Il rapporto: “Gli italiani sprecano più cibo dell’anno scorso”

Oggi, sabato 5 febbraio, si svolge la 9^ Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, dopo che ieri nella sede della Rappresentanza Permanente della Commissione Europea si è svolta una giornata di analisi e riflessione sui temi dello spreco alimentare. (Leggere su Gustoh24).

Alfonso Pecoraro Scanio e Andrea Segrè ieri al convegno di Roma

“Il caso Italia” 2022 di Waste Watcher International

Il patto degli italiani col cibo, fruito con scelte consapevoli per la salute propria e dell’ambiente, era stato una delle conquiste più significative del lockdown della primavera 2020 e dei lunghi mesi invernali di distanziamento. Esattamente un anno fa, lo aveva confermato il report 2021 di Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability (su rilevazione Ipsos riferita al 2020): nel 2022 le cose si prospettano diverse. In controtendenza con l’ultimo biennio, risale la freccia dello spreco alimentare domestico, come attesta il Rapporto “Il caso Italia” 2022 di Waste Watcher International (riferito al 2021), diffuso ieri a Roma per iniziativa della campagna Spreco Zero di Last Minute Market e dell’Università di Bologna, su monitoraggio Ipsos.

Gettiamo in media 595,3 grammi di cibo pro capite a settimana: la mappa dello spreco

I nuovi dati ci dicono che gettiamo in media 595,3 grammi pro capite a settimana, ovvero 30,956 kg annui: ca il 15% in piu’ del 2021 (529 grammi settimanali). Il ritorno alla vita sociale, nella convivenza con il virus, ci rende probabilmente meno attenti nella gestione e fruizione del cibo, un dato che si accentua a sud (+ 18% di spreco rispetto alla media nazionale) e per le famiglie senza figli (+ 12% rispetto alla media italiana). Vale complessivamente 7,37 miliardi € lo spreco del cibo nelle nostre case: una cifra vertiginosa, ovvero il doppio di quanto ha stanziato il Governo per sostenere il contrasto al caro energia, e corrisponde allo sperpero annuale di 1.866.000 tonnellate di cibo, solo nelle nostre case. Se includiamo anche lo spreco alimentare di filiera – produzione / distribuzione / commercio – che pesa 5.164.928 tonnellate, arriviamo a uno spreco nazionale di cibo del valore di € 10.444.931.606, quasi 10 miliardi e mezzo, il valore dell’investimento dell’ultima manovra per le infrastrutture italiane (dati Dipartimento Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna su rilevazioni Istat / Waste Watcher per campagna Spreco Zero).

L’indagine 2022 Waste Watcher spiega che nella hit degli alimenti più spesso sprecati svetta la frutta fresca (27%), seguita da cipolle aglio e tuberi (17%), pane fresco (16%), verdure (16%) e insalata (15%). Ma qual è la prima conseguenza dello spreco alimentare, secondo i consumatori italiani? Al top lo spreco di denaro, vissuto come aspetto più grave da oltre 8 italiani su 10 (83%). La gestione oculata del cibo va quindi di pari passo con quella del bilancio familiare, ma si riflette anche sull’effetto diseducativo per i giovani (83%), sull’immoralità intrinseca dello spreco alimentare (80%) e delle risorse (78%) e sull’inquinamento ambientale (76%).

PERCHE’ SPRECHIAMO, E COSA CI AIUTA A MIGLIORARE?

Perché sprechiamo nelle nostre case? Un italiano su 2 (47%) ammette di scordare spesso il cibo acquistato, il 46% sostiene che il cibo era reduce dal frigorifero dei negozi e a casa è deperito in fretta. Un italiano su 3 (30%) confessa di calcolare male le quantità di cibo che servono in casa, ma anche (33%) di essere preoccupato di non avere abbastanza cibo a casa, quindi di esagerare negli acquisti. I dati Waste Watcher dimostrano quindi che ci sono ampi margini di miglioramento nelle fasi di acquisto e gestione del cibo, nell’ottica di prevenire lo sperpero domestico degli alimenti.

Per contrastare il fenomeno le famiglie italiane chiedono: innanzitutto di potenziare l‘educazione alimentare, a partire dai banchi di scuola. Una richiesta che da anni è al top dei provvedimenti invocati dagli italiani, anche nel 2022 ben 9 su 10 (89%) ritengono che questa misura sia la più utile per arginare lo spreco del cibo. Ulteriori misure di sensibilizzazione 4 italiani su 5 (83%) chiedono di migliorare le indicazioni sulle etichette, il 72% prospetta confezioni più piccole, e cresce la percentuale di chi immagina di applicare tassazioni sulla base di una sorta di ‘sprecometro’: un’ipotesi che raccoglie il 54% del consenso. A livello di acquisto, le strategie messe in atto per la prevenzione dello spreco vedono in testa la programmazione di spese più frequenti per alimenti freschi, una modalità che adottano 4 italiani su 6 (41%), mentre il 36% sceglie di organizzare la distribuzione del cibo nel frigo e nella dispensa per data di scadenza e 1 italiano su 3 (34%) si presenta al supermercato con la lista della spesa. Infine, in chiave di consumo l’86% degli italiani previene lo spreco partendo dal cibo più deperibile, e valutando le quantità prima di cucinare. E l’85% testa personalmente gli alimenti scaduti da poco, prima di gettare il cibo.

L’ITALIA RESTA PERO’ LA PIU’ VIRTUOSA NEL “G8” DELLO SPRECO

Andrea Segrè mentre interviene Massimo Cirri

«La tendenza a una diminuzione dello spreco alimentare domestico, che a livello nazionale e globale gioca la parte del leone con un’incidenza del 60-70% sulla filiera campo-tavola, ha interrotto sensibilmente il suo slancio positivo con il ritorno alla vita sociale, sia pure in distanziamento e nella delicata convivenza con il virus – spiega l’agroeconomista Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero e della Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare – Una battuta di arresto che si spiega in parte per la ripresa del consumo extra-domestico, pur con tutte le limitazioni del caso e in parte per la difficoltà generale delle condizioni di vita dell’ultimo anno e il disorientamento generato da una pandemia che stenta ad allentarsi. L’Italia resta comunque la nazione più virtuosa nel “G8” dello spreco, che vede i russi a quota 672 grammi settimanali, gli spagnoli a 836 grammi e quindi i cittadini inglesi con 949 g, i tedeschi con 1081 g, i canadesi con 1144 g, sono i cinesi con 1153 grammi e in fondo i cittadini statunitensi che ‘auto-denunciano’ lo spreco di 1453 grammi di cibo settimanali. Tuttavia guardando anche alla tipologia dei prodotti che sprechiamo – frutta, verdura, pane… – è evidente che dobbiamo fare ancora molta strada per ridurre lo spreco e migliorare la nostra dieta alimentare. La via maestra resta dunque quella di una svolta culturale che sostenga l’adozione e la replica delle buone pratiche nel nostro quotidiano, dall’acquisto del cibo alla sua gestione e fruizione. Per questo rilanciamo la proposta di mettere al centro dei programmi di educazione civica, nelle scuole, i temi dell’educazione alimentare e ambientale».

“STANCHEZZA TECNOLOGICA”, NELLA PREVENZIONE DEGLI SPRECHI PREVALE LA TRADIZIONE

«I dati 2022sottolinea Luca Falasconi, coordinatore del Rapporto Waste Watcher “Il caso Italia” e docente all’Università di Bolognaevidenziano che in questa fase di “uscita” dalla pandemia gli italiani hanno ripreso a porre un po’ meno attenzione al cibo, visto che lo spreco è leggermente aumentato, e che sono consapevoli che i due anni del virus hanno manifestato sull’ambiente più effetti negativi che positivi. Ma vorrei porre l’accento anche su un altro aspetto che chiamerei “stanchezza tecnologica”: nella lotta agli sprechi, l’utilizzo delle App e di dispositivi di supporto agli elettrodomestici e dispense di casa, non è ancora visto a larga maggioranza come strumento di riferimento nella lotta allo spreco. Meno del 10% dichiara di utilizzarli o di considerarli strumenti utili nella gestione antispreco del cibo. Si prediligono i consolidati strumenti di economia domestica. Oserei dire, la rivincita della tradizione sulla tecnologia …».

Da parte sua il Direttore scientifico Ipsos Enzo Risso ha detto: «cresce la consapevolezza nei cittadini degli impatti negativi sull’ambiente generati dalla pandemia. Se nel 2021 la maggioranza degli italiani (51%) sottolineava il possibile impatto positivo a causa della riduzione degli spostamenti e della tendenza verso acquisti più oculati e conseguente riduzione sprechi per risparmiare, quest’anno il quadro si è ribaltato. la netta maggioranza delle persone, il 59% (ben 10 punti in più rispetto all’anno scorso), sottolinea l’impatto ambientale negativo della pandemia. A determinare questo effetto pernicioso sono: l’aumento dei rifiuti causato dall’uso di mascherine e guanti; la crescita dello shopping online (più spostamenti di corrieri, più imballaggi…); la lievitazione della domanda energetica delle famiglie e dall’implementazione di inquinamento e rifiuti dovuti al take away e al delivery. Le famiglie italiane stanno cercando di adottare alcuni accorgimenti sia sul fronte delle strategie di acquisto – come ad esempio l’acquisto periodico prodotti a lunga scadenza e quello frequente per i prodotti freschi (41%) , sia su quello delle strategie di uso dei prodotti, come quella di cercare di consumare per primi i prodotti deperibili (86%)».

Spreco alimentare Pecoraro Scanio (Univerde) e Martina (Fao) contro spreco e Fakefood

A Roma, nella sede della Rappresentanza Permanente della Commissione Europea si è svolto il convegno con Andrea Segrè, fondatore della giornata contro lo spreco alimentare. Leggere su Gustoh24.

Alfonso Pecoraro Scanio e Donato Troiano nella sede della Commissione europea a Roma

Le iniziative della Grande distribuzione

Sono 1.400 le tonnellate di prodotti alimentari in eccedenza raccolte nel 2021 da Despar, Eurospar e Interspar per il Triveneo, l’Emilia Romagna e la Lombardia.

La Coop nel 2021 ha recuperato nell’ambito del suo progetto a Buon Fine te oltre 5.500 tonnellate di cibo destinate a 938 associazioni di volontariato in tutta Italia.

Anche nel 2021 Conad Nord Ovest e Food for Soul, l’organizzazione non profit fondata dallo chef Massimo Bottura e Lara Gilmore, hanno unito le proprie forze per dar vita ad una serie di iniziative con un duplice obiettivocombattere lo spreco alimentare e incoraggiare l’inclusione sociale. Attraverso il recupero di prodotti alimentari rimasti invenduti nei supermercati e nei ristoranti, vengono offerti pasti sani e nutrienti agli ospiti dei refettori dell’organizzazione, in un ambiente conviviale che favorisce l’integrazione sociale.