I Verdi: «Festeggiano i petrolieri, le multinazionali del settore agroalimentare e i populisti, ma noi non ci arrendiamo di certo»
Con una partecipazione molto alta per un referendum in Svizzera le urne hanno parlato. Le due proposte di legge sono state respinte dal voto popolare: il divieto ai pesticidi è stato respinto col 61% mentre quello sulla riduzione di anidride carbonica ha avuto il 51,6% di ‘no’.
“No” alle legge sul CO2 e alle due iniziative “agricole”
A venir bocciate sono state due iniziative dense di significato per via dei propri risvolti economici e ambientali: la prima, chiamata ‘Per una Svizzera libera dai pesticidi di sintesi’ e bocciata con il 60,56% dei voti, mirava a introdurre un bando nazionale, entro i prossimi dieci anni, per abolire l’impiego di pesticidi sintetici in agricoltura, ma anche nei giardini pubblici e abitazioni private, assieme al divieto di importazione di prodotti agricoli coltivati attraverso l’utilizzo di prodotti chimici.
La seconda iniziativa ‘Per acqua potabile pulita e cibo sano’, rispedita al mittente con il 60,68% dei No, voleva indirizzare i sussidi governativi esclusivamente alle aziende agricole virtuose, in grado di portare avanti il proprio lavoro senza l’utilizzo di pesticidi e che impiegano allo stesso tempo gli antibiotici non a scopo preventivo ma per curare gli animali malati.
No anche ad ulteriori riduzioni di Co2. La Svizzera ha subito le conseguenze dei cambiamenti climatici, affrontando un aumento delle temperature due volte più veloce rispetto al resto del mondo. I gas serra, e in particolare l’anidride carbonica, sono indicati tra i principali responsabili. La proposta di legge comportava un rafforzamento della norma esistente sulla riduzione delle emissioni di co2 entro il 2030, nuove tasse sui carburanti e sul gas che generano Co2 e sui biglietti aerei. La proposta è stata respinta di stretta misura, con il 51,59%. Secondo il ministro dell’Ambiente, non è un no alla lotta al cambiamento climatico: “molte persone vogliono aumentare la protezione del clima ma non in questo modo“, ha commentato, mentre secondo il Wwf “chi ha vinto oggi dovrà assumersi le proprie responsabilità domani“.
Verdi/Grüne/Les Verts svizzeri amareggiati
I veri vincitori delle ultime elezioni federali, i Verdi/Grüne/Les Verts svizzeri danno un giudizio durissimo di quanto successo: «Sul fronte nazionale, le multinazionali del petrolio e dell’industria agroalimentare hanno vinto di nuovo a scapito della protezione del clima e della biodiversità, mentre il centro ha dimostrato che la sua recente svolta ecologica altro non era che una patina di vernice verde pronta a sgretolarsi rapidamente». Il Centro (Schweizerische Volkspartei – SVP) è in realtà il partito di destra xenofobo (e anti-italiani) della Svizzera.
I Verdi dicono però che in questo contesto sono più che mai necessari e assicurano che continueranno a «lottare per la salvaguardia dell’ambiente che ci ospita e ci sostiene e per il rispetto degli impegni climatici che la Svizzera ha preso internazionalmente».
Si rallegrano solo i Verdi del Ticino perché nel Cantone di lingua italiana è stato accolto nella Costituzione il principio di sovranità alimentare: «Si tratta di una luce di speranza in una giornata buia: la popolazione ha capito l’importanza di dotarsi di un sistema di approvvigionamento alimentare basato sulle risorse e sulle capacità produttive del proprio territorio, che le permetta di vivere in salute, in sicurezza e all’interno dei limiti planetari».
Il commento del parlamentare federale e presidente dei Verdi svizzeri Balthasar Glättli
«L’industria petrolifera e alimentare si è ormai chiaramente affermata. Si tratta -dice il Presidente dei Verdi svizzeri e docente universitario Balthasar Glättli– di una deplorevole vittoria delle multinazionali petrolifere e della loro lobby all’interno dell’SVP e, purtroppo, anche del PLR (Partito Liberale Radicale, ndr). Se vogliamo salvare il clima, dobbiamo fare in modo che non possiamo più fare soldi con petrolio o gas, aggiunge il presidente del VERT-ES. Da questo voto emerge che la svolta ecologica del PLR è stata solo una vernice. Di fronte alla lobby petrolifera, la direzione del partito non è riuscita a imporsi al proprio interno. I radicali liberali sono parte del problema, più che della soluzione».
A esultare sono soprattutto i “big” del settore, ma anche governo e parlamento che sin da subito si sono schierati sulla barricata del No per timore, dicono, dell’aumento dei prezzi di produzione e della difficoltà di approvvigionamento dei prodotti agricoli.
Il comitato che ha promosso l’iniziativa invece definisce i pesticidi sintetici come sostanze chimiche molto tossiche che inquinano l’acqua potabile, mentre le derrate alimentari prodotte e importate sarebbero nocive per la salute. La politiche messe in atto dalla Svizzera, affermano, sarebbero troppo lassiste e causerebbero la contaminazione di terreni e fiumi.
Il divario tra zone urbane e rurali anche in questo referendum si è dimostrato netto: i votanti delle città si sarebbero dimostrati a favore delle misure di mitigazione e messa al bando delle sostanze inquinanti mentre gli abitanti delle zone rurali si sarebbero schierati ampiamente a favore del no.