“Quello che succede a Castiglione in Teverina resta a Castiglione in Teverina” (semicitaz.)

Gli amanti del film “Una notte da leoni” mi perdoneranno se ho osato rettificare una delle citazioni più celebri di quel film, inserendo al posto della città di Las Vegas la forse meno nota Castiglione in Teverina, ma fidatevi, ciò che ho vissuto in quell’angolo meraviglioso d’Italia è stato pazzesco. Difficile raccontarlo, impossibile rendere vive le emozioni provate, eppure se son qui è perché un tentativo vorrei abbozzarlo. Ecco a voi la cronaca (o per meglio dire la trama) di:

Cotarellas – Una giornata da Leoni

Un film-articolo di e con: Mario Bolivar Pennelli

L’ingresso….

Il vostro amatissimo enogastronomade si è recato in uno dei templi del culto enoico, in uno di quei posti che sono il fiore all’occhiello del settore che tanto amiamo, punta di diamante del Made in Italy. Ho visitato Intrecci, scuola di alta formazione per le figure che rivoluzioneranno il mondo della ristorazione del domani, soprattutto per quel che concerne il servizio di sala.

L’occasione era ghiotta: lasciare per una giornata le brutture del periodo storico che stiamo affrontando, allontanandomi da casa, giungendo in un vero e proprio paradiso terrestre posizionato al confine tra Umbria e Lazio, è stato balsamico. Mi son trovato in una località forse fuori dalle mappe più battute ma sicuramente posizionata nei cuori di ogni amante della bellezza.

Il viaggio non era stato dei più comodi: partiti da Bari verso mezzogiorno, una fitta nevicata/grandinata ci aveva dato il suo benvenuto in Irpinia, interrompendosi soltanto nel Latium Vetus, per poi riprendere mano a mano che ci si allontanava dalla Capitale. Il meteo avverso sembrava voler funestare la nostra trasferta, la nostra evasione nella bellezza, il nostro buen retiro esistenziale.

Il maltempo comunque non ebbe la meglio su di noi; ah, già, a proposito, il plurale non è maiestatis. Avevo un compagno di zingarate, e che compagno! Un signore al quale dovevo la mia stessa presenza lì. Trattasi di Antonello Magistà, patron del Pashà ristorante di Conversano (1 stella Michelin), uno dei migliori uomini di sala d’Italia. Antonello per me è stato, ed è tutt’oggi, un maestro. Si, in tempi non sospetti, il vostro affezionatissimo reporter è stato cameriere proprio presso il Pashà ristorante, fino al giorno in cui non ha saggiamente preso la decisione di continuare a far danni soltanto nel mondo  dell’enogastronomia scritta, per la salvezza di calici e piatti dello stesso Magistà.

Tornando a noi, superate grandine e neve, le nostre Scilla e Cariddi poste sulla dorsale appenninica, finalmente giungemmo nel tardo, tardissimo pomeriggio, presso l’azienda Famiglia Cotarella.

Il tempo si era improvvisamente aggiustato: era come se Giove Pluvio avesse voluto dirci: dopo un’annata “vagamente” meschina come il 2020, godetevi questo momento, miei cari!

A spalancarci le porte, il nostro anfitrione, Paulo de Carvalho, membro della famiglia Cotarella, grandissimo conoscitore del mondo enologico ma soprattutto uomo meraviglioso, un Brasiliano ricco di quel calore che ha reso celebre il suo popolo ma anche di quella perfetta eleganza nei modi, nel lessico e nell’atteggiamento che lo hanno reso insostituibile qui in Italia. È stato Paulo a prenderci per mano (metaforicamente, dato il DPCM!) e a mostrarci gli spazi di quella astronave incavata nella roccia che è l’azienda Famiglia Cotarella. (nella foto di copertina: Antonello Magistà, Paulo de Carvalho e Maria Bolivar Pennelli).

Un tour emozionante, per pochissimi intimi, in un contesto di sconvolgente bellezza mentre fuori infuriava l’inverno.

Che dire della Famiglia Cotarella: le fotografie renderanno più di mille parole.

Il legame fra la Famiglia Cotarella e il mondo del vino ha origine negli anni sessanta quando Antonio e Domenico cotarella, viticoltori a Monterubaglio (provincia di Terni) realizzano la prima cantina per la produzione in proprio di vino.

Dopodiché fondano l’Azienda Vinicola Falesco a Montefiascone, nell’Alto Lazio, con l’obiettivo di recuperare gli antichi vitigni della zona.

Dopo anni di sperimentazione e di studi sulla varietà di Rossetto, si avvia la produzione di Poggio dei Gelsi: una selezione di EST!EST!EST!!! che ha dato nuovo lustro ad un vino (e ad un territorio) dimenticato.

La loro è una questione di etica, quasi di principio. Si son chiesti: ma se un grande viticoltore fosse nato qui, che avrebbe fatto? Si sarebbe messo a piangere dalla disperazione oppure avrebbe provato a fare un grande lavoro, magari riportando in auge antichi vigneti ormai scomparsi nelle nebbie della memoria?

Le scintillante e straordinarie bottiglie

Dopo la visita (che effettuai in apnea, stordito dalla meraviglia che mi circondava) ci concedemmo una cenetta informale, solo per noi 3, in un quadrante dell’azienda che definirei segreto, un tavolo colmo di tutto il ben di dio che questo territorio ha da offrire, e scintillante di bottiglie straordinarie selezionate dallo stesso Paulo.

Quella cenetta squisita ci predispose ottimamente al compimento della vera missione per la quale eravamo lì e che, a proposito, non vi ho ancora svelato (continua).