Chissà perché il Natale è la festa più attesa, più ricordata, più amata!

C’è nel Natale l’anima di quel “fanciullino” pascoliano che non vuole saperne di crescere, di diventare grande. Il Natale custodisce in noi il desiderio di non essere soli, di sentirsi famiglia, di sentirsi a casa.

Sì, forse il Natale ha in sé quel tornare a casa anche solo mentalmente, quando non è possibile fisicamente; ha in sé il bisogno di ricostruire in qualche modo l’atmosfera di riconciliazione ricca di affetti, di presenze, di profumi e sapori familiari.

Anche se di questi tempi è più un Natale di assenze che di presenze, proviamo soprattutto a tavola e nei preparativi, a sorridere, a ricordare e riproporre la cucina di casa, affinché la tavola delle feste possa raccontare ancora una volta emozioni infantili e risvegliare in tutti spiritualità, sensibilità, pensieri belli, sentimenti profondi di amicizia e condivisione.

Quando un abruzzese pensa al Natale pensa, tra l’altro, al vociare e ai suoni dei preparativi e delle campane, alla musica degli Zampognari, ai sapori della vigilia, al profumo dolce nei vicoli, all’odore di zucchero e cannella dei fritti, alle dolcezze di mandorle e mostocotto, alla pasta alla chitarra col ragù delle feste, al profumo corposo e fragrante del pollo ripieno, al calore del brodo con l’immancabile cardone!

Da noi, in Abruzzo, anche Babbo Natale va in brodo di cardone!!!

Babbo Natale va in brodo di cardone

E’ l’efficace sintesi artistica del famoso vignettista abruzzese Lucio Troiano, in arte Trojano, a suggerire questo titolo.

La sua originale satira, premiata in numerose manifestazioni nazionali ed internazionali, rappresenta un dono speciale per il Natale di GustoH24 e per festeggiare il suo primo anniversario!

Grazie alle vignette sul Natale abruzzese dedicate al nostro giornale, giochiamo volentieri con il suo menù del buonumore e come ospite ideale invitiamo il suo sorriso alla tavola delle feste natalizie!

Da buon abruzzese anche Trojano torna con la mente e la matita al piatto tipico del nostro Natale. Si tratta di un brodo gustoso e salutare in cui il cardo grande (da qui cardone), cugino del carciofo, sottoposto a volte ad imbiancamento per renderne il gusto più delicato, gradevole e tenero al palato, diventa cibo rituale e purificatore irrinunciabile per gli abruzzesi. Ricco di virtù depurative e protettive, è un toccasana che salva dalle grandi abbuffate.

Pulito e tagliato a cubetti, cotto in acqua bollente leggermente salata, finisce in un buono e ricco brodo, prevalentemente di gallina e tacchino, arricchito da pallottine (polpettine) di carne e di cacio e ove.

A seguire sulla nostra tavola di Natale non può mancare la pasta alla chitarra.

La chitarra, o maccarunare, suonato dai cuochi abruzzesi nel disegno di Lucio Trojano, è l’emblema della cucina abruzzese. Uno strumento che, sotto la pressione del mattarello sulle corde metalliche, “suonando” taglia la pasta all’uovo che si sposerà felicemente con un robusto e profumato ragù di carne.

Una vera sinfonia che si spande in tutto il territorio come sottolinea in un’ altra significativa illustrazione il disegnatore umorista, illustratore e grafico pubblicitario che vive a Roma da molti anni, ma è nato a Lanciano (Chieti) ed è fiero della sua abruzzesità.

Ha collaborato con vari giornali italiani e stranieri. E’ autore di numerosi volumi, in molti dei quali ha illustrato memorie, usi e tradizioni delle genti d’Abruzzo.

 

Grazie a lui, l’Abruzzo è l’unica regione che oltre alle guide ufficiali ha anche una guida “allegra”: Guida Touring con originalissime opere d’arte. Sei volumi con più di 1000 disegni di Lucio Troiano che raccontano con il sorriso la storia dei popoli antichi di questa regione: Marsi, Peligni, Sanniti, Sabelli, Frentani, Marrucini….

Numerosi i riconoscimenti ottenuti dal maestro Trojano in Italia e all’estero. Le sue illustrazioni si sono intrecciate anche con le musiche dell’amico Ennio Morricone e le sue opere si possono ammirare in vari Musei internazionali, oltre che in gallerie e collezioni private.

Le sue illustrazioni con mano leggera ci accompagnano anche in questa breve sintesi delle tradizioni culinarie di questa regione.

Nella sua città d’origine, Lanciano, la sera dell’antivigilia lo scambio di auguri e di doni è anticipato da “La Squilla”. La sera del 23 dicembre la campana della cattedrale della Madonna del Ponte comincia a suonare per dare il via a tutte le altre chiese della città nel ricordo dell’arcivescovo Paolo Tasso che, nell’antivigilia si recava in pellegrinaggio penitenziale nella chiesetta dell’Iconicella (da icona e di chiara origine bizantina) per rievocare il cammino di Giuseppe e di Maria verso Betlemme.

In questa bella città della provincia di Chieti il Natale, dal 1600, comincia così, accompagnato dal rintocco della “squilla” che si conclude con l’abbraccio di perdono, di pace e armonia intorno alla tavola della “squilla” dove si alternano diversi piatti tipici di magro e si assaggiano i primi dolci. Scrippelle e calcionetti ripieni di ceci, miele, cannella e mostocotto sono i più attesi, mentre il più anziano accende nel camino il “Tecchio”, ovvero un tronco grande che dovrà durare per tutte le feste fino all’epifania.

Nelle comunità di questa regione sopravvivono usanze antichissime che prevedono nei giorni natalizi la preparazione di piatti che hanno un valore anche rituale preparati in famiglia in un clima di fraternità e collaborazione.

Anche il cenone della vigilia rientra in questi usi.

A pranzo si digiuna per iniziare nel tardo pomeriggio del 24 il cenone caratterizzato da 9 portate di magro in omaggio ai mesi di gestazione della Madonna, in attesa di partecipare alla messa notturna: antipasti vari di pesce, fagioli e finocchi, broccoli e verdure “strascinat” con sarde e peperoni cruschi, fedeline con tonno, baccalà, anguille e capitoni arrostiti fra foglie di alloro, zuppe di pesce…

Il 25 dicembre si colloca in un tratto del calendario ricco di simboli, tradizioni e ricorrenze che appartengono non solo al mondo cristiano. L’elenco delle divinità celebrate nel mondo durante il solstizio di inverno è lunghissimo poiché il culto del dio sole era radicato in tutte le civiltà

Nel mondo classico e avanti Cristo diverse erano le feste di rinnovamento agrario con fuochi, torce e falò (ancora persistono nella vigilia dell’Immacolata in molte campagne abruzzesi) che scandivano il solstizio d’inverno in cui il sole, terminata la parabola discendente, riprende il cammino di risalita della curva del cielo che culmina in estate.

E’ come dire che il Natale inizia ad aprire le porte all’estate e dunque alla speranza che in tempi di pandemia significa la rinascita di vita sociale più aperta e libera specie se i Re Magi, come suggerisce il bravo e sagace Lucio Trojano, portano in dono anche efficaci vaccini di “rinforzo”!!!