Secondo i principali critici la norma potrebbe compromettere la protezione della fauna selvatica e la sicurezza dei cittadini

“La caccia non è una forma naturale della lotta per l’esistenza, ma un ritorno volontario allo stato selvaggio”, così scrisse Lev Tolstoj. Ma lasciamo le arti colte e gli spiriti illuminati e veniamo alla cronaca degli ultimi giorni e a menti un filino più terra terra.

E di definizione sminuente non si tratta giacché parliamo del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, per l’appunto, il quale  ha sottoposto al Consiglio dei Ministri il disegno di legge sulla caccia, un testo che pur provando a mitigare il polverone mediatico sorto in seguito agli spoiler sul disegno di legge originario, diffuse da IlFattoQuotidiano, ha provocato un ulteriore inasprimento del dibattito tra le associazioni venatorie e ambientaliste e l’esecutivo. Il testo, in verità, è stato presentato non come legge governativa, ma come ddl ordinario depositato in Senato dai capigruppo dei partiti di maggioranza (Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega), la questione dunque dovrà seguire il classico iter di Palazzo Madama e Montecitorio rischiando di slittare oltre l’apertura della stagione della caccia, con buona pace dei simpaticoni dal grilletto facile.

Rispetto alle bozze iniziali, va detto, il ddl ha subito alcune modifiche: è stata esclusa la possibilità di sparare sulle spiagge demaniali marittime, durante le ore notturne e nei periodi di nidificazione; sono state soppresse le gare di caccia con cani; ed è stata eliminata la norma che permetteva di ampliare le specie da usare come richiami vivi. Tuttavia, secondo il WWF queste modifiche sono state introdotte solo sotto pressione dell’opinione pubblica.

Secondo i principali critici, tra cui per l’appunto il WWF, Legambiente e Gruppo d’Intervento Giuridico, la norma potrebbe compromettere la protezione della fauna selvatica e la sicurezza dei cittadini. Viene denunciata la riapertura degli impianti di cattura desueti e l’allargamento dell’uso dei richiami vivi, entrambe prassi vietate dall’UE e riconosciute come fonte di bracconaggio e traffico illecito. Legambiente parla addirittura di «normalizzazione del bracconaggio»,  mentre 46 associazioni (tra cui LAV, Lipu, WWF, ecc.) hanno definito il ddl un «gravissimo attacco alla natura, alla sicurezza delle persone e alla volontà della maggioranza degli italiani» 

Il WWF ha inoltre sottolineato una forte carenza di dialogo istituzionale: il ministero avrebbe ignorato le richieste di incontro, continuando la propria azione senza coinvolgere le associazioni e senza considerare i pareri scientifici. In Parlamento, la capogruppo di Alleanza Verdi-Sinistra, Luana Zanella, ha accusato Lollobrigida di aver “scritto la riforma insieme ai cacciatori”, una critica respinta dal ministro che ha bollato le accuse come “fake news”.

Lollobrigida difende la sua iniziativa dichiarando che molte bozze circolate sono imprecise, che non saranno ammessi spari in spiaggia o di notte (come paventato da molti), e che non aumenteranno il numero di specie cacciabili né i limiti di orario della caccia. Sostiene infine che il ddl è in linea con gli indirizzi parlamentari e con le esigenze di tutela dell’agricoltura e della sicurezza pubblica.

Ma è indubbio il perdurare di alcuni interrogativi sull’operato opaco o quantomeno farraginoso del Ministro: 

  • Perché non prevedere un confronto istituzionale diretto con le associazioni ambientaliste e scientifiche, ignorando diversi appelli ufficiali?
  • Quanto è credibile la versione che parla di “bozze smentite”, se molti contenuti contestati sono stati confermati e solo parzialmente corretti?
  • La nomina di un rappresentante ENCI (l’Ente nazionale della Cinofilia che si occupa di studio e selezione delle razze canine, che coinvolge l’uso dei cani per la caccia) negli ATC (l’ambito territoria di caccia, ovvero le aree geografiche definite a livello regionale all’interno delle quali si svolge la caccia programmata) appare una concessione diretta al mondo venatorio: può garantire davvero equilibrio o apre eccessivamente a interessi di parte?
  • L’uso dei richiami vivi rischiano di riavviare procedimenti d’infrazione per l’Italia?
  • Quale sarà il peso esercitato dal Parlamento in sede di emendamenti, considerato che il ddl, presentato come ordinario, potrà essere emendato ma resta vulnerable a pressioni delle lobby venatorie?

In conclusione, se da un lato alcune disposizioni controverse sono state attenuate, permangono questioni rilevanti: scarsa trasparenza, timori su sostenibilità e sicurezza, e un sospetto persistente di eccessiva vicinanza tra ministero e lobby venatorie. 

Se d’altronde, come scriveva Tolstoj,”la caccia è un ritorno volontario allo stato selvaggio”, che almeno questo ritorno sia dichiarato, manifesto e orgogliosamente rivendicato. Gli uomini duri, dopotutto, non hanno bisogno di nascondere il loro operato. Sono sempre nel giusto. Giusto?

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