Si torni a valutare la possibilità di apertura bar e ristoranti anche a cena nelle Regioni in zona gialla e per il pranzo in quelle in zona arancione.
Questa una delle richieste al presidente del Consiglio Mario Draghi da parte della filiera del vino composta da Cia-Agricoltori Italiani, Alleanza delle Cooperative Italiane Agroalimentare, Assoenologi, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini (Uiv).
GustoH24 riporta la lettera al neo premier, Mario Draghi, di seguito, integralmente
Signor Presidente,
le scriviamo in vista dell’approvazione del nuovo DPCM relativo alle misure per fronteggiare l’emergenza COVID-19 e con riferimento a talune disposizioni contenute nel DPCM 14 gennaio 2021 che, all’articolo 1, comma 10 – nonché agli articoli 2 e 3, comma 4, lett. c) – vietano espressamente, a decorrere dalle ore 18.00, la vendita per asporto, ivi inclusa quella dei prodotti vitivinicoli, presso gli esercizi commerciali aventi codici ATECO 56.3 (“bar e altri esercizi simili senza cucina”) e 47.25 (“commercio al dettaglio di bevande in esercizi specializzati”), comprese le enoteche.
Al riguardo, pur comprendendo il periodo di estrema difficoltà e conseguentemente la necessità di adottare efficaci misure di contrasto all’emergenza sanitaria, non si coglie la relazione tra il contenimento della diffusione della pandemia e la limitazione di vendita dei prodotti vitivinicoli presso gli esercizi commerciali sopra menzionati. Acquisti che sono forieri peraltro di un consumo domestico e non fuori casa.
Ciò posto, Le sottoponiamo in particolare il tenore discriminante di quel dettato normativo che, nel vietare su tutto il territorio nazionale la vendita per asporto agli esercenti aventi codice ATECO 47.25, ne penalizzano fortemente l’operatività rispetto ad altri esercizi commerciali, aventi codici ATECO differenti, cui è consentito di svolgere la medesima attività commerciale.
Tale divieto ricade, peraltro, anche su molti punti vendita delle imprese, che esercitano la propria attività con codice ATECO 47.25, e che trovano nella vendita diretta una seppur minima compensazione dalla chiusura della ristorazione.
Stante quanto sopra, considerando i più che condivisibili obiettivi generali del DPCM, comprensibilmente finalizzato a mantenere un adeguato distanziamento sociale, evitando assembramenti, appare evidente che l’atto amministrativo del 14 gennaio 2021 finisce per colpire una particolare categoria di esercizi commerciali – che non meno di altri stanno attraversando un periodo di estrema difficoltà – che non riteniamo possano in alcun modo essere ritenuti responsabili o causare occasioni di assembramento e dunque di rischio.
Alla luce di quanto sopra, affinché sia possibile limitare le gravi perdite economiche della filiera vitivinicola, già messa a dura prova durante i precedenti mesi di emergenza sanitaria, Le chiediamo, in vista dell’approvazione del nuovo DPCM, di riconsiderare questa misura restrittiva affinché sia concessa la vendita per asporto, anche dopo le ore 18:00, presso le attività citate, al pari di quanto avviene presso altre categorie di esercizi commerciali.
Infine, la filiera vitivinicola sostiene la richiesta di dare al sistema dei pubblici esercizi, in particolare della ristorazione, canale di vendita privilegiato per i prodotti vitivinicoli, una prospettiva di ripartenza in sicurezza auspicando la possibilità di una riapertura graduale nelle aree gialle la sera e nelle aree arancioni fino alle 18.00.
Certi di un favorevole accoglimento, rimaniamo a disposizione per ogni confronto che riterrà utile. I migliori saluti.