modificare la proposta iniziale da parte di India e Sudafrica sembrava preludere a un compromesso ormai a portata di mano. Ma la nuova proposta di moratoria non avvicina di molto le parti.

NEL NUOVO TESTO, India e Sudafrica hanno precisato la durata della proposta di moratoria (indefinita nel testo originale), specificando che essa dovrebbe durare «almeno tre anni» con una revisione annuale da parte del consiglio generale del Wto. Ma per quanto riguarda l’ampiezza della moratoria, hanno ribadito che essa debba coinvolgere non solo i vaccini, ma anche i test diagnostici e i farmaci. Con una precisazione che potrebbe sembrare derisoria – se non si trattasse di delicatissima materia di diritto commerciale internazionale in cui ogni virgola può spostare miliardi – nella nuova mozione India e Sudafrica specificano che dalla moratoria rimarrebbero esclusi i diritti d’autore su musica, film e altri prodotti di intrattenimento.

Dato che in questo momento l’attenzione del mondo si concentra soprattutto sui vaccini, la posizione degli Usa e quella di India e Sudafrica possono non apparire così distanti. Ma difficilmente Usa (e tantomeno l’Europa) accetteranno di rinunciare alla proprietà intellettuale sui medicinali e sui test. Infatti, al di là del valore simbolico non è la proprietà intellettuale il principale ostacolo all’allargamento della produzione dei vaccini: anche senza proprietà intellettuale, produrre un vaccino richiede lo sviluppo di tecnologie che vanno al di là delle conoscenze coperte da brevetto. E imporrebbe di effettuare test clinici di sicurezza ed efficacia che richiederebbero molti mesi di tempo, se non anni. L’industria farmaceutica occidentale ha poco da temere da un’eventuale moratoria su questi brevetti.

AL CONTRARIO, riprodurre un farmaco è molto più facile sia dal punto di vista tecnico che da quello regolatorio. In più, liberalizzare la riproduzione dei farmaci avrebbe un impatto molto ampio, perché i medicinali utilizzati finora contro il Covid sono impiegati nella cura di molte altre patologie. Anche la proprietà intellettuale sui test avrebbe notevoli ricadute commerciali, se non altro per le dimensioni del mercato dei kit diagnostici: dall’inizio della pandemia, si calcola che nel mondo siano stati effettuati circa due miliardi di tamponi.

DUNQUE, IL NEGOZIATO al Wto si annuncia lungo e accidentato, nonostante l’apertura di Biden. Le maggiori organizzazioni non governative rimangono al fianco di India e Sudafrica: «Valutiamo positivamente che i governi abbiamo riaffermato la necessità di rimuovere i monopoli su tutti gli strumenti sanitari, come farmaci, test, vaccini e altre tecnologie necessarie per rispondere alla pandemia», sostiene Leena Menghaney, direttrice della campagna per l’accesso ai farmaci di Medici Senza Frontiere (Msf) per l’Asia meridionale. «Insistiamo affinché gli ultimi governi che ancora indugiano, in particolare l’Unione Europea, si schierino con la proposta e smettano di comportarsi come se la strategia business as usual possa portarci fuori dalla pandemia». Non lo chiedono solo le Ong ma lo stesso Parlamento Europeo, che giovedì scorso ha votato una risoluzione che impegna l’Unione ad appoggiare la moratoria proposta da India e Sudafrica. Ma la Commissione Europea, guidata da Ursula von der Leyen sta ignorando il mandato affidatole dal Parlamento.

Al Summit sulla salute del G20 che si è tenuto a Roma venerdì, la presidente della Ue ha annunciato che al prossimo round di negoziati al Wto l’Ue si presenterà con una sua proposta. Si tratterà di una “terza via”, con l’obiettivo di garantire l’accesso universale ai vaccini senza mettere in discussione le regole internazionali sulla proprietà intellettuale, conclude il giornalista de il Manifesto.

Al G20 sulla salute. I Grandi divisi sullo stop ai brevetti

Anche se Mario Draghi Ursula Von der Leyen hanno parlato di un «vero successo», il Summit Globale sulla Salute del G20 che si è concluso ieri non ha prodotto la svolta che molti attendevano…… (leggere su Gustoh24)