Oggi mercoledì 23 giugno il Vescovo di Parma, monsignore Enrico Solmi, ha inaugurato all’interno del Duomo della città il dipinto restaurato di Filippo Mazzola (padre del Parmigianino), “il Battesimo di Cristo”. In origine era la pala dell’altare maggiore del Battistero dove è rimasto fino al 1870, ammirato e venerato dai fedeli di Parma. 

Sauro Rossi, presidente della Fabbricceria di Parma, la restauratrice Silvia Simeti Volta e il fotografo Ennio Barbieri
L’architetto Andrea Pacciani e il Vescovo Enrico Solmi (foto di Ennio Barbieri)
Il Sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, con gli esponenti delle associazioni che hanno contribuito al restauro (foto Ennio Barbieri)

Alla cerimonia era presente il Sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, insieme agli  esponenti di alcune associazioni che hanno contribuito al restauro, tra gli altri, Moica Parma, Lions Club Parma, Club del Fornello, Società Gandolfi international, Cavarretta Assicurazioni, le fondazioni Cassa di Risparmio e Quintavalla Albertini oltre ad alcuni rappresentanti dell’associazione Biopolis e dal comitato culturale rappresentato dall’architetto Andrea Pacciani, che ha curato per la Fabbriceria del Duomo, la raccolta fondi per il restauro eseguito della ditta Archè.

Parma, la Chiesa locale “riparte” da S. Giovanni Battista

Il vescovo di Parma, Enrico Solmi ha sottolineato come la “ricollocazione di questo capolavoro in un contesto liturgico, come la Cappella della Cattedrale, rappresenta un ritorno al luogo ideale per il quale il dipinto era sto ideato. Parma Capitale Italiana della cultura con la giornata di oggi ci riserva un ulteriore elemento di novità che fa bene a tutti”.

L’agenzia Sir, l’organo di informazione della CEI ha scritto oggi, nel primo pomeriggio: “Mercoledì in Duomo e in Battistero a Parma riusciremo a vivere in presenza l’appuntamento tradizionale della solennità di San Giovanni Battista, patrono del nostro battistero che da poco è tornato fruibile sia per le celebrazioni sia per i turisti. Quest’anno celebriamo dunque anche la sua ‘riapertura’!”. 

Confermato il legame tra il quadro e l’origine delle erbette, dei tortelli di Parma

Il dipindo è particolarmente caro ai parmigiani in quanto raffigura il momento in cui San Giovanni versa l’acqua a gocce sul capo di Cristo. In basso all’opera appaiono i ciuffi di erbe spontanee. E nel suo intervento l’architetto Andrea Pacciani, ha sottolineato il legame che unisce il contenuto simbolico tra il disegno (il ciuffo di erbette) alla tradizione popolare e gastronomica del territorio parmense delle serate conviviali a base di erbette che si celebra, a Parma e nel parmense, la sera della vigilia di san Giovanni, proprio la “scoperta” delle origini dei Tortelli d’erbetta come aveva anticipato Gustoh24 nell’intervista all’architetto Pacciani che ripubblichiamo qui sotto.

Alcune targhe dei sostenitori del restauro (foto Ennio Barbieri)

Arte e cultura, un binomio per “raccontare” la storia di un dipinto di grande devozione parmigiana che ci porta a conoscere l’origine dei Tortelli d’erbetta.

Cominciamo ricordando che tra il 23 e 24 giugno a Parma e provincia si festeggia San Giovanni con un’unica parola d’ordine: rozäda äd San Zvan. La prima rugiada d’estate, quella che cade nella notte di San Giovanni e che si dice, bagnando erbe e campi, garantirà, come una laica benedizione, salute e felicità, migliorando le doti curative di quei prodotti che poi la Food Valley porta in tavola da secoli.

I Tortelli d’Erbetta

E qui entra in scena il piatto più simbolico della cucina parmigiana: il tortello d’erbetta, quella pasta ripiena che le rezdore parmigiane ancora fanno in casa, tirando la sfoglia e farcendola con un ripieno di “erbette”, ricotta, burro, Parmigiano Reggiano e un pizzico di noce moscata. Il tortello di San Giovanni va gustato all’aperto, affinché la rugiada del mattino, che si dice miracolosa, possa condirlo con ulteriore sapore, quello del gusto di un’estate che arriva, alla faccia del Covid, con notti calde e profumate dal vento delle colline.

Ed ecco la vera notizia, tra arte, cultura e tradizione.

Oggi mercoledì 23 giugno alle ore 15,30 il Vescovo di Parma, Enrico Solmi, inaugura in Duomo il dipinto restaurato di Filippo Mazzola, “il battesimo di Cristo”.

Rimasto per ben  75 anni nei depositi della Pilotta, torna al pubblico un quadro di grande devozione parmigiana, grazie all’associazione Biopolis e il suo comitato culturale rappresentato dall’architetto Andrea Pacciani, che ha curato per la Fabbriceria del Duomo, la raccolta fondi per il restauro eseguito della ditta Archè.

Ed ecco la “scoperta” che spiega il titolo di questo articolo “La pala d’altare del Battistero di Parma e l’origine dei Tortelli d’erbetta”.

L’architetto Andrea Pacciani

Seguite la nostra intervista all’architetto Andrea Pacciani per capire il collegamento tra un quadro del 1493, eseguito da Filippo Mazzola, zio del Parmigianino, e i Tortelli d’erbetta. 

Domanda: Conosciamo le sue ricerche nella storia dell’arte per svelare storiche testimonianze di storia di cultura materiale e alimentare (L’Arte del Prosciutto – Edizioni Mattioli 1885). Ci racconta come nasce il legame tra questo dipinto del battistero e i tortelli d’ebetta?

La risposta di Andrea PaccianiDa sempre le ultime generazioni sono abituate a vedere il Battistero nella sua configurazione originale medievale del XII sec. come fu edificato al tempo dell’Antelami; tuttavia nel maggiore periodo della sua storia ha avuto una configurazione diversa con corie in legno ma soprattutto, dalla fine del 400, aveva un altare per celebrare messa la cui pala era un enorme dipinto di Filippo Mazzola di 2×3 mt. che rappresenta San Giovanni Battista che battezza Gesù Cristo.

Il dipinto di Filippo Mazzola che rappresenta San Giovanni Battista che battezza Gesù Cristo durante una fase del restauro

Domanda: che legame c’era pertanto tra la città di Parma e il suo monumento più evocativo ed al quadro in particolare?

Andrea Pacciani: Noi siamo abituati ad una percezione poco spirituale e museale di se stesso del Battistero, ma fino alla seconda guerra mondiale era invece molto più frequentato per le celebrazioni continue dei battesimi della città. Inoltre la tradizione popolare racconta di una grande devozione dei parmigiani a questo quadro e a questo santo, probabilmente anche per un culto più popolare e meno incline all’accesso solenne in Duomo, a cui perciò si rivolgeva più facilmente.

Il tappeto erboso, le “erbette”, sotto al dipinto in fase di restauro

Domanda: quali sono gli aspetti più significativi del dipinto? Ci descriva questa analogia tra i contenuti narrativi del dipinto e una possibile origine da questo dei tortelli d’erbetta parmigiani

Andrea Pacciani: Il dipinto descrive la scena in cui San Giovanni versa da una ciotola l’acqua a gocce sul capo di Cristo; i personaggi sono rappresentati in una scena agreste sul terreno nudo e ai piedi di Gesù ciuffi di erbe spontanee spiccano per dettaglio pittorico e verisimiglianza. D’altro canto sappiamo che la sera della vigilia di San Giovanni (23 giugno) in terra parmense si festeggia con una cena all’aperto a base di tortelli d’erbetta il cui convivio si protrae in attesa della rugiada delle prime ore del mattino di San Giovanni. Unendo la tradizione cristiana, la rappresentazione del dipinto dello zio di Parmigianino e il contenuto simbolico, la devozione popolare e la tradizione gastronomica possiamo arrivare ad alcune considerazioni.

L’evocata rugiada del convivio parmigiano di San Giovanni a base di tortelli d’erbetta è la trasposizione simbolica dell’acqua del battesimo di cristo che a gocce colpisce il capo del Salvatore: è di fatto la festa della benedizione del frutto dei campi. Inoltre nel quadro le gocce dell’acqua battesimale raggiungono il terreno ai piedi di Cristo dove delle erbe spontanee ricevono “nutrimento santo” di quell’acqua.

Pertanto è facile pensare che le erbette di campo dentro i tortelli parmigiani vi siano arrivate nell’intento celebrativo della festa di San Giovanni, arricchendoli di quelle erbette “santificate” dalla rugiada di quel giorno speciale, viste nel quadro celebrato in Battistero a cui i parmigiani sono molto devoti.

Domanda: Gentile architetto dia ai lettori di Gustoh24 un suggerimento “storico” per la tortellata di San Giovanni di quest’anno alla luce di questa sua intuizione sul Battistero?

Andrea PaccianiDi solito si servono in porzioni da 9 tortelli: almeno a San Giovanni fate le porzioni da 12 come i mesi del Battistero!

Battesimo di Cristo. Dipinto ad olio su tavola

Autore: Filippo Mazzola (Parma 1460 circa – ante1505).

Alcune note storiche

Data di esecuzione: 1493. Soggetto: Battesimo di Cristo. Timbro R. Soprintendenza alle Gallerie Parma.

Dimensioni: cm 284 x 220. Mq. 6,248.

Provenienza: Complesso Monumentale della Pilotta, Galleria Nazionale, Parma, ivi dal 1941 per protezione durante gli eventi bellici.

Precedentemente conservata in Duomo, Cappella di Santa Teresa (prima del 1906), poi Cappella Bernieri, dopo il suo spostamento dalla collocazione originale in Battistero (altare maggiore) intorno al 1860.

Proprietà giuridica: Diocesi di Parma.

Restauri: 1882-83 (U. Passani); 1948; 1954 (L. Arrigoni); 1973; 1984-85 (M. Simonetti).

D.L.: Arch. Sauro Rossi, Presidente della Fabbriceria della Basilica Cattedrale.

Alta Sorveglianza: Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza.

Descrizione

Il dipinto rappresenta la scena del Battesimo di Cristo: in primo piano, al centro della tavola, a grandezza quasi naturale, le figure di Cristo e del Battista, il primo stante su una sorta di roccia emergente dalle acque del Giordano dove è apposto il piccolo cartiglio con la firma dell’autore (in gran parte abrasa); ai lati, in posizione simmetrica leggermente arretrata a suggerire un’ accennata profondità prospettica, sono disposte due schiere di tre angeli oranti dalle lunghe ali variegate di sapore ancora tardogotico ma i cui volti tondi rimandano alla pittura belliniana e di ambito veneto, assimilata dalla figura di F. Tacconi, maestro del Mazzola. Lo sfondo è suddiviso schematicamente in due sezioni corrispondenti quasi alla metà dell’altezza complessiva del dipinto: la metà inferiore con fondale paesaggistico, dalla sponda del Giordano con trifoglio, rade erbe e ciuffi filiformi in primo piano, al fitto tappeto erboso connotato da sottili pennellate allungate e stilizzate a designarne gli steli, sino ad un fondale lievemente collinare disseminato di alberi e cespugli: tanta  minuta attenzione descrittiva alla vegetazione, caratteristica peculiare di altre opere del Mazzola, valse al pittore l’appellativo “delle erbette” (Lopez1).

L’imponente ancona si trova attualmente ricoverata presso la Cappella dei Consorziali della Basilica Cattedrale di Parma, a seguito della restituzione dell’opera alla Diocesi di Parma, proprietaria del bene, da parte della Galleria Nazionale, avvenuta in data 20 marzo 2017 (Autorizzazione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza del 20/12/2016, Prot. n. 5558).

Il dipinto versa in precarie condizioni conservative sia per quanto concerne il testo pittorico che il supporto ligneo, oggetto di reiterati restauri soprattutto nel corso del Novecento che segnalano una sofferta vicenda conservativa, non insolita per le opere del Mazzola.

Intervento

La situazione conservativa sia del recto che del verso richiederebbe un restauro globale dell’opera, ovvero un intervento sul supporto ligneo in grado di risarcire tutte le problematiche micro e macrostrutturali del tavolato di supporto mirato al conseguimento dell’equilibrio, solidità e stabilità strutturale, nonché un adeguato controllo dei movimenti dell’intero assito a beneficio degli strati preparatori e pittorici, ad opera di un Restauratore dei supporti, cui intrecciare nei tempi e modalità più opportune un adeguato restauro del testo figurativo.

Allo stato attuale tuttavia, nell’impossibilità di affrontare un lavoro così complesso ed oneroso, la Committenza ha richiesto un minimo intervento in grado di provvedere alla diffusa perdita di adesione della pellicola pittorica, in modo tale da rimuovere le velinature presenti e poter collocare il dipinto sulla parete della Cappella (attualmente è posizionato a livello pavimentale su un cavalletto predisposto ad hoc con elementi di ponteggio multidirezionale Ceta).