Usato in bevande light, dolci e prodotti da forno, l’acesulfame K è stato rivalutato dagli esperti europei. Sono state riviste le linee guida per il consumo

L’ acesulfame K, uno dei dolcificanti artificiali più utilizzati nell’industria alimentare, non è cancerogeno. Lo conferma l’Efsa,  l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, che nella sua ultima valutazione ha chiarito come non esistano evidenze di un possibile legame tra questo additivo e l’insorgenza di tumori. Non solo: nel documento appena pubblicato, l’Efsa ha anche aggiornato la dose giornaliera ritenuta sicura, portandola a 15 mg per chilo di peso corporeo al giorno.

L’acesulfame K non è cancerogeno

La rivalutazione dell’acesulfame K arriva dopo una revisione sistematica di studi condotti sia su animali sia su esseri umani. Gli scienziati coinvolti nel processo hanno analizzato tutte le evidenze disponibili, concludendo che «non vi sono nuovi studi idonei all’identificazione di un punto di riferimento per gli effetti avversi». Da qui, la decisione di stabilire una nuova dose giornaliera accettabile, rivedendo quella precedente fissata a 9 mg/kg al giorno dal Comitato scientifico degli alimenti. L’attuale soglia si basa sulla «dose più elevata testata senza effetti avversi in uno studio di tossicità cronica e cancerogenicità nei ratti».

Più precisamente l’acesulfame K è un sale di potassio, scoperto per caso nel 1967 dai chimici Karl Clauss e Harald Jensen nei laboratori della tedesca Hoechst AG. I due stavano conducendo esperimenti su composti chimici eterociclici contenenti zolfo e, come già accaduto con la saccarina, la scoperta avvenne in modo inaspettato: un ricercatore assaggiò per errore una sostanza durante un test e si rese conto del suo sapore dolce.

Secondo gli studiosi, è possibile che possano rimanere delle tracce di agenti chimici, come un solvente chiamato diclorometano: proprio su quest’ultimo però il team è stato chiaro, affermando che dopo la purificazione, è molto improbabile che se ne possano trovare tracce. Più probabile invece che possa comparire l’acetilacetamide, che è un sottoprodotto del dolcificante che si crea in seguito alla sua degradazione nel tempo. Lo stesso vale per il 5-cloro-acesulfame: questa impurità può formarsi se durante la produzione, l’anidride solforica reagisce in modo indesiderato con il diclorometano. E, ancora, sono state trovate tracce di mercurio e piombo derivanti dai processi di sintesi.

Tuttavia, le quantità presenti erano comunque inferiori ai limiti stabiliti dall’Unione Europea, anche se quest’ultima non ha mai definito degli specifici valori massimi consentiti riguardanti l’E950. In ogni caso è importante specificare che si tratta di una mera precauzione rispetto alle impurità presenti nell’acesulfame K: alla luce dei fatti, non c’è nessun pericolo rispetto all’assunzione di questo dolcificante, sempre ovviamente nei limiti della dose giornaliera consigliata.