Il Global Health Summit si conclude con la firma della “Dichiarazione di Roma”

Il summit sulla salute di Roma si è concluso ieri, 21 maggio.

Anche se Mario Draghi e Ursula Von der Leyen hanno parlato di un «vero successo», il Summit Globale sulla Salute del G20 che si è concluso ieri non ha prodotto la svolta che molti attendevano.

Un’occasione persa. I leader mondiali infatti non hanno trovato una posizione comune sulla moratoria dei brevetti dei vaccini, solo un generico sostegno ai paesi poveri.

La Dichiarazione di Roma

Le 5 pagine della Dichiarazione di Roma approvata dai partecipanti alla fine dell’incontro elencano sedici dichiarazioni di intenti, ma ben poche decisioni concrete. I singoli governi promettono di aumentare le dosi per il programma Covax.

Il Video della conferenza stampa Mario Draghi e Ursula Von der Leyen

Nella Dichiarazione di Roma si promuove «il sostegno e il potenziamento dell’architettura sanitaria multilaterale» e la «promozione del sistema del commercio multilaterale (con un ruolo centrale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio)».

Si sostiene l’intenzione di «attivare un accesso equo, sostenibile, tempestivo e globale a strumenti di prevenzione, rilevamento e di risposta di alta qualità» e si promette di «supportare i paesi a basso e medio reddito nella costruzione di competenze e capacità produttive locali e regionali» sul piano dell’industria farmaceutica. Ma non ci sono impegni concreti e verificabili.

Per esempio, non c’è una posizione comune sulla moratoria sui brevetti dei vaccini.

I Paesi si sono divisi come previsto

Usa, Cina, Francia sono favorevoli a considerare la sospensione temporanea dei brevetti. La Commissione europea rimane nella posizione del partner più forte, la Germania. La Merkel al summit ha ribadito che l’aumento della produzione di vaccini deve avvenir attraverso “licenze volontarie”, cioè accordi tra aziende secondo le consuete regole del mercato.

“Siamo di fronte a dichiarazioni deludenti, che non ha raccolto nulla di quello che veniva avanzato da India e Sudafrica,  dalla società civile e da 170 Premi Nobel”, ha detto Vittorio Agnoletto, portavoce ittaliano della campagna europea “Nessun profitto sulla Pandemia”.

La posizione di Mario Draghi: L’Italia è aperta a questa idea ma limitata nel tempo

Il premier Draghi si è schierato nuovamente a favore della proposta, spinta dal presidente Usa Joe Biden, di una sospensione temporanea dei brevetti ma limitato nel tempo: una goccia nel mare.

«Probabilmente – ha detto Draghi – avremo bisogno di più cicli di vaccinazione in futuro, e aumentare la produzione è essenziale. Una proposta è quella di introdurre una sospensione dei brevetti sui vaccini Covid-19. L’Italia è aperta a questa idea, in modo mirato, limitato nel tempo e che non metta a repentaglio l’incentivo ad innovare per le aziende farmaceutiche. Ma questa proposta non garantisce che i Paesi a basso reddito siano effettivamente in grado di produrre i propri vaccini. Dobbiamo sostenerli finanziariamente e con competenze specializzate».

I prossimi appuntamenti per affontare il tema dei brevetti sui vaccini

La  svolta di Biden accolta con entusiasmo dai vertici delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione mondiale della sanità, ha di fatto smosso le trattative all’Organizzazione mondiale del commercio, che tornerà sulla questione nel consiglio direttivo dell’8 giugno. Biden sta segnando tutti i dossier principali in vista del viaggio in Europa del mese prossimo, quando parteciperà al G-7 in Cornovaglia (11-13 giugno) e al vertice della Nato a Bruxelles (14 giugno).

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