Tassa al 107 per cento da gennaio. L’amministrazione americana accusa i produttori italiani di dumping. Scordamaglia (Filiera Italia): “Insostenibile, Washington ritiri il provvedimento”
La storia dei dazi Usa non è finita. L’asse tra tra Meloni e Trump, rischia di entrare in una crisi con l’ultima minaccia arrivata dallo Studio Ovale ed ha come oggetto la pasta italiana, per la quale è in vista un dazio addirittura prossimo al 107 per cento. All’origine c’è un’indagine per dumping commerciale, da cui il Departement of Commerce di Washington ha decretato – per alcuni produttori italiani – delle inadempienze tali da giustificare, a partire da gennaio, un dazio aggiuntivo del 91,74 per cento, da sommare al canonico 15 per cento, per un totale di 106,74 per cento.
La mazzata ha lasciato senza parole il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida che si trova in questi giorni negli Stati Uniti.
La sua visita ha assunto i contorni di una missione disperata. Proprio il governo che aveva fatto dell’amicizia personale con l’inquilino della Casa Bianca un pilastro della sua strategia internazionale, ora si ritrova con un «super dazio» come ringraziamento.
L’inchiesta del Departement of Commerce
L’indagine del Doc ha avuto come oggetto i prodotti esportati negli States da La Molisana e Pastificio Giulio Garofalo, selezionate come “mandatory respondents” e in qualità di primi esportatori italiani di pasta oltreoceano e sottoposte a revisione completa dei dati di vendite e costi. L”incompletezza” delle risposte ottenute ha innescato la decisione di applicare dazi punitivi. Che però sono stati estesi – postulando che il comportamento dei due marchi primi venditori di pasta negli States rifletta quello degli altri presenti sul mercato – a Barilla (che tuttavia ha stabilimenti in loco), Rummo, Agritalia, Aldino, Antiche Tradizioni di Gragnano, Gruppo Milo, Liguori, Pam, Dalla Forma, Sgambaro, Tamma, Castiglioni, Chiavenna, Cav. Giuseppe Cocco.
Ma con Trump niente è sicuro, ogni giorno c’è una novità. Diamoci l’appuntamento nei prossimi giorni augurandoci che venga accolto l’appello di Luigi Scordamaglia (Amministratore delegato di Filiera Italia) che ha detto: “Insostenibile, Washington ritiri il provvedimento”

